Critica Sociale - Anno VIII - n. 9 - 1 maggio 1898

130 CRITICA SOCIALE Toh ! anzi: ecco Ja grande idea! Prevenire il Ministero nei suoi armeggii e trarre invece i socia• listi ad allearsi coi padroni di caso!!! Semplice e grandioso! . .. E difatti, l'indomani il Matuno comparve con una grottesca pappolata. dal titolo in grassetto: I socialisti e l'imposta fabbricati, in cui il Fioretti, dopo avere impudentemente affermato che taluni (povero gruppo parlamentare nostro, diviso..... dai fabbricati!} dei più dotti ed intelligenti deputati so– cialisti (infinite grazie da parte loro!) avrebbero votato in favore della riforma dell'imposta; dopo avere incensato largamente un articolo di Arturo Labriola, in cui (vedi caso l) è scritto precisamente il contrario di quanto questo allegro cercatore di alleanze desidererebbe, il rugiadoso signore scriveva: • Sa,·ebbe provvidenziale (sfido io!) che i socia– listi riconosicessero, almeno questa volta, la solida– rietà di interessi di tulle le classi della cittadinanza nel combattere gli abusi fiscali. Sarebbe, invece, molto doloroso il vedere un partito, al quale cerlo non si può negare (troppo buono!} una certa ge– uerosilà di sentimenti, volersi rendere, in questa occasioue, complice di una tirannide fiscale, che finisce inevitabilmente col condurre tutti alla stessa miseria, alle stesse sofferenze. » . .. Ora io mi domando: ma che proprio il sig. Giulio Fioretti ci creda così bestie da abboccare all'amo delle sue untuose sentimentalità? Che proprio egli ci prenda per le lettrici del Mattino, incapaci d'inteude,·e che diminuendo le entrate del bilancio non si possono concedere nuovi fondi per l'esercito e la marina 1 Che proprio egli parli sul serio, quando asserisce che i prolelari non ci perderebbero niente dai vantaggi concessi ai proprietari di case 1 Ma chi dunque sarebbe chiamato a riempire il deficit del bilancio, se non proprio i proletari con nuove tasse sui consumi? D'altra parte poi il rlis~ravio dei proprietari non è cli alcun vantaggio agl'inquilini. Ai tempi che corrono, ancora in piena crisi edi• lizia, con una sovrabbondanza di case rispetto ai bisogni, l'inquilino e quindi il pPoletario non è che parzialmente inciso dall'imposta sui fabbricati, perchè, una volta tanto, in questo caso la legge della domanda e dell'offerta lo favorisce. Nè vale l'osservazione del Fioretti : « Quando l'imposta è gravosa eccessivamente, la industria edilizia langue per necessità; la costru– zione di nuove case si va rallentando, i proprietari più difficilmente si inducono ad eseguirvi le ripa– razioni occorrenti. Perciò, dopo qualche anno, la imposta gravosa finisce col ricadere sulle spalle degli inquilini, che trovaao un minor numero di case da scegliere, ed in peggiore stato quelle che 1·e~tano a loro disposizione. » E la sovraproduziooe delle case e non l'imposta ciò che arresta l'industria edilizia, la quale sarà ripresa soltanto ad un novello fenomeno d'iper– polazione cittadina, che si verificher".:i.forse ai tempi dei nostri nipoti, i quali avranno già, con la socializzazione, eliminato il problema dell'inci– denza delle imposte. Circa p_oiagl_iaccomodi ed alle case in migliori cond1z1001,ev\•ta! queste son cose che non riguar– dano i proletari! I quali invece debbono incaricarsi del gravissimo inconveniente, denunziato già sulla c,·ttica Sociale da Emmanuele Sella, del favoreggiamento, cioè, che dal disegno di legge per la riforma dell'imposta sui fabbricati, riceverebbero i sindacati dell' Esqui– ltno, dell'Immobiliare, della Tlbe1·1na, della Banca Nazionale, ecc., i quali, profittando di essere liberi o parzialmente liberi da oneri fiscali, tenendo sfitti parte degli alloggi, faranno con questo mezzo salire il saggio degli affitti. . .. Si rassegni, dunque, il geniale economista della benemerita classe dei proprietari. Ahimè! la sua mirabile e portentosa idea dell'alleanza proprietaria– socialista è destinata, dal cretinismo dei contem– poranei, ad essere seppellita sotto lo scoppio fre– netico delle più irriverenti e fragorose risate ! WALTER MOCCJJI. RIVISTA INTERNAZIONALE Unione anglosassone etl unione 1atiua. Non mollo tempo addietro il gravo o pacifico John Bull e quell'accattabrighebilioso di suo nipoteJonathan rappresentavano ancora nel mondo uno delle antipatie più prorondee meno dissimulate, una degli odii più cordialie più acuti che siano ricordati fra nazioni nella storia. Solo due anni or sono quest'antipatia,quest'odio minacciarono di passare dal campo dei sentimenti a quello <lei fatti, nel piccolo ed interessante episodio storico del Venezuela..Ed ora,tutto di un tratto, a pro– posito di questa intricata questione cubana, noi assi– stiamo ad una inaspettata e bizzarra.trasrorma.zione. L'Inghilterra,neutra.lomacompiacente,adotta e cerca di far adottare alle altre potenze,a proposito dei diritti <liguerra navale, quelle diP.posizioni,beninteso umani• taric, che torna.nopiù di vantaggio agli Stati Uniti ; lo colonne immenso dei suoi giornali versano rivoli di )atto e miele, in prosa ed in versi, por la razza sorella: giustificazioni,incoraggiamenti ed a.ugurii e quei miei amici inglesi che due anni fa.mi volevano dimostrare che l'americano non ò che una scimmia degenerata del nobile anglosassone, si sforzano oggi, con non miglioro successo, di provarmi che esso è ora sulla via della rigenerazione e della riabilitazione. Nei corridoi <li ,vestminster, nei Clubs di Pali Mail o di Picca.dilly la grande discussione del giorno è la questione dell'al– leanza.anglo-americana.che, vi dicono questi signori, porrebbenelle mani della razza anglosassone le sorti del mondo .... E si meravigliano se voi sorridete. Badate bene: l'idealismo pananglosassonenon è certo una novità di questi giorni. Non sono maimancate qui in Inghilterra, anche nei momenti in cui gli insulti o lo prepotenze degli yanhees piornvano giù più dense della grandine, alcune personeche mantenevanoacceso il fuoco sacro di questo idealismo. Ma ahimè! il terreno su cui questo fiore cercava di gettare le radici era scarso e povero, L'atmosferad'in– torno era ad esso tutt'altro che benigoa..Ora,cornomai è avvenuto .che questo idealismo si espandesse o si rinvigorisse proprio quan<loesso ha.meno raiione di essere, quando cioè le grandi correnti della emigra– zione irlandese, tedesca, italiana, russa, ungherese o cinese vanno sempre più togliendo a.gli Stati Uniti il loro carattere anglosassone primitivo t E specialmente che cosa è avvenuto negli ultimi due anni porchè, proprio sullo ceneri ancoracaldedella.

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