Critica Sociale - Anno XIII - n. 7-8 - 1-16 aprile 1903

98 CRITICA SOCIALE per organizzare la sconfitta, d'altronde inevitabile, ma per demolire nltresì l'organizzazione, seminare disa:itri nello file operaie e dc1>rimere le forze pro– Jeta1ie 1>er il più lungo tempo possibile; non avrebbe potuto assolvere pii1 coscienziosamente il còmpito suo. Lo sciopero generale ebbe anche questo risultato, estnmrnmente comico e curioso quando si pensi che chi lo ha promosso e diretto milita fra i pili decisi antiiuinistcrinli: ebbe il risultato di rinforzare enor– mcrnonte il Giolitti, o precisamente come ministro di polizia. Nei calcoli dei condottieri dello sciopero, in quella profluvio di consapute. menzogne a getto continuo, con cui si sostenne per sei lunghe setti– mane la fiducia e la illusione degli operai, nei mo• venti dello sciopero generale con conseguenti inevi– tabili tafferugli colla polizia, era. evidentemente J"ipotesi cli un imprevisto, che potesse valere il sal– vataggio elci responsabili, permettendo cli rovesciare sul Governo tira.nno la colpa della. sconfitta: l'arresto elci ca1>idello sciopero o un fortuito compiacente caclfwerc, da potersi sbandierare per le strade e nelle concioni. li Ministro de!Prnterno, meno mal accorto elle 11011 sogliano essere i Ministri di quel dicastero, capì il ·gioco e non vi si prestò. Ne venne che, per fatto dei suoi nemici, gli fu aggiunto qualche buon anno di sicura vita ministeriale! Ma insistere su cotesti errori e su coteste incon• gnw11ze, è cosa, ripetiamo, oggi tardiva e superflua.. Al postutto, chi fa falla, e l'esperienza diretta., per quanto dolorosa, è ancora trop1>0 spesso un mezzo pedagogico che non si potrebbe evitare. Su altro noi ,,ogliamo richiamare il pensiero del lettore, poichè ne 1acciono i giornali del nostro partito. . .. Errore economico dunque, ed incongruenza. poli– t,ica. Ma errore inevitabile, o almeno cli buona fede? Noi fummo testimoni sul luogo. A Roma, fin dal primo giorno dello sciopero, non fu un mister o per nes~uno - deputati, giornalisti, e pei tipogra.fi stessi appena mediocremente intelligenti, pr esi al tu p er tu -- dio esso era una battaglia inesorabilmente per 4 duta; che il protrarlo non valeva se non ad accu 4 rnuJare rovine irreparabili. Or, mentre tutto ciò si Sllilll'rava a bassa voce, ripetiamo, fin dal primo giomo, senza. l'ombra d'un clubbio, da tutti - . non vi fu anima viva., fuorcltè frc, gli avversari clegli scioperanti, non vi fu tm solo loro amico che si per– mettesse cli dirlo in un giornale o in un'assemblea. [ tipografi sensati, che vedevano chiaro, non osavano esporre apertamente il loro pensiero; parlavanv nei cro1·rhi, a mezze 1>arole 1 come in tempi di congiure, corno in periodi di terrore. Ciò delinea l'ambiente. Bssi, e con essi gli uomini politici dei partiti popo• lari, crollavano mestamente il capo, come dinnanzi nel un fenomeno della natura, contro cui non vale ragione: che ò giocoforza lasciare che faccia il suo corw, fino aJl'esaurimento, fino alJa sicura. catastrofe. E qui - dobbiamo confessarlo - la stampa bor 4 ghese ha, senza dubbio, buon gioco. Dove furono ~ - i:ssa domanda. - i caporioni socialisti? Dove si 11as.:osern in quei giorni, i deputati (in Roma, a ('amurn aperta!), i pubblicisti, i tribuni, ){ii organiz- 1.ato1 i e gli agitatori di questo partito, che si vanta <li incarnare la coscienza delle lotte ciel proletariato? t:ontu pretenderà cli rappresentare il movimento pro– f re1-sivo della storia, di assumere le responsabilit~ ehe l'ftvvenire prepara, un partito che non si fa vivo i1l m1'occasione come questa? Perchè non vorrà certo ptbc•llarsi per un'azione socialista nello e iiu.lloscio- 1,ero l'intervento tardivo e quasi postumo di Vittorio J,ollini, ricercante una pietosa foglia di fico per co- 1,rirn la ritirata degli scioperanti, inneggiante alla lichwia. da riporsi in " un uomo come l'on. Luigi liui;atti ,,, e movente in dolce accordo coi Santini B ate e coi 'l'orlonia al Oahinetto del :Ministro dell'Interno! So i socialisli cre<lcvRno quello sciopero una buona guerra, perchò non l'hanno aiutato ed incoraggiato? perchò si limitarono a <1ualche platonico - per non dire canzonatorio - Ol'dine del giorno cli imbelle simpatia, sepolto nel corpo 6 della. piccola cronaca dell'Avanti!, quasi vergognante di sè? Se credevano lo sciopero un errore e un sicuro disastro 1 perchè non lo hanno sconsigliato? perchè, fin dai primi giorni - quando 11errore ed il danno erano appena agli inizii - non consigliarono una. immediata 1 vi– rile, dignitos1t resipiscenza, che avrebbe, non solo snlvuta., ma rafforzata la coscienza e l'organizza– zione? Pei deputati e soc ialis ti della nostra tendenza - ormui si è costretti a.cl adoperare questo gergo! - l'ussonza ed il sile nzio si spiegano. Quale potesse essere ht loro opinione - l'opinione che avrebbero schiettamente ma.nifostatn - era troppo chiaro a vriori, perchò i promotori dello sciopero pensassero a chiamarli nelle nsr,emblee . .Nò, se vi si fossero in– filtrati, consiglieri non chiesti, esponendosi, come cli dovere (e questo ora il mono che J)Otesse preoccu– parli), ai fischi ed ag-li improperii degli scalmanali, avrebbero potuto contare di ottenere qualche risul– tato. Jl meno che potesse toccare - data la propa– ganda fatta in quegli ambienti - a. qualunque di noi vi a,•esse recnto il proprio onesto pensiero, era di passare 1>er un emissario del Governo, per un ara Ilio degli interessi 1>r1Clronnli;e questo anebbe ancora inciprignito quelle ostinazioni e ottenuto, per reazione, l'effetto esattamente contrario a quello che ci fossimo proposto, con questo cli più esiziale, non tanto per noi, ma pel partito: che poi la sconfitta inevitahile si sarebbe addossata all'influenza di quel nostro ino1>portuno inter\'onto. Nessuno di noi 1>oteva dunque - utilmente - premere sugli scioperanti. )I!, gli altri ':1 :'Ila i dcpub1ti o i socialisti, che amano impennacchinrsi dell'epiteto riYoluzionario 1 ma i ca– pitani dell'altra, u nla "I del partito, clove si rinchiu– sero mai? cho cosa sigillò il loro labbro? Possibile che, in un momento così grave e così delicato di lotta. pl'Oletaria, tutta. hi frnzione intransigente, la famosa minoranza cl'[mohi dai 280 \'Oti, concentrasse la propriit loquela e la propria responsabilità tutta quanta nella voce e sulle spalle d'un solo Parpagnoli? Perchè, fin tanto che !:li parla cli " spirito rivolu 4 zional'io ,,, di " lotta cli classe,, e di " collettivismo" in astratto, sono formule elastiche ed è facile sgat 4 taiolare dai casi concreti. !\181 se vi fu un punto sul quale il famoso antagonismo delle due pretese te11- <le11ze sembrasse 1>rendere cor1>0e acquistare saldezza, fu nella <.1uestionedegli scioperi. J~nrico !•'erri amò dire molto spesso nei dfacorsi e negli scritti che, se lo scio1>ero ò un'arme a doppio taglio e lo sciopero generale può anche essere un'arme perigliosa, in questo per altro egli dissentiva recisa– mente da noi: quando, a torto o a ragione 1 lo scio pero ò dichiarato, sempre il posto dei socialisti è accanto o in mezzo ai proletarii 1 lanciati nella lotta.. Ricordi:1mo che Homeo Soldi eresse contro di noi tutto un atto cli accusa pcrchò non partecipammo colla presenza e col consig-lio a un certo sciopero, · secondo noi malissimo condot.to e nel quale ad ogni modo nessuno ci ave,, a invitato o desiderato. L'aver noi sostenuto che negli scioperi si dovesse, prima cli procla.mndi, toner conto delle condizioni dell'inclu• stria, ci fece qualificare come difensori degli inte– ressi dei padroni : l'aver consigliato la saggezza. nell'uso lii questa, come di tutte !'altre libertà - e ciò nell'interesse dello libertà medesime e pel nìl~ fo rzamento ùelle classi proletarie - ci valse l'accusa. di addomestica.ti e cli felloni. Si disse che ogni scio· pe ro è giusto, p erchè, erodc·ndo l'ahusivo profitto del

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