Critica Sociale - Anno XV - n. 11 - 1 giugno 1905

162 CRITICA SOCIALE economiche, si videro costretti a temperare l'irrita– zione delle prim e sconfit te cercando di persuadere lo masso (i('Jla lenter.za dell'evoluzione economica, della necessità di rafforzare intanto le conquiste già fn.ttc e di fis!mrlc nella leg-gc. J<;ratroppo tardi. Dal grembo dello prime e affrethtte orgaoizz~zioni ope– raie era venuto su un gruppo di uomini, quasi SCO· nosciuto alla vigilia, e a cui quelle fervide vicende di scioperi, cli vittorie e di sconfitte avevano SCl'vito da rapido aJJ}Jrentissage per la carriera futura. Questi uomini, ai quali mancarn. l'esperienza e la coltura per comprcnclcro che la fase nuova del movimento operaio dovc,·a essere ben diversa dalla precoclcntc 1 rimasero a seminare nel solco gill. tracciato, e, mentre i primi condottieri andavano adott.ando una tattica meno rumorosa. e piil prudente, essi continuarono a persuadere la virtù miracolosa dello baldanze spen– sierate. li! lit folln, che è inerte e misoneista, accolse con simpatia <1uesta gente che non recava alcuna innornziono alla lattica di prima o che sollcticarn le sue sordo irritazioni con la violenza verbale. Così il misoneismo si troYÒ ad essere l'alleato piÌl for– midabile del rivoluzionarismo. .Ma il periodo delle origini ha anche gettato a piene mani i semi di quel sindacalismo, che oggi si vuol brandire come un'arme, contro quelli stessi che gli hanno dato la. vita. Nel primo fiorire dolio Leg-he di resistenza e delle Camere del lavoro, in quel periodo di attività fehbrilC' 1 in cui il socialismo cessò di essere in un partito per incarnarsi in una classe, un primo e grave dissidio ebbe a manife– starsi fra l'organizzazione del partito e l'orgnnizza– zioue operaia. Ji'organizzazionc ciel partito, o politicn, come è uso chiamarla) non sapeva intendere le ne– eossità ciel Sindacato operaio. Non poteva intendere, ad esempio, certi atteggiamenti parlamentari per assicurare lo s,·iluppo libero dell'azione operaia, e alimentava volontieri una specie di fronda, rh·olu– zionaria contro il preteso oppol'tunismo elci Sin– dacati. li'u quello il trmpo in cui, dovendosi deliberare l'appoggio al J,rinistero Zanarclelli, non si aspettò il responso elci Circoli politici, ma si diede gran peso alla volonHL delle organizzazioni economiche. J'u allora. che Cassala(') potò scrivere che i Circoli sono "'un'olla J}Oclncla di borghesucci, di piccoli spostati e di operai già iiuasti dai vecchi partiti democratici"' precorrendo CO!:>Ì, perfinfl nelle frasi, le fiere requi– sitorie di Sorel e dei neo-sindacalisti d'Italia e di Francia. E fu proprio in quel periodo che nel :Man– tovano i riformisti, al1ora prevalenti, chiamarono a interloquire, nei grandi dibattiti di partito, le Leghe contadine. Ora di quegli atteggiamenti, di quelle tendenze, di quei dissidi hanno fatto lor prò gli uomini nuovi venuti su a capeggiare le organizzazioni operaie. Questi uomini si trovano oggi in opposizione con i metodi e con gli indirizzi del partito socialista; si trovano poi (e le ragioni sarà bene non approfon– dirle) in aperto antagonismo con la rappresentanza politica del partito, che ambiscono sostituire e alla quale negano ogni autorità e ogni capacità a difen– dere gli interessi proletarì. Per questo essi approfit. tano del dissidio che nasce fra le impazienze e le irritazioni delle Leghe -opernie e 11atteggiamcnto prudente elci fondatori e dei primi condottieri cli queste Leghe, per mettere i Sindacati contro il par– tito o meglio contro quegli organi del partito che intendono resistere alle loro follìe rivoluzionarie. Noi assistiamo, dunque, a.Ila.continuazione di uno stesso dissidio di cui i termini sono soltanto inver– titi. Prima erano i riformisti che, fondatori e con– dottieri delle organizzazioni economiche, ne contrap• ( 1) CrUtc<1Sorin1e dol 10 agosto 1001. · ponevano la volontà a quella del partito inquinato da correnti puramente politiche e rivoluzionarie. Oggi sono i nuovi condottiel'i dei Sindacati operai che si servono di essi contro le rappresentanze po– litiche del parLito, arroventando contro queste rap– presentanze, in maggioranza. riformiste, gli istinti rivoluzionari delle masse ancora immature. Il che prova - sia eletto incidentalmente - che il Sindacato, malgrado tutte le apologie del sinda– calismo teorico, non è il meglio adatto a dirigere la politiC!Lsocialista. Finchè, infatti, il Sindacato è an– cora nel periodo dell'infanzia e deve essere fondato e diretto da uomini di partito, e deve cercare nuove reclute entro la massa incolta ed amorfa dei disor– ganizzati (quest'ultima condizione ci pare per altro insopprimibile), la sua concezione generale e la sua consape\'Olczza della interdipendenza dei nui feno– meni sociali saranno sempre minori cli quelle di un partito. Per cui il Sindacato, scambio cli foro da solo la politica socialista, finirà per fare la politica della cùterie che è riuscita a metterglisi alla testa, Ed oggi tutto il sindaclllismo italiano è, nella pratica prosaica, semplicemente la politica dcl,{li at– tuali condottieri dei Sindacati. ·• • * Se quc~ta nostra diagnosi è esatta, è facile scor– gere quale delle duo concezioni teoriche del sinda– calismo italiano sia clestinnta a innestarsi su questo provocato dissi lio fra organizzazioni operaie e par– tito socittlista. La concezione teorica che fn capo ad Enrico Leone è quella sorcliana pura, quale è esposta in quella bibbia del sindacalismo che è P.Avenl1·socialiste des syndacats di Giorgio Sorel. li Leone pare ahbia fatto suo lo scongiuro del versatile scrittore fnrncese: " trarailleurs, occupez-rous de vos affaires, c'est•à-llire orgcmisez t'OS symlicats et ros coopératires; fédérez– rous eulre gens d'un mfme J)(t!fS pour discuter des questions JJrrtfiques; et laissez les poltliciens s'injurier tout leur soitl. ,., J~gli infatti professa un discreto disdegno per le polemiche e lo beghe dei politicanti delle due rive, e non sogna che uno sviluppo Rin– dacale così possente da assorbire la fisonomia cli partito assunta dal movimento socialista. Per questo non aggrerlisce violentemente la organizzazione po– litica del socialismo odierno, ma si limita ad augu– rare una subordinazione più stretta del partito al Sindacato 1 come preludio di una intimità maggiore che 1i confonda insieme. Non sa. ancor,i precisare quel che dovrà essere l'organo politico del Sindacato, ma sa che la funzione crea l'organo e rimane in– crollabilmente sicuro in questa speranza. ]~;avver– sario doll'intervento dello Htato e delle misure che scemano la asprezza della lotta, ma non arriva alla distruzione violenta dello Stato e alla relativa con– quista violcntu del potere. Non ama " le impulsività romantiche e barricadières , 0 come non sogna le dit– tature proletarie. Il suo, insomma, è un sindacalismo che potrebbe essere il tracie-unionismo inglese se questo avesse dei propri organi politici e fosse ri– solutamente antistataJe (1). Di fronte, <1uindi, alle impazienze di coloro che guidano i Sindacati italiani e li schierano in guerra contro le rappresentanze politiche del partito socia.- ti) :-101 non eredlnmo che ,·edn giusto l'Av(mu11m·<tla quando nc– cusn ll slndacnllsmo del Leone di daro prevalente lmporta11z11. all'as• sorblmento progressh•o e spontaneo del oapltalll nel Slndnenli J>cr mezzo del colletth·o risparmio. Questa tesi non l'abbiamo mnl rin– venuta negli scritti del 1,cone, nò credlemo sin mal statn seriamente nff'acc!ata dn nlouno ... nll'lnfuorl del pror. l'nntalconl, che oonslgllavn di recente nt eoolnllsll Italiani di conseguire, mediante una Banca aoo1a11stn, 1a raJlJ)rcsontanza dogli OJ\0rnl nello tm1>roso contro 10 quali 81 v11010scendere In lotta.

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