Critica Sociale - Anno VI - n. 6 - 16 marzo 1896

CRITICA SOCIALE 85 per (orza, ma. non si \'Ollesul serio. Con una leggerezza colossale, maggiore d"ognl delitto, al ma.ndano 20 balta• glionl di soldati racimolati un po' per lutti i reggimenti, e si fa punto di concentrazione Adlgrat, a 10 giornate dalla. costa e a più di 2000 metri sul mare; e a 100 cbllomolrl più gil\ si lascia a. Makallè un pugno di uo– mini, preda certa. al nemico. Maknllè, stretl& da ogni parte, resiste fino all'ultima sli113, d'acqua, poi capito!&.Questa resa, che il Governo cl gabellò come un ra.Uo glorioso, non si è mai saputo come andasse e a quali condizioni fosse ottenuta. Ora soltanto la. cosa è ,·enuta In chiaro, e mette conto di narrarla, perchè in questo triste episodio sta la cagione prima del nostro disastro; e al appalesano meglio che altrove il cara.ttere e gli scopi della guerra. presente, raLt&come una partita. di ,po,·t per ftnl politici e parla– mentari, per coprire con un sot.til \'Olo d'orpello le soz.– iure nelle quali si lmbratta\'ano Il Governo e la mag– gioranza. Si vedo\ 'O.da tutti cho Mnknllò dovea cadere. Poco malo se, nonost ante ciò, Il Ministero poteva rimanere in piedi; ma la caduta dell'uno avrebbe condotto ine– ,·ltabllmonte alla rovina dell"altro; tanta era la passione, che la resistenza eroica del forte aveva suscitata negli Italiani. Que,to era il pericolo maggiore, e questo pericolo era necessario scongiurare. Ed ceco che Crispi comincia a tempestare di telegrammi Il generai Baratieri e gl'im– ponc di e liberare ad ogni costo Il presidio di Makallè •· S'era a mezio gennaio. I rinforzi spediti in dicembre non erano lutti ancor giunti ad Adigrat; le truppe bianche, stanche del lungo viaggio, mal \'eslìte e peggio nutrite; pessimi i ser"itl cosidetti logistici; difficili le stra.de ,pericolosi alcuni passi, troppo grande la distanz.a fra I due eserciti; il nemico bene armato e cinque volte almeno superiore per numero; formidabili le posizioni tenui.e dagli scloani. un·annzata genera.le dei nostri pareva ed era realmente una follia .. Un colp o di mano eseguito colla massima rapidità poteva orfrire qualche probabilità di riuscita; cd a questo partito s'appigliò Baratiori. Il colonnello Albortono fu scelto por darvi esecuzione. Con sei battaglioni indigeni o un po' d'artiglieria egli doveva sorprondoro gli scloanl, romperne in qualche punlo la corchia, giungere II Makallè, rapirne Il presidio, ritornare celeremente pel varco che prima s'era aperto. Il tentativo non riusci. J..'Albortono trovò il passo di Agula fortemente occupato dal nemico, e dopo avere cercalo Inutilmente di scacciarnelo, fu obbligato a tor– nare indietro. Questo tentativo fallito pel"'luue tutti che Makatlè non pote"a essere liberato per tona di armi, e intanto la siluazione ne era divenuta dlSJ>Crala,e in Italia cre– scevano l"ansia e la passione del pubblico e i pericoli del Ministero. Allora si ricorse alle tratlalive di resa. Felter, un u·• venturiero sconosciuto che si diceva avesse molta in– fluenza sul Negus perebè suo creditore, parti pel campo abissino e, dopo un colloquio con ras Maconnen e un allro con Monelick, ritornò da Baratierl, nuncio dello condizioni che il nemico tmpone,·L Queste condizioni, telegrafate a Roma,, vi furono accettate, o Oalliano, che, lgnat-o di ogni cosa, si disponeva a rarsl saltare io aria con tutti I suoi, ru costretto a firmarle ed a giurarle. Quali furono i patti della rosa 1 Eccoli : 1. 0 Jl Negu, con,ente eh, il pt·t1idio di .Vakallè 1ia iibiin-o ta e,ca dal forte con armi, bagagli e mu,ai::ioni,· 2.• Il farle di Ma/talli: ~ ctdtdo a MtnclicJi ; 3. 0 Gfilaliani ,·impegnano a non molutare re,ercilo abiuino durante la marcia elle dcr:e far, fin 1n·e.uola conca di Attua. A garan:ia di quulo patto il battaglione Calliano marcerd /fno ad llau,en colfe1erci10di Ma– Jionnen i 4.• Il 0011ernoct.el, ·e ,r Italia promcu, ai tratlar la pac• con Mtnelick ; 5. 0 Il gov..-no del re cf Italia paglterlt una ,omma pel 1-.·,c.auo degli ufficiali. f"u una dura necessità l'accettar questi patti; i patti erano senu dubbio non belli. Ma cbe importava di ciò a.I oo,·erno 1 I malfattori che gli davan nome, decisi di consernro il potere, non temettero, alterando la ,·erità e falsiftcando l ratti, di scroccare il sentimento del pub– blico, come ne scroccavano i dellflri. Preparato l"ambiento, annt1ncla.rono la e liberniione di Makallò • con una forma dolosamente ingenua, pro– mossero dimostrazioni e luminnl'iO, o ordinnrono ai pre– fetti di dtu· la lieta novelhi dai teatri, o lo genti d'Italia, suggestionato da tanto apparato artificiosamente or– dito, Ilote di saper sah•i i loro ,ioldati, credettero quasi a un miracolo, ad un omaggio reso dal nemico al va.lor sfortunato, ftnchè non seppero <'be Il battaglione Gal• lilrno seguiva prigioniero l'esercito abissino per farne piU bello Il trionfo. Il Ministero era sah·o, ma la campagna militare era tutta quanta compromessa. La marcia degli scioani ad llausen, le posiiioni che essi presero successivamente a Gan(labta, intorno al Semajala o nella conca di Adua, reserÒ strategicamente inutile la posl1.ione di Adigrat, crearono il pericolo di un aggiramento che un nflmico piU audace avrebbe potuto compiere sen1.a grandi dif• flcoltà, paralinarono la nostra azione, imponendoci la difensiva plò assolut:,., e tolsero 11.llo nostre truppe ogni slancio, so pur mai ne uevano uuto. Si de\'e affabi– lità di llaratieri, se riuscimmo per oltre un mese a fronteggiare l'esercito abissino e a tenerlo in iscacco, e se potè essere eseguito il cambiamento di fronte ,•erso Entisciò, manovra codesta che onora altnmente chi la concep\ o 111. mise in atto. In meno a. questo peripezie si nogozia\'a la pace promessa a. Mnkallè. Nostro ambasciatore fu questa \'Olla il mnggioro So.Isa.Duo volto egli rocossi al campo di MenoUck, ma senza alcun risultnto. La paco non si voleva a Roma, non la volo,•a Crispi, non la V4>" leva una piccola cricca militare, la solita cricca che in ogni occasione si arroga il diritto dì rappresentare l'esercito. E la paco fu respinta, sotto pretesto che le condizioni poste dal Negus fossero inaccettabili, J)erchè si tratta,·a dell'abbandono di tutta la colonia, compresa Massaua. lrngia scellerata. Le proposte del Negus fu– rono Invece queste: I! abroqa;ione dclfart. 17 del trai· talo di lk-cialli nel aopJ)io te,to tlaliano ed ama,·ico; 2.• t·iliro della lruJ)pe ilalia;1tJ,ulla t•iva de1ll'a del Jlareb; cioè a dire al confine della colonia prima di COatit.e Senafè.. Diciamo la verità.; Menelick, ,•ittorioso ad Amba Alagi e a Makallé, non poteva esser piò mo– derato e ph\ timido nelle sue pretese. Che cosa si \'4>" le,·a dunque a Roma 1 11pretendeva rorse che il Negus Licenziasse li suo esercito e rìnuncia..ssealla corona nelle mani del re d"ltalia! Il giorno O febbraio i negoziati ,•ennero rotti. Giunte le cose a questo punto, dopo che la pace non s·era vo– luta raro, nè s'era voluta evitar la gucrr&i tutti spera• rono o.Imenoche Il Governo, uscendo dallo Incertezze, avrebbe preso dello rh!oluzioni netto, rimediando, con

RkJQdWJsaXNoZXIy