Critica Sociale - Anno VI - n. 18 - 16 settembre 1896

CRITICA SOCIALE 287 di tradizione. Perchè col curdi il sultano impedisce nl moviment.-0autonomo armeno di farsi strada e si pro– tegge dal moscovita se tentasse di fare qualche altra conquista nell'Asia. minore. Come soldati i curdi sono inutili. Lo hanno provato durante l'ultima guerra turco-russa. Non sono coraggiosi che quando attaccano le carovane e i villaggi senza difesa. Di rado attaccano i viaggiatori armati, tranne quando sono in numero assai superiore. Tutti i villaggi da Erzeroum a. Bitlis e d& Van a Salmaste, in Persia, sono più o meno alla. morcè dolio scorrerie curde. Sono veri briganti. Ammazzano, s'im– padroniscono del bottino, si rimettono il fucile alla bandoliera, il ,·evolve,• nella fascia che cingono ai fianchi e se ne vanno. Punirli 1 E chi volete che li punisca1 Cento anni fa il viaggiatore C. Wilkinson scriveva: turks netu1· pu11i1h them. Cosl è anche oggi. I turchi non li puniscono mal, anche so accusali di furto o di assassinio. Nei tribunali non I.HL ragione se non chi ò di fede musulmana. Solo e i musulmani sono uomini>, ha detto loro il profeta. r curdi odiano l'infedele di un odio personale. Vo lo documento con un certificato di sepoltura. t di ollre la frontiera ar– mena., ma sia.mo sempre coi curdi che odiano il cri– stiano. È nella narrazione dell'assedio cli Kars di Sand– with. Leggete: « Noi infonniamo il p1·e1edella chiesa cli Sa,ita Maria che l'impura, putrefatta, 1m.z:olente ca1·cassa cli Saidch, . dannala questa mattina, può essere nascosta. sollolen·a. « $Ali) MElll':ilED 1-~AIZI. > Della bontà. curda e della giustizia turca abbiamo un documento immortalu in Moussa Bey, il capo bri• gante curdo di fama europea per la sua libidine e per la sua etreratezza. Incominciò a far parlare di sè nel 'iO e nel '77. Durante la guerra turco-russa il Moussa Bey si era dato allo spo,·t di sacchogginre e incendiare i villaggi armeni, colpevoli di non aver fatto nulla o di non essere musulmani. Il sacco e il fuoco ch·egli fece dare ai primi due villaggi suscitarono le solite folate di maledizioni senza però far correre la vampata. di collera da un ca.po all'altro dell'Armenia. La distru– zione dei villaggi era ormai la nota dominante della vita armena! Il Moussa Bey non si sgomentò dello no. stre proteste silenziose e ricominciò il lavoro infernale con cupidigia maggiore. Primt\. dolrincendio faceva ra• pire le pil\ belle vergini del paoso pel suo ltarem. _ un delitto che oltraggiava a sangue la nazione o elio infiammava i cervelli per unii. vendetta collettiva. Un notabile nrmeno, eho obbe la tracotanza. di scongiu– rarlo a mani giunte che gli rendesse sua figlia, venne preso dai suoi curdi, gettato su una. catasta di legna accosa e abbruslolito alla. sua presenza. Venne inve– stito dalle fiamme che divampavano, nutrile della grascia della vittima, e fu incenerilo senza far chiudere gli occhi d'orro, o al suo carnefice! In un paese dove il senso della giustizia non fosse perverso come in Turchia, quest'uomo sarebbe stato caricato di catene e condannato dal tribunale comune all'impalatura. In Turchia non fece nè caldo nè freddo. Sanich pascià, il governatore di Erzeroum, eontinua,•a a onorarlo invitandolo a palazzo e scarrozzando as– sieme tra la popolazione armena i e gli altri satolli ti minori si curvavano al suo passaggio fino alla pun1a. dello scarpe. Non fu che l'Europa oéeidentale - e pili il nord che il sud - che costrinse il sultano a pro– cessarlo. li Moussa Bey, invece di essere ammanettato e accompagnato dai gendarmi, andò a Costantinopoli H1ollot d G110 81 n paHando attraverso i salamelecch! trionfali delle au– torità. costituite, e, una volta sul Bosforo, ebbe per pri– gione un pala1.zo che gli foce allestire Abd-ul-Hamid Kan, sultano di Turchia, dove non mancavano le scu– derie e l'harem alTollato. Che tu sia punito, o scelle– rato! L'istruzione del processo andò per le lunghe, come tutte le cose turche. I testimoni d'accusa erano quaranta. E tutti e quar.anta deposero quanto bastava a mandare in galera o al palo, non uno, ma cento uo– mini. Il tribunale della metropoli ottomana trovò che erano tutte dicerie e lo assolse ali& presenza di tutti i dragomanni delle ambasciate! L'opinione pubblica dell'Europa occidentale pestò I piedi, disse che era una inramia, e il sultano, per un po' di pace, lo roco confinaro non so più in qual parte dell'imporo. . . . Mentre mi rievocava alla memoria questi par• ticolari, il mio armeno mi andava squadernand'l dinanzi dei numeri del suo giornale, Stlgnando1r:: col dito grassoccio questo o quell'articolo, incidendo il margioe coll'unghia nei punti più caratteristici, con u na specie di rabbia, !Jno a lacerarli qua o Hl, qua.si avesse voluto rerire gli oppresso1·i della sua pa tria. - Sono racconti di fe1-ocie, di stragi. di ignominie che gridano vendetta, racconti di una monotonia lugubre che ci dà, a leggel'li, uno sba• Iordime11to da ipnotizzati. Ilo conservato parecchi di quei fogli e potrei im– bottire di fatti quattro o cinque articoli. Mi limilei-ò a riassumere qualche punto pili tipico, come cam• pionario. L'ua·,asllan del 1800 reca in un suo bollettino quesle parole: Per la prima volta, dopo quattro secoli, gli armeni si sono rivoltati contro la truppa turca e si sono bat– tuti coraggiosamente coll'energia della disperazione. I risultati saranno importanti per l'avvenire della na– zione fremente ebe si ò misurata col turco. Ormai, ng• guorrita o incoraggiata, ossa. non eossorà. più dal ri– vendicare, colle armi, come i greci, i serbi e i bulgari, i suoi diritti legittimi, solennemento affermati in un trattato, che tredici anni di pa1.ienza diplomatica non hanno saputo rivendicarle. Già tutti coloro che si sen– tono armeni sono impazienti di a.eeorrore in aiuto dei fratelli oppressi. Le cause? La p1·ima fu l'assoluzione scandalosa di Moussa Ber, la seconda lo perquisizioni minu– ziose nei quartieri armeni di Erzeroum e di Co– stantinopoli. li 20 giugno, la. soldatesca. turco, elio sospetta"a delle armi nella chiesa della metropoli armena, circondò l'e– dificio religioso e incominciò a far fuoco. Gli armoni, invece di inginocchiarsi alla. morcè do! signore, diedero mano ai fucili o risposero alla canaglia monturata con altrettanto accanimento. La. gragnuola degli iusorli cadevo. dai tetti, o usciva dallo finestre, o sbucava dagli angoli delle vie e infittiva dove maggiore era il nu– mero. La strage durò soi ore. Gli armeni non avonno vinto. I turchi non avevan o vinto. M a dopo il batte 4 simo di fuo.!o, i musulmani montura.ti, come ubbriachi di sangue, si diffusero poi quartieri pnciflci e si ab– bantlonarono al saccheggio e all'assassinio. Fu un ma– cello. Chi cadeva cadeva. Entravano nelle botteghe col jalagan in mano o spaccavano la prima tosta che ,·o– niva loro incontro. A sette giorni di distanza ii ebbe la stessa scena nella madre chiesa di COum-Capon di COstantinopoli.

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