Critica Sociale - Anno VII - n. 17 - 1 settembre 1897

258 CRITICA SOCIALE detti pa1•titi. Ciascuno mettendo ogni suo sforzo nel risalire a quella ch'egli crede l a causa, in opposi– zione a quella che è la tait.sa pel suo vicino, fini– rebbe pe1· rinunciare a demoli1 ·e l'efldlto; come il cane della favola, lascerebbe l'osso per l'ombra. Nel litigio fraterno, unico vincitore il Rudini e la sua legge. Ancora: le 1·iunioni. o,•e il domicilio coatto non sarebbe omai Cht, il pretesto, vel'l'ebbe1·0 più facil– mente tenute pe1· sovversive e vietate e dispe1·se dalla polizia; e, allo stringere dei nodi, noi ci fro– ve1·emmo poi, deputati socialisti e radicali alla Camera, non più a 1·accogliere il voto solenne del paese per l'abolizione del domicilio coatto; ma a protestare pel , 1 iolato diritto di riunione dei partiti estremi. Con che sugo, s'è già visto più d'una volta. Lo scopo nostro, qui ell 01··a. non era di una p1'0pagauda a scadenza lontana, ma eminentemente pratico ed immediato. Certo non pensavamo che, con le sole forze o repubblicane o socialiste, a- ~~~·=~e~~ ~;~f~l~tf ai~c~~~~~f :~n 1 ~t f~~~! f~~1~~ - per buona ,·entura - dei nosfri mul'icciuoli di ])arti ti esfremi, sono menti e cuor-i che si ribellano a ignominie simili a quella del domicilio coatto. Nella stessa Camera, dove, socialisti e repubblicani aperti, supel'iamo di poco la trentina, noi ci lusin– ghiamo - se l'agitazione nel paese non langua - di ottenel'e, conti-o il disegno di legge, la maggio– ranza. A patto, s'intende, che l'agitazione non si sna~ lul'i, non diventi il copel'toio sotto cui altro si celi da quello che ò scritto nel fronte. Dal momento che invochiamo le adesioni pili la1·ghe, ò questa, oltreché di logica palma1·e, una questione di ele– menta,-e lealtà. D'altronde, su questa caucreua del domici1io coatto, sul regime di violenza ch'esso suppone e corona, v'è tanto da ragionare. v'ò da faro appello a tanti e così generosi sentimenti, patrimonio d'ogni par– tito liberale e pl'Ogrcssivo, v'è tante vel'gogne eia svelare, grondanti di sangue. Pe1·ct,·appellare, come uu lenzuolo. t utto il pro gramma di ciascuno dei nostri pal'titi, manca.no forse altro luogo, altro tempo. altro modo? E un·uttima ossenazione. nichia1·are (come YO· demmo in qualche or<line del giorno. che rifel'iva, gongolando, un organo repubblicano), che il domi– cilio coatto ò la conseguenza logica e necessa1·ia cli una data forma o sistema di Oove1·no, non è soltanto cadere in un errore grossolano, paimar– mente contraddetto dai fatti; è sopratutto, mentr·e pur si di~ di partecipare all'agitazione per l'abo• lizione di quell'istit uto, cadere in una badiale con– traddizione. Quella premee.sa implica la rinunzia alla spemnza di a bolir·e il do micilio coatto. tìnchè non sia soppresso quel sistema, onde si dice che esso logicamente deriva. Quella p1°emessa rendo assurda l'agitazione e la sne1•v:1.Ciò ne rammenta quegli anarchici e « rivoluziona1·i » del buon vec– chio tempo, che nulla stimavano potesse fal'si cli buono, se non precedesse la « 1·ivoluzione sociale»; la quale poi avrebbe dovuto scoppia1·e. nell'eccesso stesso dei mali, dalla pura forza doli' Idea - ossia per formazione mfracolosa. . .. Detto ciò, non mette conto indugiarci all'adde– bito, che ci fu fatto, di voler contenere l'agitazione « nell'iunbito pal'lamentaro » e di « dedizioni » no– stre alla democrazia cavallottiana. Storielle da con– tare ai bambocci. Quale agitazione si volle, lo disse chiaro il manifesto, oggi lo riaffe,·ma l'effetto: schiettamente popolare e che, per ciò appunto, 810 1 IPC"l 1.. no o a e, reagisca fortemente sul Pa1·lamento; perocchè si !Patta (lo dimentican forse 1) d'nna legge l(ià appro• vata da un 1•amodi esso e prossima a d1scus:sione nell'altro. Dedizione? Ma i socialisti milanesi avean pure sostenuta la medesima tesi nell'Assemblea popolare più volte citata, quando il Cavallotti ed i suoi non erano peranco entrati in isceaa. E a quell'Assemblea due ordini del giorno furono sotto– posti: l'uno, che voleva allarga1·e l'agitazione; l'altro, fo1•mulato da chi scrive, che mil'ava a limitarla allo scopo designato. L'Assemblea accolse quest'nl· timo; e in questo, tassativamente, è il nosh·o mandato. Due er1•ori stanno "otto, a senso nostro, al con– cetto dei repubblicani da noi dissidenti: due erro1•i che non fu1·ono estranei, nella gracilità dei primi anni, anche al partito socialista, ma dei quali, col crescere delle fo1•ze,questo s'è venuto e si vienG quasi ovunque spogliando. Il primo è la preoccupazione, stiam per dil'e iste1•ica, delle confusioni possibili. Un partito non deve accostar~i ad un altro per un'azione comune, senza sciorinargli sugli occhi, in modo provocante, tutti i colori pili stridenti della propria bandiera, sotto pena di diminuil·si, di smarl'ire - per usare la frase de' repubblicani - < la propria flsionomia ». Ma, per un partito che abbia ragione nei tempi e coscienza salda di sè, la « fisionomia» non ò un ciondolo che si smal'risca iu determinati contatti, o una masche1·a di ca,·tapesta che possa facilmente cascare dal viso: la «fisionomia» ò lui stesso. Cosi i socialisti non credettero cli diminuirsi o di alte- 1·arsi i connotati, o di profana1•e la propria vergi– nale castità, alleaudosi, in Milano, magari cogli industriali, per combattere il fiscalismo medioevale del dazio murato; oè a 01·emo11a,coi radicali, per strappare ai moderati e al Governo l'imposta pro– g1·essiva nel Comune. Da quelle agitazioni anzi. uelle quali pl'imeggiarono, trassero novella vigoria: bensì avrebbero scemato a sè fol'za o carattere, se si teuevano da parte. li secondo onore consisto noi supporre che, in qmllunque occasione e pe1· qualunque scopo si muova, giovi ad un pa1·tito dar fondo a tutto quanto il pl'Oprio programma. Cedo, il programma tutto quanto, meglio la coscienza intera del partito, sta e devo stal'O al disotto di tutto ciò ch'esso faccia; essa 110 colora il linguaggio, essa è la bus– sola che ne guida il passo e lo sguardo, è insomma l'antma sua: la quale in ogni sua azione non po– trebbe non disvelarsi, sia pu1·0 in un'azione contro il domicilio coatto. Diremo un pa1·adosso1 Gli ò un po' di questa coseien1.a, come di tutti i sentimenti dell'individuo: quanto più son profondi e connatu– rati con esso, tanto meno han bisogno d'ostenta1·si uelle grandi pa1'0le. Ma è puel'ile strategia attaccare il nemico. in una volta sola, su tutte le fronti. Piuttosto gioverà afftontarlo a parte a parte, dove più si trovi sbran– cato. Di questa. che fu tattica latina (l'episodio degli Ol'azii e dei Curiazii si svolgeva attorno alla culla di Roma), oggi, nell'arl'ingo sociale, ci son maestri gli inglesi. Non mancano ad essi certo le tendenze e i p"ogrammi, nè li fanno ammuotre nel guardaroba; ma, a norma dei momenti e delle condizioni, ne gittano nella agitazione popola1'e or questo ed or quel frammento; su di esso appun– tano Je forze; uò lasciano presa, se non hanno in pugno la vittoria. Lo stesso noi pensiamo debba farsi in Italia. Og~i qnest'agitazioue, domani quest'altra; oggi il dom,– cilio coatto, e le nequizie della polizia i domani il dazio sul grano; posdomani la 1•efezione scolastica o l'imposta pt·ogressh•a o il suffragio universale o questo o quo! punto di legislazione sociale; e cosi.

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