Critica Sociale - Anno V - n. 15 - 1 agosto 1895

CRITICA SOCIALE evo si presta a raffigurare anche il moderno proprie– tario onesto, assai ph'l che non vi si presti quello tlel– l'antico costrullore del molino. ... Il Pareto scrive: e ai giorni nostri chi ha.una somma e risparmiata può trcufonnarla in locomotive.... > Alto là.! Ch'egli lo poua sarà. benissimo, ma che egli la lrcufonui realmente in locomotive, questo è ciò che non avviene. Se ha un capriccio di questo genere, il nostro pro– prietario one,to si guarda bene (e faremmo cosl ancho noi, lo confessiamo, o farebbe cosi nnch'egli, l"egregio prorossoro Vilfredo) dal ti·asformare in locomotive il suo denaro. Egli si guarda bene dal comprare personal– mente Il ferro e l'acciaio, il martello, il tornio o tutto il resto o dal mettersi a lavorare perchò quella trns– formoziono avvenga. Ciò rorse soltanto percht, una locomotiva non è arnese che si fabbrichi facilmente da un uomo solo i Ma no, perchò egli si guarda beno, eziandlo, dall"associare a aò altri operai e, lu·orando in comune, trarre fuori dal ferrame grezzo la locomo– tiva, per dividerne poi rutile co· suoi collaboratori, in parti eguali o a proponione di lavoro. Niente affatto: nella. migliore delle ipotesi, egli ap• punto si annida in un palazzo, che, se non è più un castello, è unicamente perchè oggidì la sua opera;ione non esige più i merli e lo torri e i ponti le"atoi, so– slilulti da. una. polizia o da un esercito permanente che fanno la medesima. funziono. Egli si annida, dunque, in on palazzo, il quale non ha ph.\ bisogno di trovarsi su un crocicchio di strada maestra, nè di dominar da una allura, perchè il mondo oggi è così fatto che i viandanti da S\'aligiare verranno essi medesimi a.cercarlo ovunque si trovi e a pregare d'essere da lui benignamente sn• ligie.li. Vedete il progresso dei tempi. E gli dunque a.spetterà. comodamente i viandanti. Lo alabarde, I trom~oni, il Griso, sono di\'enuti altrettan1o inutili quanto I merli e il ponte levatoio. ti viandanti bussano al suo palazzo; e gli dicono: - Signor barone, o signor cavaliere, voi a.veto nelle arche vostro una corta somma risparmiata (se non da voi, non imporlo. - e non importa neanche se, in luogo di essere rl– sparmiat&, rosse comunque frodata o piovuta dal cielo) con 11quale potete far comperare una macchina e del ferro, con i quali ci potreste far costruire una loco– motiva. Noi non abbiamo che le nostre braccia, il nostro conello e - pur troppo - Il nostro stomaco, che contiene molto appetito. Volete degnarvi, signor barone o signor cavaliere, di proftltare di una cosi bizzarra e fortunata combinazione, Voi venderete la locomotiva e cl guadagnerete 10 mila rranchi, a. noi non darete che i duecento o i trecento franchi che bastino a sfa– marci In qua.lche modo e a procurarci l'onore di aver lavorato per ,·oi, nostro padre e nostro benefattore! E raffare - l'ont,to aff&re - è ratto. Poco dopo, la locomotiva vola sui binari. Non sentite, egregio professore, in tutto ciò l"odore del castello, benchè gli antichi merli di pietra si siano trasformati in merli.... di carne umann. e l'antico Griso noi e signor direttore dei lavori,., Consentile oho il vostro one&to proprietario - quello dell'uso A) - non h·a1fon11a niente affatto il suo do– na1'0 In locomotiva, ma Invece Io f'u. trasrormare. Oh! ò una dilforonza impercettibile! Un piccolissimo fa, una semplice nota musicale, un monosillabo cho si discerne nppona e pare un pleonasmo - eppure in questo mo– nosillo.bo è racchiusa, si può dire, tutta la questione sociale. Ah! se il vostro onesto proprietario tra,fm·– mant da.vvero, come ,•oi supponete, il suo risparmio in locomoti"e! La questiono sociale non esisterebbe e non esisterebbero neppure quei guasta-mestieri di so– cialisti. . .. Ma l'Ipotesi che abbiamo faU& è, lo notammo, la migliore. Nel più del casi l'ont.rlo proprietario, annidalo nel palano, soslituliYO del ca.stello feudale, non ha neppur bisogno di 8lart ad a8pcllart i viandanti. Non ò un·occupaiione ecccssivamen1o molesta, sopratutto quando I viandanti sono tanto gentili, o non c'è più Il rischio, che corre,·ano gli antichi baroni, di rimett.orci talvolta. la pelle. Pure ò un'occupazione anche quella - por quanto negativa - che gli impedirebbe di andare alle acque, al mo.re, o. Montccnrlo, quante volto lo esigesse la sua preziosa saluto. li mondo è mutato parecchio e mutato in meglio. Oggi v'è qualcun altro che s'incarica di star ad aspet– tare per lui. Il suo risparmio egli non lo serba nel palazzo. Per mezzo del suo agente, lo manda alle Banche, che glie ne fo.nno buona rice,•uta. Qui anieno quel tale feno– meno che motte in cosi grande imbarazzo il po,·ero Alrim, nella Polen~a dtlle ltuet,re di Leone Tolstoi. I.a Uanca s'ìncarica di tutto. Essa trova l'uomo che aspella il viandante o patteggia con lui. L'onesto proprietario, elle 11011 lra&forma 11ulla perchi 110n lavora, è liberato anche dalla punizione chequell'ingonuone diDomenoddio, che non prevede,·a lo malizie delr epoca borghest>, credette di &\'er comminata per l'eternità all'uomo che violasse Il precetto del lavoro: ò liberato dalla noia.. dalla noia, por lo meno, di star ad aspettare il vian- dante. La Banca s'incarica di tullo. e Colloca i quattrini, e riposati sulla stura e poi passa a riscuotere•· È il consiglio di Giovanni Mossoitch.e Ma ciò.... è una por– e chorio. - brontolo. il povero Aldm - ciò è contro e Dio; ò contro la leggo di Dio. • E concludo malin– conicamente: e Gli ò come il cosso: il cosso che ho e veduto in città..... lucido, verniciato .... un "ero ma– e gAuino di mode!, Questo, professore, è il \'ostro uso B)-quello csempre utile». Utilissimo; necessario. Aki,Jl trova, sospirando, che, Infatti, e gli è come il cesso,. Vi ha di pill e di peggio. Vi ha che, pur troppo, chi ha comincialo a prender l"&bitudinedi vivere del la– voro altrui, di mangiare senza lavorare o di mangiare per dieci lavorando per uno o per mozzo o per un quarto o r11condodei la,•ori inutili &i pill, insomma chi ha. poluto ,·incere - direbbe Altini - la ripugnanza del cesso - l'abitudine, si sa, ò una seconda natura~ e tutti sanno le tendenze spensierate e immorali delle cortigiane (') - chi ha cominciato a pigliare quella trista abitudine non trov& poi modo di distinguere fra il piflliare l'altrui in un modo piultosto che nell'altro : pigliare dalle tasche in,·ece cho lesinare sul salario: pigliare nelle Oanche sotto rorma di sconti di favore invoci, cho soLto forma di interesse o di dividondo. llnnno molto lorto, li codice borgheso - ratto per ('I Chiediamo 1cu1a alle 1aurdoteHe di Venere del p:i.r11gone un 1,0• Htreotlpo che cl 1lamo IHclatl ca1car dalla penna. In realtà noi rlcono1clamo che - dale le condl~ionl dell'attuale 10• clelà - cue 11a ottomettono n un reale e a1>tuo rude l.u,:uo e prtalano re11.ll e talora ltniflrl 1en111

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