Critica Sociale - Anno XV - n. 9 - 1 maggio 1905

130 CRITICA SOCIALE delle nostre schiere: tanto che, per le grosse, per le vere battaglie, non ci rimasero ne uomini nè fiato. Alludiamo alla guerra contro il succhionismo e all'opposizione politica contro il Gon,rno: feno– meni di reversione, perpetuatisi ancho quando bt cessata persecuzione contro il partito ne faceva mancare la giustificazione e lo scopo. L'affarismo accompagna - e, più o meno, in re– gime capitalista, accompagnerà sempre com~ l 1 ombra il corpo - ogni forma di attività economJCa e po– litica; ma lo sforzo, inane del resto 1 per debellarlo non merita di assorbire sistematicamente la parte più notevole delle energie proletarie. Esso anzi, fino a un certo segno, è inseparabile da ogni fase di svi– ltqJpo rigoglioso ecoumnico. Esagerarlo a disegno e spargere il sospetto su ogni forma di a1lare e di combina.zione industriale significa snervare ogni audace iniziativa e tarpare le ali allo stesso svi– luppo economico, alla concentrazione e organizza– zione delle industrie, a tutto ciò che è il presup– posto - se il materialismo storico ha un senso - dell'elevamento proletario e del socialismo. Parimente ogni Governo - in regime rappre– sentativo - è la risultante meccanicamente neces– saria delle forze sociali dominanti e del conflitto dei _partiti. Assai meglio che farne - con mitologia infantile - il capro espiatorio e il demiurgo di ogni male e cii ogni ingiustizia, giusta .ilmotto leg– gendario u. piove: governo ladro! n; g1ov~rebbe al proletariato cercare di influire su esso e di giovar– sene. In ogni caso, l'ostilità del Governo verso il proletariato non è che il sintomo di cause più pro– fonde e celate. l\Ia gridare 1·aca al Governo - come denunziare i succhioni - risponde al con– cetto semplicista e all'amore di teatralità dell'anina latina e attira subissi d'applausi dalle platee. Questi errori sarebbero semplicemente deplore– voli da un punto di vista dottrinale, se non por– tassero alla stagnazione cii ogni attività proletaria e, creando bersa.gli fittizi, non dissimulassero i veri; se non suscitassero, cioè, nel proletariato l'illusione funesta di chi crede cii camminare "' marcando il passo ni e combatte coi mulini a vento. Quando i giornali borghesi ci rinfacciano cotesti errori, noi argomentiamo volontieri che il rimprovero dei ne– mici prova che la via è la buona; se poi l'osser– vazione è fatta da socialisti, ce la caviamo accu– sandoli <li aspirare alle lodi degli avversari o anche di fare il. loro gioco. Così non impariamo mai nulla - mentre dalle lezioni di cose di questi ultimi anni gli avversari, dobbiamo confessarlo 1 hanno molto imparato; fra l'altro ad essere più abili nel combatterci e a lasciarci assai meno profittare dei loro errori. Quante questioni non sequestrarono per anni le nostre forze, di cui ora è palese a tutt;i Pinconclu– (leuza ! Ohi oserebbe rifare le polemiche su la tran– sigenza e l'intransigenza, nelle quali si versarono fìmni d'inchiostro, e ire tanto feroci si scatenarono? Pur ieri, al Congresso socialista belga, Emilio Vau– dervelde - che non passa per riformista - pro– nunciava un discorso estremamente rivolu:;,,ionario per concludere all'unione necessaria di tutti i par– titi popolari - e magari di quelli impopolari - contro Fimperante clericalismo! La misura e la temperanza nelle lotte del lavoro - altro tema alle fraterne denunzie di collusione e tradimento - diventò 1 dopo l'esperienza, con– vinzione a un dipresso universale nei nostri com– pagni. Solo uno spiegabile amor proprio impedisce troppo spesso alle resipiscenze di palesarsi. Il di– sastro dei recenti scioperi spalancò a moltissimi gli occhi, e non c'è in questi giorni corriere postale che nou ce ne rechi prove eloquentissime. Nella uota intervista. col Gi01·no, che fece il gir~ dei giornali, T..,eonida Bissolati spiegava il fatto stra– nissimo del proclamato sciopero <lei ferrovieri, da parte di coloro che pur erano convinti a p1·io1·i del sicuro insuccesso, colla circostauza che nessuno dei dirigenti il movimento osa\'a clare un consiglio di saggezza, temenclo cli veu.ire accusato cti tiepi– dezza e di tradimento dall'altro. - u. È la stessa ragione per la quale si perderouo tante battaglie: valga l'esempio di Adua ,..,,commentò l'intervi– statore. Questa stessa psicologia spiega infinite cose nella storia più recente del nostro movimento proletario, la cui crisi è sovratutto una crisi morale negli improvvisati dirigenti. La direzione <lelle masse esige senza dubbio una dose di coraggio non co– mune. I nostri padri, per liberare Pltalia, affronta– rono a dirittura galere e patiboli ; la prima gene– razione socialista, pnr non avendo bisogno di al– trettale eroismo, affrontò anch'essa persecuzioni e disagi non iurlifferenti; dai nuovi venuti, in tempi più civili e leggiadri, si esige il più modesto co– raggio di affrontare qualche molestia e transitorie impopolarità .... che del resto li salveranno, in tempo prossimo, <la vendette magg-iori e definitive. La conclusione del discorso è che il partito, che si propone l'educazione delle classi lavoratrici, ha il dovere anzitutto di riunovare la propria. Con– viene che l'az.ione socialista si sforzi, non tanto di estendersi, quanto di elevarsi; di creare, non tanto nuove forze) quanto forze più coscienti e migliori. Più in atto! ecco il motto e l'imprP:::ia.Dieci anni di lavoro indefesso possono venire frustrati da uu errore persistente cli metodo. La semplice coltura estensiva è fatta per creare, al momento della messe, le più sconfortanti delusioni. Lo prova J'e– sempio dell 1 Italia, lo provano del pari esempi nu– merosi dalFestero. Qualche tempo fa, tutto il Belgio pareva conquistato al socialismo, e vi fu tra i no– stri compagni chi vi presagì fra brevi auui il socia– lismo al Governo. Recenti fatti e confessioni molto autentiche dimostrarono quanto quel presagio fosse arrischiato: quanto il socialismo delle frasi e dei di– videndi cooperativi sia cosa fragile e inconsi– stente1 La Germania, coi suoi tre milioni di voti socialisti stagnante in pieno feurlalismo politico, parla con eloquenza anche maggiore. Ecco perchè all'imminente 1° magi.rio avremmo voluto proporre questo semplice tema: esam.e di coscienza. LA CRITICA SOCIAI,E. PER LRRR6IONE, CONTRO L VIOLEN Prevedemmo che, proponendo l'arbitrato e il contratto collettivo come Punico mezzo ragione\'Ole, e efficare so– pratutto, di risolvere senza violPnze la questione com– plessa del trattamento del personale nei servizi pubblici, avremmo avuto alle calcagna da un lato gli anarcheg– gianti - che in ogni intesa di ragione fra le classi veg– gono l'abbandono della lotta di cla'>se, la diabolica t1 collaborazione 11 - e dall'altro, anime gemelle, i mo- derati. Gli uni e gli altri per lo stesso piì1 o meno inconsa– pevole moth,o: che si concreta nell'inerzia dello spirito e nel culto della violenzll. Arbitrato significa discussione 1 esame ponderato, transazione ragionevole e civile, senza strascichi di odi, di ire, di ribellioni, di violenze; signi– fica non risolvere le questioni complesse a sciabolate. Pei cultori del J?austrecht tutto questo è assurdo e in– tollera\Jilo. Con questa differenza, concediamo, a favore dei moderati: che il loro pugno 1 se si leva sui proletari,

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