Critica Sociale - Anno X - n. 4 - 16 febbraio 1900

CRITICA SOCIALE 63 l'argomentare deJPamico nostro e quello, ormai ce– lebre, degli avvocati fiscali ai tribunali di guerra. Voi - ci dice con quelli - trincerativi invano nel legnlitarismo piil stretto, divenite, anche vostro mnl– grndo, i pro,·ocatori inconsci delle rivolte; perchò la ribellione morale, che voi insegnate, diventa, nelle masse incolt.e,dis1>crato,impulsive, la ribellione vio– lenta. Perciò - concludono in sostanza gli a,,,·ocati fiscali - era debito vostro coprire col mantello di ·cm le cancrene che divorano il paese. Perciò - conclude un po' diversamente il 1.htvet - non do– nesto essere così.... buoni tre volte, da predicare la calnrn 1>crbuscarvi poi la galera. )la nò i rimproveri dcll'accusntore militare, nè la csrnzonatura gioconda del nostro amico possono mu– tarci In convinzione e il dovere. Non veleremo le cAncrcnc; ci faremmo complici di vit.uperii nefandi, o di rivolte, un dì o l'altro, mille volte pili sangui– noso; nè affetteremo per le soluzioni violente la fi. cincia che non sentiamo; e, nll'occasione, riprediche– rcmo In cnlnw1, pur coll'nssoluta certezza - come 1)1·ochtmava il Ferri alla. Cnmern - che cli qualum1uc moto cli popolo, per quanto da noi <lc1H'crato, Si1rc1110 un'itltra volta le vittime predesignatc. :Nelle rivolte impulsive, do\'e ninna luce di civilti\, niuna arma cli difes,1 lcgnle presidia ed avvnlora le resistenze degli oppressi, riconosciamo una triste, qualche volta non del tutto improvvida, necessiti\ della. storia; perciò allft co1Hhrnna.dei moti di Sicilh1, uscita dalle nostre file, oppo11cm1110 JJ!lCatamrnte lo nostre riserve. Così è che l'opera. nostra senza essere imbigot- ~otfita. di !egalitarismo non può volontarinmeute assumere il carattere opposto. Xè le ng-ihtzioni cui diamo l'opera o il pJauso - e che il 'J'rm,-et si 1>ìacc di chinnrnrc rh·oluzionnrie - ripugnano a. <1uesti concetti. La resistenza ai so– prusi, la protesta. elettorale, ecc., sono il richiamo alla giustizia. e alla legge: lo stesso ostruzionismo a che Altro mirava, fuorchè a salvar lo , 'tatuto? ""a. il materialismo storico piglia. sul 'l'rat:et le al– Jeµ-rC" vendette dei mottegg i con cui questi J'ha. stuz– :dcnto. Egli pone una net.ta distinzione frn. rivoluzione fXJlifica cd economica. ])imen ticn che non solo il Marx, nrn riconosceva lo stesso Mazzini che vnne sono le rivo– luzioni r>olitichc lo quali non trnA'g-fl110 seco trasforma– zioni economiche; nè <1uestc ,wvcngono 1>ri111a che sinno mature. Or c1uando, come 'J'raut, si sentenziò di un pacl!e: che non ha partiti, non programmi, non uomini di opposizione decisa; che alla. rivoluzione fan difetto sem1>licementc .... i ri\•oluzionari; che una. vittoria por>olare, su quel terreno, oggi non farebbe che 8081-ituìrc una mafia ad u11 1 altra.; da.vvero che il pArlare di rh·oluzioni benefiche è aggiustar fede al miracolo. Questa fede noi non abhittmo. 1'~ pensando n un rivol~imento che portasse a capo del mutato potere, secondo che prevalesse il Sud od il Nord, un preRi– dcnte Rudinì o un presidente 1/.anardclli o Giolitti, ci chiediamo che cosa vi sarebbe di profondamente mutato e che cosa si otterrebbe di pii, che non possa ottenersi da essi, J>residenti del Consiglio, cinti da rappresentanze virilmente democratiche .. Il nome e il ricordo di 'l'hiers, ministro di Jjuigi ~'ilippo, autore delle leggi piit restrittive e fucilatore della Comune, ci fioriscono sotto la. penna .... Certo - e Jo ripetiamo - nessuno di noi puù ipo– tecare l'avvenire. :Nulla ò perenne nella storia; le forme di Governo meno di molte olfrc cose. I+: quando le ultime trincee della liberti\ fo13scro cs1>ugnatc e dìsirutte, hen potrebbe avvenire che - non diciamo noi soli - ma la stessa bori;rhcsia, cui mancherebbe il respiro, pensasse la ricetta leh"fllitarin. aver per– duta ogni efficacia di azione. Ma il i;riorno che <1uesto avvenisse; il giorno che perdessimo la fede nei me– todi politici sin qui propugnati o seguiti; quel giorno, per quanto sia grande la fiducia che poniamo ne1la discrezione dei nostri Jettori, se chiamassimo il Travet n consulto sul da fflrsi, non sarebbe - francamente - sullo colonne della Critica Sociale. t-k. Potete 11uuularci 'il 1wmero 12 (1. 0 ayosto) clell'awwt<, :-tcor.11a? - Grazie. SE NE DOMANDASSIMO A MARX? (À v1·01Josito cli tattica, e cli. clotfrin.ct) La discussione sulla tattica ricomincia ad annaspare fra gli equivoci. Ritornano sul lappelo la cosidettfl. iu– tran~igeu:-m.e l.t cos!detta. transigenza; quella si camulla da marxista e vuol gabellare quest'altra por eterodossa. Non è raro che la discussione sul carattere pilt o mono marxista di questa o quella formola riveli sol– tanto h, poca cono:«!eoza delle opero di ~larx. Io stesso, non ò molto, ebbi occru.:ionedi dimostrare, prima ancora del Kaulo,ky, l'errore che celM•n.sinella.concezione vol– gare della teoria marxista sul salario, sul progrc~sivo immiserimento del proletariato(') e sull'accentrumenlo capitalistico ( 1 ). Che di1·este dunque se, per cleeidcrc quale sia la tattica m11r:dsta 1 invece di intorrogaro questo o <1ucl marxista od ex marxista, quali Sorel, Bernsteio e l'anti– clreyrusis.ta. Liebknecht, o qualche socialista indipen– dente, come il Merlino, uo domandassimo a lui, Carlo Marx, in persona? 'l'uUi sanno che nel 1875 si tonno a Gothn un Con– grc~so della classe operaia ,socialista. tedesca, allo scopo d'intendersi per un programma. comune. :Marx 1 da Londra 1 obbo allora occMioue di comunicare il suo parere agli amici, fra. i quali PEngels annovera. preei– samentc l'intra.usigoute r~iobknecht, mediante una cri– tica aspra di ogni articolo del programma d 1 uuione 1 critica cho divenne famosa non solo per il rigore cri– tico contro le idee las.salliane 1 ma più ancora perchè vi si scorgo nettamente, come nota l'Engels, la po!-i– zioue presa da Marx cli fronte all'agitazione crea.tu da Lassalle, e ciò non soltanto sul tcn·cno clei 1wùic1i>ii, ma allresi qi,anto alta. tattica cli quest'ultimo ( 3 ). L'art. ,J del programma sotto1>osto al Congre!Sso di Gotha diceva testua.lmouto: L'affrancamento del lavoro dovo essere l'opera della classe cloi lavoratori, di fronte alla quale tutto lo altre classi non foi·mano che wm stcsscimassa1·ea::ionaria ('). È questa appunto la concezione psel~do-::.cientifica della società, sulla quale appoggiano la loro opinione i fautori dolio. tattica intransigente. La società, divisa in due campi soli: proletariato da un lato ed una massa reazionaria dall'altro. Ed ò su questo tasto che Bernstein, Soro!, Merlino ed altri battono replicatamente a dimo– strn.ro cho la dottrina marxista 6 contraddetta da.Ua (1) u., ltorlu tld i;(I/Ot"t «H (', Mt1rx t /(I g1·tmtlez,:t1 dd .sn/tll'l j In Nld8tll cr1:1et1 dd Rxinll,1110, f118CICOIO&.•1 l)flg, ~ (,·cdl JlUrC re– cente llrllOOIO illl OrllZlfldCI nellfl CrWca SOcllllt, 18'9, J►Ag, SOi). (1) I.a rtrlf JWJrlllfll dtlltl /'(J(Jt U()IU),it/ca d' c. Jl(lr.x; '""" t:tlllrt•• 11::n.:loitt t:t,pllall.stiro; Id., rat<"lcolo io.•, l)RI.{. m. (I) Lettcrll tll F:11geli1In Rti;11a tl'tC:OIIOmif potltiqHt, 18\U, pag. 11,~ (') Lettera di :van:, Ibidem, 11ag. 1:,,.

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