Critica Sociale - Anno XV - n. 11 - 1 giugno 1905

164 CRITICA SOCIALE in Parlamento; tanto più che non solo è imminente l'approvazione di un defini!ivo disegno di legge ferro– viaria, ma il presidente del Consiglio dei ministri e il ministro di grazia e giustizia hanno promesso di pre– sentare un largo disegno sulla questione dello sciopero in tutti i servizi pubblici. Le organizzazioni profess1onali e di cla51se,pel nostro partito, non solo, come si è detto, sono fatali, ma sono sostanzialmente benefiche. Lo sciopero è l'arme forse più efficace di cui esse dispongano. Logicamente, quindi, noi dobbiamo rispettare il più possibiie quest'arma e disciplinarne o vietarne Fuso solo in casi eccezionali, solo nel minimo possibile di casi. In quali casi? L'opinione pubblica ha dato una ri– sposta da un pezzo, una di quelle risposte però che si potrebbero chiamare di prima appro%imazione. Essa ha detto: lo sciopero sia proibito quando si tratta di sor– vizì pubblici. Ma noi, come radicali, non possiamo essere cosi larghi e generici, dobbiamo qnalificare e specificare di qual i servizi pubblici possa trattarsi, tenendo sempre presenti le particolari condizioni d'Italia e abbozzando quindi uoa mezza teoria, non in generale, ma sulla fattispecie del nostro paese. Anzi tutto, parlando di servizio pubblico (ed ormai la nozione di questo si avvolge in mezzo a così con– fusa quantità di opinioni, di definizioni!) ci riferiamo alle imprese esercitate da uu ente pubblico, come lo Stato, la Provincia, il Comune, ed esercitate o in modo diretto o per delegazione a ditte private le quali accet– tino le condizioni e gli obblighi imposti dal conce– dente. L'intervento dello Stato o di altri enti pubblici (Pro– vincia, Comune), autorizzati del resto dallo Stato, im– prime al servizio il carattere di pubblicità, vale a dire di utilità pubblica (restando esclusi, s'intende, i mono• poli fiscali, ecc., in cui non si tratta che di utilità finan– r.iaria). Ma tutti i servizi pubblici, così intesi 1 debbono essere sottoposti ad un regime eccezionale? Ed è qui che noi ci distacchiamo dalle generalizzazioni, pur cosi naturali, dell'opinione pubblica. L'utilità pubblica è un concetto non assoluto, è un concetto essenr.ialmente relativo e variabile. In un paese, io cui prevalgano le idee socialiste o socialistoidi, potrà ritenersi che sia utile pubblico lo statificare o il muni– cipalizzare numerosi servizi, come quelli del pane, delle affissioni pubbliche, della dispensa delle viti americane, delle botti per conserv'are il vino nelle annate di grande raccolto di uva. In un altro paese potranno ritenersi servizi pubblici soltanto quelli che sono strettamente necessart alla generalità del pubblico e alla vita della nazione o del Comune e che hanno determinati carat– teri eccezionali (le ferrovie, le tramvie, il telegrafo, il telefono, l'illuminazione pubblica, ecc.). Nel concetto, dunque, cosi soggettivo e lato, delFuti– lità. pubblica, noi non possiamo trovare la norma pre– cisa per delimitare l'eccezione che vorremmo imporre. 'l'ale norma, invece - lo diciamo di passaggio - ve la potrebbero trovare certi socialisti o collettivisti 1 cioè quella frazione impaziente che tende a collettivizzare e rendere pubbliche le imprese anche in mezzo al fio– rire dello Stato borghese, poichè, data l'importanza che costoro danno alle imprese collettive e pubbliche, do– vrebbero logicamente mirare ad assicurarne ad ogni costo la continuazione e la regolarità. e quindi a vie– tare rigorosamente gli :-<Cioperinegli ac!d(.ltti fillQ illl- prese medesime. Ma la logica, ahimè! sarebbe in questo caso troppo ironica e spietata! C) Il servizio pubblico, per noi, oltre ad essere di pub– blica utilità, deve essere subordinato ad un'altra con– dizione, dato che vogliano imporsi obblighi eccezionali a coloro che sono impiegati ad eseguirlo, ad attuarloj cioè a dire 1 alla condizione che l'interrur.ione, la quale avvenga nel determinato servizio, porti con sè in modo inevitabile l'interruzione nell'uso o nel godimento del servizio stesso da parte dei cittadini. Affinchè ciò possa avvenire è d'uopo che il pubblico servizio sia accompagnato almeno dalle seguenti con– temporanee circostanze, da considerarsi, a mio giudizio, come necessarie e sufficienti. In primo luogo, occorre che il servizio pubblico co– stituisca un monopolio di fatto, non importa sia tale per il carattere economico del servizio stesso o per la concessiooe contrattuale dell'ente pubblico competente. Se la produzione di un bene è monopolizr.ata, non è possibile aspettarsi che la concorrenza agisca sulle imprese parallele e omogenee 1 stimolando quelle non scioperanti, a maggiore produzione e suscitando così la concorrenza negli imprenditori ovvero eccitando gli uni o gli altri di costoro, qualora tutte le date imprese siano scioperanti, a troncare presto lo sciopero e accordarsi cogli operai. Sciopero nel monopolio equivale a cessa– zione assoluta del servizio o della produzione del dato bene. Il carattere e l'organizza1,ione tecnica, io secondo luogo, della data impresa monopolizzata devono richie– dere, in una parte almeno del personale addottovi, una tale capacità qualificata e in generale una tale pra– tica esperienza nelle singole e coordinate operazioni dell'impresa stessa, che non sia possibile sostituire gl{ scioperanti con nuovi elementi se non dopo un periodo di tempo non breve e non senza grave perturbamento nella normalità dell'esercizio o della produzione. È il caso delle imprese dei pubblici trasporti 1 della illumi– nazione elettrica o a gas, ecc. In questo genere di imprese pubbliche, inoltre, la concorrenza degli operai capaci, pronti a subentrare in servizio, è scarsa, perchè, a differenza di quanto accade nelle industrie libere e frazionate, il movimento di uscita degli operai già occupati e di entrata dei nuovi chiamati è piuttosto complicato e lento, essendo i primi in gran parte fissati durevolmeute negli orga– nici e la Chiamata dei secondi essendo sottoposta ad una certa periodicità e a norme regolamentari relati– vamente esigenti e impaccianti. Manca cosi la vera ressa dei disoccupati che in tante industrie libere stanno in attesa di precipitarsi, al minimo cenno, sui po::itiche gli scioperanti lascino vuoti. (') Vediamo un po•, caro Colettl, dl non attrllnth·o itlla logica uè I moriti nè lo colJ)Oche 11011 le appartengono. In un regime demo– cratlca.mcnto collcttlvlsta li divieto <!olio sclOJ)Orodovrebbe non tro– w•re ragiono d! essere, perehè lo sciopero non ò coneeplblle clovo t lavoratori stessi hanno li J)leno <lomlnto c\ol\a produzione e <IOlla organizzazione <Il questa . .\la nu 1 a1·ven!ro prov1·edoranno l nopotL Ntt pi-tseiitc, che è nuime copUaUsta, nel q1rn10 l'organismo mate– riale del r\tturo oollettlvlsmo Mflorn qua e !Ìi. senza in-ero ancom spezzato Il vooolllo Involucro giuridico c creatosene uno corrispon– dente al 1rnovo contenuto economico, I socialisti non J)Ossono dime1\· tlcnro che a110ho I sorvl1.i d! Stato sono Impregnati lla s1itrlto bor. ghoso o 1!1 serviti, del snl1lrl11tlmuta torma ma 11011 cessa poi solo fatto che l'lm11rcndltoro dtvontl Il Oovorno o un onte mornlo 1111ti.l– s1a~1. Ed ceco JJOrohò, tlnehè o:;11ortune gornnzlo e11ulvalontl non stono conquistate lini Htvorator! dol servizi JJubbliol, l socialisti sono 11orrottim1cnto logici il (Urontl('ro, oggi, nnchc JJOJ· osst 11 diritto 1l!fc11- sh·o dello SclOJ)érO, (i\'(Jf(/ delllt CRITICA).

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