Critica Sociale - XIV - n. 16-17 - 16 ago.-1 set. 1904

CRITICASOCIALI;: Su qu('sta lacuna Ci!SCnziale della nostra piatta– forma d\1zione non è eia oggi che noi richiamiamo - con scarso successo, a dir vero - Pattenzione del partito socialista. e della sua pii1 eminente rap– presentanza, il gruppo parìamentaro. Pcrchò il di– fetto di unu politica estera, almeno nelle lince go nerali, chiara e precisa o, peggio ancora, l'illu– sione cli possC'Clcrneuna, fatta di frasi vuoto e cli sentimentalismi stantii rimbalza su tutta l'azione cli un partito e gli im1>cdisccanche cli avere - tutte queste cose sì connettono inscindibilmente - una politica coloniale, una politica finanziaria, una poli– tica sociale, una politica interna insomma, nel piit largo senso, solida, coerente, sicura. Nè la politica estera oµ-gi può fari:1i prescindendo dagli interessi reali - politici, commerciali, economici - delle na• zioni, dalle disposizioni dei Governi, dnll'azione e dalle tendenze della diplomazia. Per insipiente o por perfida che questa soglia chiamarsi, non paro sinora concepibile di metterla eia parte, nè, qunudo lo fosse, i Circoli socialisti e le Camere di lavoro ancbhoro ticoli evidenti a prenderne il posto. ~M è puerile lamentare che la politi('a internazionale sia sottratta alle forze popolari, e affidata magari (il che può es– sere vero qualche volta) tL poteri occulti cd irrespon– sabili, finch(• le sullodate forze popolari non si in– caricano di esercitarvi la menoma influenza, anzi non saprebbero in qual direzione esercitarla. Perchè gli appelli alla ))ace universale e alla fratellanza dei popoli hanno e\'identernente tanta influenza sugli eventi internazionali, quanta ne hanno le p1·cci (l(l JJetendam. JJl1wiam, sulla testarda meteora del cielo riarso. Or se da noi si pensasse che, in un tempo più o meno prossimo, la rivendicazione dell'italianità dei fratelli irredc11ti, o qualsiasi altro interesse essen– ziale del nostro paese, dovesse essere commesso alle armi, noi saremmo un po' più che degli sciocchi se prose~uissimo a chiedere riduzione d'nrnrnmenti ~ do– vremmo anzi - dopo le note confessioni e rivela– zioni sullo stato del nostro esercito o del nostro naviglio impetrarne l'aumento e, onestamente, votarne le spese: vedo il Corriere che non temhtmo di riaffermare brutalmente tutto quanto il nostro pensiero. Una politica che danza sulla corda, e lu– singa l'irredentismo, e chiede lo ~popolamento dello caserme, e la difensiva semplice, e il ripristino, o poco piì1, della guardia nazionale, non v'è reticenza ricciottiana, o consunutta abilità harzilaicsca, cho riesca a salvarla dal ridicolo - e usiamo la paroht più clemente e più riguardosa. )[a noi pensiamo invece nettamente, e dobbiamo avere il coraggio di recisamente proclamarlo, a costo cli suscitarci contro il vcs1>aiodei pregiudizii popo– laristi e l'eclettismo di coloro che presumono di con– ciliare le cose contrarie - alla lungn ci guadagne– remo sempre in serietà, in influenza cd in credito chè tutti gli interessi cui abbiamo accennato, per rispettabili che siano in sò stessi e in riguardo al– l'Italia, non valgono il danno incommensurabile, non diciamo di una guerra - della quale, vincitori o vinti, farebbe in ogni caso le spese il prol('tariato SO· pratutto, e ne avrebbe decremento di salarii, arresto di riformo possibili, aumento di forza militaresca, dinastica e tributaria, o per la difesa del paese con– quistato o per l'onor della bandiera e per la sperata rivincita - ma anche solo di una seria prepara– zione allt, g-uerra che, per un tempo indeterminato, sequestrerebbe a proprio profitto tutte le forze, che altrimenti si potrebbero convertire in profitto della libertà, della istruzione, del miglioramento econo– mico e morale della nazione. E pensiamo che sarebbe un tradimento alla ijtessa causa dei connazionali irredenti commetterla alla dubbia fortuna delie armi, che, se non ci volgesse propizia - ipotesi tutt'altro cho impossibile per tanti moth·i - ribudirehbe pii1 atroci ai loro polsi le detestate catene. Mentre un'azione seriamente de• mocratizzatrice, tenac('mcnte esercitata al cli <1ua e al di liL del confine, condurrebbe il problema, non sappiamo se in tempo pii1 breve, ma certo con mag-– giorc sicurezza, e senza esporlo alla lotteria cli un conflitto sanguinoso e devastatore, verso la naturale soluzioue; sia preparando - collo guarenti te auto– nomie - pili naturali aggruppamenti delle stirpi molteplici onde si conq>ono la scacchiera austro-unga– rica j sia abituandole a unn convivenza fraterna come avviene in fsviizera - dove Ja moltepliciti'L delle razze e degli idiomi, nella reciproca indipendenza e nell'uguaglianza civile e politica, perde ogni effiracia antagonistica e non genera nè oclii 1 nè sopraffazioni. Che se - e questo è indubbiamente possihile l'effetto dei minori armamenti p('r l 1 ltnlia 1>uò esser questo: di costringerla a una politica più remissiviL e più cautn, cli im1>eclirle,capitando la congiuntura. propizia, di arraffare qualche nuova auhaùtP territo– riale, poniamo negli Htati balcanici, e di ohblig-nrla. a consentire ch'essa tocchi ad uno Stato rimi<'; noi crediamo che questo danno eventuale, quand'nnche col congegno delle alle11nze e col meizo di 111ùlC· corta diplomazia non si potesse e,•iblrc, sarebbe com– pensato ad usura - date le nostre interne attuali com.lizioni - dai frutti copiosi di una politica di pace tiicura e cli sviluppo economico all'interno del paese. * .. Se questi saranno, come noi stimiamo, i concetti che, integrati dal portato di un fecondo dibattito, prevarranno a Lugano, l'unico còmpito che spCtf('rÌt ai socialisti sarà di proseguimc l'effettuazione col pii.1schietto fervore e C'Ontutti quei mozzi che sono in loro potere. Nè, se il loro piano fallisse per altrni malvolere, si potrebhe ad essi far risalire la colpa: sarebbe strano - il Corriere lo vorri\ concedere - che s'imputasse ad un partito l'opera. di partiti av– versi, che ne combattono le idee e 110 frustrano g-li intendimenti. L'essenziale è dunque per conchiuclere - che il felice inizio si compia e il convegno si tengn, senza troppe dilazioni. Al che parevano le cose ma– gnificamente R\'\'iate, dopo che i Oruppi milanesi, integrando la propria iniziativa c:on l'in\'ito, anche più concreto, partito dai com1Htg11i cli 'rrieste, s'ernn fatti promotori e organizzatori della riunione per l'Ualia, mentre i compagni di Trieste - testimone il La,;oratore del 9 agosto - si clis1>0ncvano a. fare il medesimo fra i socii1listi clell'Austria. Scnonchè una improvvisa resipiscenza faceva poi retroccdc•re i compagni di Trieste sul loro cammino, sgomentati da un sospetto di ere!:liuirnriluppato in una questione di procedura che li persuase ad attendere il licei dalla Direzione romana del partito. Or è notevole che, poichè i Gruppi milanesi im– posero la questione ull'attenzione del pubblico, sor– sero pili voci nell'Avanti/ a rivendicare - e giusta• mente la priorità. generica della proposta; il che pro,•a ,•icmmeglio l'opportunità universalmente 8Cll· tita della medesima. Solo la Direzione del partito non ebbe tempo, nè prima nè poi, o non cliè sentore cli accorgersene. AI programma del non concludere nulla bastava, a dir vero, la Direzione precedente, che si confessava paralizzata dagli antagonismi in· testiui, in odio ai quali il Congresso di Bologna pre· ferì una Direzione tutta d'un colore; e ce n'efailpas la.JJe,neassurément come dice la. canzonetta - de clumge,· de gouvernement per averne i medesimi effetti. Peggio poi se l'ineuia della nuova DirezionC' ccn• trale, 11011 contenta cli essere negativa per proprio

RkJQdWJsaXNoZXIy