Critica Sociale - Anno V - n. 13 - 1 luglio 1895

194 CRITICA. SOCIA.LE che tutto tradì e profanò quel che ha toccato, se questo frodatore iosigne, ogni respiro del quale è sospiro e rantolo d'angoscia di migliaia e migliaia, se que~to disastro permanente delle cosidelte « isti– tuzioni:, può, nondimeno, regge1•.si al potere, in un paese che ha pure e in cui funziona, pilt o meno schiettamente, uu congegno rappresentativo; anzi vi è cosi ardentemente e tenacemente o sorretto o sofferto, come se la rovina sua fosse rovina ben pili gene1•ale e più vasta; é evidente, diciamo, auco a un bambino, che qui ben altro che un in.dividuo trovasi in gioco. Ma vi è tutto un gruppo di inte– ressi, di persone, chiamatelo pure una cla sse, che sta diefro e sotto e magari sopra di lui, e cosi.lo vuole qual è, malgrado o magari appunto pe rch'egli è tale. Persone ed interes$i loschi, vituperevoli, ab– bietli, niuno ne dubita: ma forse che il losco. il vituperevole, !"abbietto possono sequestrar.;i dalla storia colletti va! Ogni questione morale, per poco che s'allarghi, è dunque, o diventa, una questione sociale; e questo è così vero e palma1·e1 che, tutt'al più, poteva sti– mar-si inutile l'accentuarlo in questo caso concreto. Ma noi non sfioreremo neppure questo aspetto della questione: non ci induge1·emo - sarebbe della cri– tica retrospettiva, inutilmente pettegola - alla di– sputazione, quasi di ce1·imo11!ale, se fosse parlameu– ta,·mente corretto che il Costa, dopo aver firmato co' suoi amici la mozione dell'Estrema, e non aven– done in luogo di quella presentata una propria, si staccasse poi dai colleghi all'alto del motivare; e se. ciò non desse motivo a malignare, come ha dato motivo a qualche ufficioso di sc1•ivere,che l'attacco a Crispi mira ben più in 1.\che non voglia pare1·e, e che « la morale di tutta la favola cavallotliana, è nelle parole dell'ou. Costa.: il che, per gli effetti immediati della battaglia, si risolve nel riufo1·zare la posizione del Ministero attuale. Nella adu11anza dell'Est,·ema, tenuta di poi, Costa rivendicò a sè e al suo pa1•tito il diritto - pur convenendo in multi casi con l'Estrema nelle « risolm:ioni pratiche:. - di giudicare gli argomenti e motivare i voti dal loro punto di vista di pal'tito. Ma tutto questo non sarebbe, ad ogni modo, che il lato piccolo e caduco della questione. . .. Ve n'è un altro, a noi pare, più grave: e che ha addentellati con tutto l'apprezzamento. che noi facciamo, della situazione generale. Quello che il Costa ha detto, e che si va, mutata più o meno la forma, ripetendo nei nostri discorsi ,e nei nostri giornali, e desso veramente tl ve1·0? E il ve1·0 che gl'interessi della borghesia, della classe che mono– polizza il capitate terriero e il capitale mobile, le necessità ciel suo sviluppo sto1·ico fatale, esigano un go·vel'no di banditi, sul fare del governo di Crispi, o a capo del governo una carogna come lui? E se questo non è il vero - come a noi non pare che sia - gio,·a a noi farlo o lasciarlo credere tale, pur dato e non concesso che dall'errore possa mai del'ivare qualche duraturo giovamento atte cause integre e buone? Una considerazione ci si para tosto dinanzi: se Cl'ispi non è che il gerente responsabile detta bor– ghesia, il gestore dei costei negozi, ruomo di pa• glia, e sia pur paglia fracida, ond'essa ha bisogno, cosicchà morto un Crispi se ne ha da fare un altro, sotto pena, per la borghesia, di suggellare la pro– pria condanna, il proprio suicidio; se la corruzione, la frode, la tirannia di lui non è che l'indice, il riverbero, la personificazione della frode, della COI'· ruzioue, della tirannia di lei; a che pro combat– terlo distintamente da quella 1 Perchè firmare - chiederemo al Costa - la mozione dell'Estrema 1 h Sinish'a! E perchè firmarla con l'Estrema Sinistra, che 0 pure, in gran parto almeno, borghesia, e rappresentante di borghesia 1 llla non dalla sola Esh·ema Sinistra - dove pure militano rappresentanU cospicui detta proprietà industriale, come l'Engel, della grossa possidenza terriera, come il Mussi - ma perfino, dal campo opposto della Came,·a, dalla schiera dei latifondisti, si combatte il Crispi ad oltranza. C'è, si dirà, la minaccia della famosa legge spropriatrice, che spiega questo. E allora il Crispi, gerente della bor– ghesia, sarebbe anche il ribelle della borghesia, lo spropriatore della borghesia! D'altronde, i socialisti dissero sempre - non a torto - che quel disegno di legge non era che uno spaventapasseri e una parala, a servizio di quel tal « regno degli umili » che ogni discorso della Corona manda a farsi be– nedire dalle due Camere 1·iunìte. Or, se non è che una pompa, come avviene che gli Au~uri non si ammicchino fra loro? Come l'istinto d1 classe, cosi vigilo, non av,•erte i latifondisti che il loro procu– ratore fa il loro interesse, tanto meglio quanto meno ne ha l'aria 1 Competizioni di persone, di gruppi, di camorre - ci si aggiungerà - e la solita storia del poeta di Mugello. In fondo, come i ladri di Brescia, sono d'accordo nel rubare, pronti poi a leticar sul bot– tino. Ebbene, usciamo fuori dalla Camera, dai cor• ridoi e dalla fa,•macla - cerchiamo più spirabil ae1·e. Oua1•diamo al paese. Dov'è, in quale pal'te d'Italia, che la borghesia è più sviluppata? Dov'è che essa esiste davvero? Le statistiche <talleindustrie, dei commerci non lasciano dubbio. Questa regione è la Lombardia - l'Inghil– terra d'Italia. Quivi, non solo l'industria è fiorente, il proletariato abbonda ed esube1'a, ma nello stesso regime delle terre e delle acque si va filtrando semp1·e più il sistema industriale della produzione moderna. La grande fattoria surroga la conduzione diretta e per mezzadria, il contratto colonico si sempfifìca, il salar·io in denaro acquista sul salario in natura e ~ulle partecipar.ioni, ~1>esso il pascolo soppl'ime il campo .... Scen<1iamo in Emilia, in Ro– magna; ecco la piccola propt·ietà che ha già il so· pravvento; l'artigiano in cittt\, il tranquillo mez– zad1·0 in campagna danno il colore bigio alram– biente. Un altro passo e incontrm·emo il pretto medioevo. L'industi-ia spadsce o torna alle forme primitive, si fa estensiva, estrattiva, depauperatrice della natura e dell'uomo. L a borg hesia 1 il borghese perde l'h e diventa il bo, ·ge.se , usuraio, gabelloto, campie1•e, rivendugliolo, s pesso c amorrista, pidoc– chio che succhia ad 01·ad 01·a il feudatario ed il servo, e sfrutta il proprio simile coi sottili ordigni a mano del buon tempo antico. Questo nelle linee generali, nella fisionomia generalo. Or bene, d'onda il C,·ispi è più combattuto! d'onda lo 0 a mezzo e mezzo1 d'oncto ha i suoi più caldi e numef'Osi sostegni? La ai-ciborghese Lombardia è tutta contro di lui. L'Italia cenh•ale lo sostiene, ma debolmente; Emilia e Romagna son divise equa hilmente fra amici e nemici. Ma il suo esercito, la sua guardia del corpo, i suoi giannizzeri veri sono di laggiù, d'onda venne egli stesso, dal paese dove la borghesia non esiste. I:: questo il mondo alla rovescia 1 Parrebbe; se la vostra teoria fosse la vera. - Guardate alla composizione della Ca– mera. Guardate, per far più breve, a quest'ultima votazione, per la quale poneste la vostra equazione: Crispt = borghesia. Lombardia (6 I seggi): pe,· Crispi, voti 13; contro, 30. Emilia e Romagna (38 seggi): pro, 13; contro, 13. Italia meridionale (180 seggi): pro, :12:1; contro, :17'. D'onda viene l'asfissia, d'onda la vergogna d'Jtalia ! Oli ergastoli, il domicilio coatto, la menzogna e il

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