Critica Sociale - Anno XII - n.5-6 - 1 e 16 marzo 1902

66 CRITICA SOCIALE dopo avere un bel po' combattuto - ci trovammo costretti acl appartarci cla.Jla.Direzione del partito non solo, ma. benanco dalla vita parlamentare. I più miti o i 1>ilt benevoli, coloro che sottovoce erano con noi, non ci risparmiavano se non altro l'accusa di aver a torto voluto teorizzare ciò che la folla del partito non poteva intendere. O non s'era inventata, per coprire tutti gli scambietti di un opportunismo senza bussola, la famosa e comoda teorica del caso ver caso? ..... J~d ecco, quando tutto ciò sembrava ormai pacifico e codificato, ecco il Gruppo socialista parlamentare tornare d'improvviso sui suoi passi. Eccolo, colla voce inspirata di Camilla Prampolini 1 parafrasare i nostri ~rticoli e i nostri discorsi, dalla spiegazione ad uso dei bambini del significato parlamentare di tm " voto cli fiducia ,,, fino a quella teoria del meno peggio, degli indirizzi di Governo, per la quale ci sj era accusati di snenrare lo spirito rivoluzionario del partito! Se l'amor proprio prepotesse in noi a11'amore del partito, noi dovremmo cantare vittoria .... ma non ne sentiamo il coraggio. Perchè tali mutamenti a vista, persuasi dalla forza delle cose nell'imminenza di un voto, circondati da tante scuse e eia tante riserve. ci rivelano, hen pita che il prodotto di una convinzione ragionata e matura, l'improvviso portato di un mal– sicuro impressionismo. È il trionfo dell'empirismo politico. E ben lo confessava il Prampolini, nel suo discorso, quando prevedeva che, pel voto dato al Mi– nistero, i deputati socialisti dovrebbero affrontare il biasimo e ht sconfessione dei com1>agni. Che cosa infatti dee pensare il partito vedendo votare in fa– vore del Gabinetto quei deputati medesimi che, poco stante, nei comizii e nelle assemblee, scatenavano le loro ire contro il Governo, denunziandolo come un'accolta di volgari Habagas, traditori del popolo, che alfine si levavano la maschera? Quale educa– ,done viene data alle mass·c, con cosl flagranti con– traddizioni, da coloro che dovrebbero incarnarne il pensiero politico pilL elevato e più chia.roveggente? ... Ecco perchè a noi pare che la vexata q1uest-io clel– l'attcg-giiunento del partito debba essere ripresentata Alla coscienza del partito. Conviene che ci decidiamo e diciamo francamente quel che siamo e quel che vogliamo essere. Enrico Ferri non sottacquo nell'a– dunanza. del Gruppo socialista (come rileviamo clal- 1'.Ava11li/) la sua precisa e coerente convinzione. Per lui non è probabile che rHorni la reazione politica e, se ritornasse, il partito ne avrebbe giovamento. Se tale è l'opinione dei socialisti italiani, il voto dido ieri al Ministero non comporta giustificazione. Se il progresso clel partito socialista, se il vantaggio del proletariato consiste nella convulsione che carat– terizzò i Governi del Crispi e del Pe1loux 1 se è la 1otbt ostruzionista, se è lo scioglimento delle asso– cirtzioni operaie, se è la protesta continua, e la pro– paganda per l'amnistia che sfolli le carceri gremite, quel che noi possiamo desiderare di meglio, e allora non v'era una ragione al mondo per allontanare B1b1otecaCJ1no B1arco l'evento cli un Ministero Sonnino. Ma se invece, come noi 'pensiamo, quelle lotte e quelle proteste furono una. triste necessità. del partito per conquistare una conùizione piit tranquilla di cose, nella quale e dalla. quale soltanto potevano le masse popo1ari sperare il principio delle reali conquiste; se la politica. socia– lista non è un esercizio sportivo; un gioco di dilet– tanti e di frasaioli, ma consiste nell'elevare gradual– mente ma sicuramente l'elemento popolare, nel creare a mano a mano il nuovo diritto opera.io, nel conqui– stare ad una ad una· le riforme politiche, le riforme tl'ibutarie, lo riforme sociali; se ò un concetto me– tafisico e giacobino supporre che il medioevo, sonnec– chiante sulle terre d'Italia, si disperda come per incanto e un mutato ")[inistero debba e possa instaurare clftJ. l'oggi al domani la perfetta giustizia nelli\ perfett.a libertà; se dobbiamo contentarci di un bene relativo per raggiungere il meglio a grado a grado; se infine non siamo metafisici, ma positivisti, se non crediamo ai mira.coli e non ci nbbriachiamo noi stessi delle frasi da Comizio che l'amore dell'applauso ci può strnp1>are da.Ile h~bbra; se non è vero che le plebi d'Italia, assopite fino a ieri nell'incoscienza servile, abbiano taumatur~icamente acquistato tanta forza eia più nitlla temere per il loro av,•enire; oh! allora un ben grave dovere s'impone tti partiti popolari e al partito socialista: il dovere di sforzarsi og11igiorno - non soltanto nella fugace contingenza di un voto poli– tico - a rassodare e migliorare la situazione che le forze reazionarie son congiurate ad abbattere. Questo clo\'ere il partito socialista non l'ha inteso ancora. Da un anno noi lavoriamo - come fossimo pa_gati per questo dai nemici pitt accaniti del prole– tariato italiano - a. preparare il ritorno della rea– zione, ad allontanare e ad allarmare tutte quelle forze che avevano spianata la via al regimo liberale. OilLi1Luna grnn parte della pubblica opinione s 1 è - mercè nostra - radicata l'idea che l'esperimento democratico sia destinato a fallire, che l'Itali{l non sia, paese maturo per la libertà. Conquistato un regime liberale, abbiamo dissolto il fascio delle forze nostro e ci siamo rivoltati contro di esso, d'ogni fuscello facendo una trave, gonfiando ogni abuso od errore cli un questore o di un prefetto, per gridare al tra– dimento, speculando su una sventura come Borra a profittò del clemagogismo nostro, giurando che hi libertà. - nella quale gli 01>eraie i contadini sali– vano allft storia - era poco piìL che un'illusione. I giannizzeri del dispotismo, rintuzzato ma non spento, non avevano che da aspettare per mietere le messi da noi coltivate. Come infatti può prosperare un regime democratico, dove le forzo 1·eazionarie lo insidiano eia un lato griclauclolo ri'voluzionario, ~ le forze rivoluzionario lo assalgono dal lato opposto? ln cosiffatto conflitto non v'è spazio dove possit assi– dersi e durare Ja libertà. Se il voto dato ieri dai socialisti alla Camera vuol dire ch'essi hanno inteso tutto questo, non ci rimar– rebbe che eia formulare quest'augurio: che non sia troJ)po tardi! LA CRITICA SOCIALE.

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