Critica Sociale - Anno X - n. 24 - 16 dicembre 1900

CRITICA SOCIALE 375 la cosa poteva ben passare: i peccati deUa. Spngna erano stati tanti nei secoli dei secoli, e nel principio della guerra. l'unghia dell'imperialismo non si mo– stran1- ancora. )la J>Oi Yenne l'cpoJ>ea sanguinosa delle Filippine; e poi venne l'a~gressione capitalista su gli unici euro1>eiche fossero riusciti a fare attec– chire sul maledetto suolo africano le prime radici di una nuoYa società. )la non mancavano nemmeno allora quelli che Y0llero scusare e spiegare ed a1r provare, mescolando alla insipida pasta socialista. uno spizzico di lievito machinvellico! ~ chiaro: il maestro non deva la chiave nl mistero. Alla Bibbia mancava un fo~lio. E questo era apJ>tmto il caso. 11 Marx aveYa or– s:anizzato tutto il suo sistemR. sulla idea e la con– vinzione che In sola soluzione logica e inevitabile ciel capitalismo dovesse essere il socialismo. ft[a ormai sarebbe vano forsi delle illusioni; nei grandi paesi capitalistiMindustriali, il capitalismo è andato propaM rancio una nuovn, soluzione('), dal .Marx non preveduta: quella. dell'imperialismo a base economica; ed in questi paesi le classi proletarie torcono Io sguardo dalla chiara formula " Operai cli tutto il mondo, unitevi! ,, per prestare ascolto a ciò che i capitalisti imperialisti sussurrano loro all'orecchio: - Seguìte noi, e i vostri salari saliranno sempre; saliranno coi ,i?unclagni delle 11oi:1tro imprese, delle nostre speculaM zioni. - Lo sfrultamento degli altri popoli compensa queJlo di casa; e gli 01>erai vanno verso l'imperiaM lismo. f! il panem et rircenses della plebe romana. O. li. (') Soluziono, tino a quandof Che 1otuztone ru Il pa,um d ci,,·tt111t1r (!,"ola della CRITICA). Metafisica politica omaterialismo storico? Vorrei cercar di purgarmi della taccia cli " metafisico politico ,, che mi clt\ l'amico Turati, J)er aver io archi– tettato " una s1rneiodi J)rincipio Ol'gauico fatale, conna· turato ad una monarchia ccl ugunlo a sò stesso traverso i secoli ,,. (') i\letaftsica J>Ollticasarebbe (mi ))are) so io cousiclernssi l'istituzione monarehicn come avulsa dal terreno delle competizioni economico-sociali, delle lotte di classe, come OJ>erantedi per sè, come librantesi nl disopra della so– cietù, in una regione inaccessibile cd aerea. Ma ciò non è. Per la tesi da me svolta nei due arti– coli incriminati (') non occorre,•a esplicarlo; ma era ))re• supposto che io ritengo essere ogni forma di Governo la risultante J>Olitlcadel giuoco degli interessi di classe. .Ed è appunto questo che (s'io non erro) rincalza a meraviglia la mia tesi. Jo giungo ad ammettere che non sempre, nep1>ure il dominio d'un solo - vale a dire l'es1>ressionepiù saliente del principio monnrchico - significhi, per sè stesso, la esclusione della democrazia dal Governo. La somiglianza delle forme non deve indurci in errore, e noi dobbiamo sempre tener d'occhio gli interessi sociali che in quel dominio s'incarnano, 1>ersapere se il Ooverno sia o no l'espl'essione della democrazia. Per esempio, Cromwell trattò il Parlamento inglese {il R1wiv) nell'Identico modo con cui Napoleone trattò, il 18 brumaio, il Consiglio dei Cinquecento. Ma sarebbe un colossale errore l'indurre da questa ldentifa di forme una identih\ di concetti e di effetti. 11 col1>0 di Stato e (') CrWM Sotkllt, 1.• dicembre: Pm·t11u,o '"e11bcr.:Wne r (pag. »s). l 1) C1·Uka Suekllt 1 1.• 1101'0m\>re: I.a condtm1w llt>rkff di 1m'IIIH· ,len,; Ibidem, 1. 0 dlo~un\>re: U,i fl/) 1 di Ct>llll'Ol'tJ)lka aH'o11 . . ,Ue1110. il Oov,m10 personale di Cromwell ernno l'espressione della rivoluzione e della democrazin trionfante. 11 cOIJ>O di Stato e il gO\'erno personale di Napoleone erano Il trionfo del prlncl1>lo controrh•oluzionario e monarchico. Riconosco, dunque, per primo, che sia necessario SJ>in• gere lo sguardo oltre e per entro le forme i;olitiche 1 e ricercani gli interessi di classe che vi si incarnano, 1>er giudicare dell'effettim portata di quelle forme medesime. Ala cib nppnnto, lo credo, mi dà ragione. Le inYnsioni degli stranieri in Italia non avvennero mai come soggiognziono del popolo italiano a un eser– cito o a un prinei1>estraniero. Furono sempre gli italiani che chiamarono gli stranieri, e<lò evidente, quindi, che la classe che li chiamava non race\'a che servirsi degli stranieri per conservare il suo dominio sulle altre classi. Ciò nppan•o J>il1chiarnmente che mai al tem1>0dell'oc• cupazione do! C.ombarcto.Veneto da parte degli Austriaci. rurono lo cln.s.~Iconsen'titrici italiane che vollero gli Austriaci anzichò il Governo di Eugenio Bea.uharnnis, J>erchè s1>ernvnno cli conser\'nre, mediante le baionette di \"lenna, quella supremazia che il Governo francese aveva scossa. Perciò, Carlo Cattaneo potè scrivere:• L'Italia non è serva degli stranieri, ma. dei suoi. 9 Se non che, quando i consenatori lombardi &'aHidero che gli austriaci, Invece che servir loro di stromenlo di dominio, domh1a,•ano per conto proprio, cercarono uno stromento più docile. I tempi erano grossi. La demo– crazia po))Olare s'agitava e minacciava di traboccare. Fu da questo momento che gli interessi di classe <lei conscnatori italiani ,·ennero SJ)Ontaneamente a conna– turarsi e n confondersi con quelli del Go\'erno di Torino. Questo Governo, dunque, s'affermb e crebbe come rap• presentante degli interessi delle classi conservatrici, e, precisamente, connaturando in sè questi interessi. Ed ù ciò appunto che dimostra come, nell'orbita di quel Oo– Yerno, non J>ossono 1>revalere gli interessi delle classi 1>01>0lnl'i, che sono In negazione di quelli di cui il Oo– vorno stesso è l'es1>011cntee l'incarnazione. Ma Turati osserva che" il pii', vero e maggiore e J>Ìll universale J>rinelpio organico, che vale pei monarchl come pei beceri, è una tal quale istintiva ritrosia. a porre forzosamente il sedere per terra •; e Donomi nota che " la monarchia .... per quell'Istinto di consenazione che ò molto più forte delle nostre intenzioni, \'UOle quello che vogliono I 1>il1 forti ,,. Disgraziatamente, tutto ciò ò smentito da. migliaia di fatti. Se ciò rosse vero, Luigi XVI anebbe Potuto e do,•uto essere il monarca giacobino, il re della ghigliottina, o non a.nebbe J>Ostoforzosamente per terra non solo Il sedere, ma anche la tesla. }; lo stesso si dica di tutti 1 rois m exile, del mille re cacciati o decapitati, l qunll non hanno per nu\\laffatto ,•aiuto ciò che \'olevano I J>iù forti, ma vi si opposero e ne rimasero vinti. P-.,rehò dunque la. monarchia francese non volle ciò che ,•olevano i pili forti? Perchò in essa s'incarna l'ano gli interessi delle due 1n!me classi, dei nobill 8 del clero, che il terzo stnto \'eniva battendo in breccia. Perchè essa si era storicamente costituita come la risultante 1>olitica degli Interessi economico-socinli cli quelle clue primo classi, perchò essa era connaturata e immedesimata. con questi interessi, J>erchòessa non poteva, neppure volendo, cambiare il suo carattere sociale o storico, e assumere la ra1>presentanza degli interessi del terzo stato. L'urto era inevitabile; o nessuna buona volontù. individuale J>Otova e,•itare il rato erom1>ente dalle leggi storico-sociali. La monarchia 11011>otovanon essere conservatrice, sebbene

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