Critica Sociale - Anno IV - n. 16 - 16 agosto 1894

256 CRITICA SOCIALE prove. evidenti cho il male sta nelle radici, o son que– ste che bisogna scalzare. Quanto a quel briciolo di industria che vive - o me– glio langue - nella. nostra. campagna, anch'esso non si regge che collo srrultamonto il pil\ barbaro delle forze umano. L'ultima. Rlanda che visitai - piantata in mezzo a una popolazione Jlovera e numerosa - aveva un ora.rio di lavoro effettivo di quindici 01·0, e i salari sa– livano per le sole maestre a una lira, per le altro non superavano i 50 o 60 centesimi. Non cito altri ratti; questo basta per lutti. E ravveniro di questi disgraziatil Per gli uomini remigrazione, l'accattonaggio o il pellagrosa.rio i per le donne c'ò anello un'altra via, più ancora misera ed ab– bietta. Ma l'emigrazione, fino a ieri ultimo rifugio e speranza, oggi a poco a poco si chiude; l'America e l"Australia, saturo di braccia, pensano a rendere diffi– cili gli approdi e in Europa. la. crisi generale sospende o rallenta ovunque i grandi lavori. Che raro? III. Condizioni della propaganda. - Il socia– lismo cattolico. - Gli emigranti. Il problema si atraccia quindi più che mai minaccioso, accusando la insanabile impotenza del regime borghese. Le organizzazioni operaie, la resistenza, gli scioperi, i prov,·cdìmenti più o meno sociali, le colonizzazioni in• terno potunno rorso ridargli un po· di vita galvanica, ma. la forza vitale manca. I programmi minimi sono chicchi di zucchero immorsi in un estratto di noce vo– mica; ne dissimulano l'amaro, ma non lo tolgono; uti lissimi per addestrare cd organizzare le masso, a nulla di radicale possono approdare; il macchinismo è cosi guasto che, qualunque piccola ruota si cambi, subito è avariata e resa inser,,ibilo. Nel Trevisano non s·è fatto ancor nulla. Eppure la miseria enorme e confessata. da tutti, l'intelligenza sve• glia, la mitezza. e la ospitale cordialità di questa gente, il dialelto facile, la viabilità comoda ed abbondante, sono tutte condizioni ftttte 11.ppostaper agevolare la nMtra. propaganda. f; ben ,•oro elle, a. queste condi– zioni1altre meno propizie so ne contrappongono i !"adat– tamento atavico alla schiavitù, la nessuna tenacia della. resistenza; quella mitezza, che ho accennata, si con– verte spesso in una. timidità a. diritlura. superstiziosa. e che ra. magniflcamonto gli affari del più sfrenato di· spotismo padronale. Ma. è qui appunto, è a vincere quo, sto condizioni nemiche e a trar partilo dalle altre, che si parr-l la nobilitato dei nostri propagandisti. Intanto il socialismo cattolico ha loro alquanto spia• nata la via. Questo fenomeno si è manifestato nel Tre• visano rorso più elio in qualsiasi altra delle nostre re– sioni i i preti ci hanno dato una lozione di attività. e di° disciplina. Il sociulismo cattolico del Trevisano, la mercè di un giovine clero istruito ed intransigente, ha orga– nizzato la campagna colle casse rurali alla Wollemborg, coi comitati parrocchiali, coi sindacati agrari, colle SO· cietà. operaio o con qualche cooperativa.i e la sua voce si diffonde mercè un animoso giornaletto, La -vila del Popolo, che supera lo venti mila copie di tiratura. Questo socialismo è impiantato, s'intende, contro il vero socialismoi cionondimeno gli giova. Esso inratti ha. aperlo gli occhi alle masse sulle cause del malessere che le travaglia i quegli occhi, che prima e1•anochiusi o miravano esclusivamente al cielo, ora. si volgono alla 1orrai alla speranza. nell'oltretomba si surroga mano mano, insensibilmente, quella di un miglioramento prima ùella tomba i lutto questo rruttiflca per noi, pol nostro Bib 1otecaGino Biarco ideale. Non basta: quando si tratta. lii rompere la prima scorza, di indurre quella gente a pensare, la. nostra voce di apostoli ribelli può riuscire sospetta e poco emcace; immenso invece è l'ascendente di quella del curatoi ed ò assai buona cosa che osso ci faccia da battistrada. Ora egli muove la valanga.i ad arrestarla non gli basteranno pc,i nè le braccia proprie nò quelle di tutti i santi del calendario. Un altro buon contingente di aiuti ci è dato dagli emigranti, specie se furoi:aoai lavori in grandi città o in grandi opifici, dovo i molteplici contatti, i discorsi, lo letture ne hanno snebbiato la mente, no hanno fatto un ottimo terreno per le nuove ideo. Su questo genero di elementi si può agire anche colla propaganda scritta, dHTondendo opuscoli e giornali; basterà ricordarsi di loro, animarli, coltivarli, non lasciare atrofizzarsi iu essi quel germe di ,•ita nuo,·a che ossi hanno importato con sò ritornando da fuori. IV. Il compito clei socialisti. Conviene dunque metlorsi al lavoro; non importa so il teotpo accenni n. passeggere burrasche; l'opera no– stra ò buona, ò santa, ò legale, è risanatrice i condotta con abilità e con pazienza, non c'è nessuno che co la possa impedire. Nelln. parto montuosa della regione, dovo predomina. la piccola proprietà, corno puro noi comuni contermini al Friuli, non mancano persone in– telligenti o relath,amente indipendenti, che possono ini– ziarla i e, se lo possono, lo debbono; tutto sta ch'esse ,•incano gli sciocchi pregiudizi e i rispetti umani che le paralizzano ancora. L'organizzazione iniziata a Treviso - dove la Ca– mera. del lavoro è divenuta un debito d'onore - devo estendersi nelle società cooperative e di resistenza, deve atrermarsi e fortificarsi nella lotta amministrativa e po• litica, associando la conquista delle rivendicazioni im– mediate al grande e puro criterio della tolta di classe, ai fini redentori del socialismo. Per le prime, oggetto dei programmi minimi, non mancheranno nò le occa– sioni nè gli aiuti; ogni Comune, collo spettacolo dello sue miserie, ne porgerà i materiali e vi saranno dap– pertutto uomini di cuore per aiutarci nell"opera; mu. noi sappiamo che, da solo, esse nè bastano nè durano; e quegli stessi, che ci avranno aiutato a conquistarle, saranno poi costretti, dal rerreo ingranaggio del sistema, a sl'ruttaro essi medesimi il lavoro che hanno coope– rato a difendere. L'organizzazione ùi classe, il socialismo, sono dunque sempre più. necessarii. E sono anche possibili, purchè si voglia e si faccia. Dal Musone alla Livenza, dal monto alle paludi, vi è una. moltitudine di schiavi - scbia\'i del la\'oro, degli aguzzini, della pellagra - che ogni giorno imprecano alla vita ed alla società e non atteq– dono che una parola di conforto e d'amoroi una parola cho li persuada che il parassitismo e lo sfruttamento non sono necessari, che la loro infinita miseria è un delitto sociale, e che dipende da loro, unicamente da. loro, dalla loro unione e dalla loro tenacia, il farla cessare. Chi porterà loro questa parola e quesla convinzione, se non saranno i socialisti del Veneto1 m. s. Al p,·osstmonume,·o: Proudhon, dt 01011010 PLl-:CIIANOW. An. FILIPPO TURATI direttore rupon1""1te. ?olllano,TlpoKrafta degli Operai (Soc. coop.), c. Vltt. Em;,n., U:•I&.

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