Critica Sociale - Anno IV - n. 1 - 1 gennaio 1894

CRITICA SOCIALE del partito operaio, ha completalo l'unificazione ·delle suo forze socia I iste e ha strappato ai dominatori - con uu·;.,gitazione colossale - una larga scheggia di quel diritto al surfi·agio, che sarà il fulcro su cui ,,uel popolo di cooperatori nati poggerà, quando che sia, la leva delle suo rivendicazioni supreme. La Francia ci diè un esempio, che non pareva sperabile, della sua vi~,Iili\ socialista; dimesse lo antiche e ornai cance1'0se contese, i varii gn1ppi socialisti si fusero, per l'azione immediata, in un solo e grande partilo, nel quale la frazione marxista porta il trofeo dei suoi cento comuni conquistati, e che ha già iniziato un'azione parlamentare intelli• gente e compatta, che spinge e stringe nelle ultime t1·incee la reazione borghese larvata di paludamento ,·epubblicano. - E dall'America, dalla Spagna, dal– l'Olanda, dalla Danimal'ca, dalla Nor, 1 egfa 1 dalla Rumenia, dalle alt1·0 terre minori convennero nel cuo1·0della Svizzera i messaggeri dei vari prole– tariati ad allestare i pro~ressi dello spirito comune e su che incrollabili basi di organizzazione e di coscien1,a si va assestando la nuova Internazionale dei lavoratori, che lavora a rinnovare il vecchio mondo caduco. E a quel convegno pote per la prima volta suo– nare, non immodesta ma neppure fioca, la voce del– l'Italia socialisla, riflettendo non soltanto le spe– ranze aeree ma la certezza dei fatti che cominciano a compiersi. Reggio Emilia, infatti, con la rassegna delle nostre fo,·,e coscienti e con l'ordinamenlo di una tattica austera, aveva cresimato e fecondato Genova, come Zurigo cresimava e confermava Bru– xelles; e l'Italia proletaria era entrata definitiva– mente, con la stessa fiammante bandiera, nel con– certo militante dei popoli. Nè qui, nel nostro breve orizzonte, avremmo cagiono di scontento: poichè quo,t'anno di propaganda ha pe-•alo sulla bilancia del tempo quanlo in addiet1'0 non pesavano i lustri. Le idee cardini su cui poggia il nostro partilo - lotta di eia.so , conquista dei poteri, soppressione delle classi - questo idee, la cui stessa formula era fino a ieri spregiata e derisa, sono diventate 1111 elemento quotidiano .della discussione politica, hanno penetl'ato nelle coscienze di masse sempre meglio organizzate e, nelle stesse classi pei loro interessi meno prone ad accogliere le idee nuo,re, hanno fornito il perno a nuovi orientamenti. Il so– cialismo, passando dalla forma letteraria alla forma pratica, ha aggiunto un elemento nuovo e ca.pitale al pensiero sociale d'ogni cittadino. ... Ben diverso o più mise1'0 è il bilancio della classe borghese. Ogni mese dell'anno che si chiude fu per lo va1·ie borghesie un nuovo tracollo. Nessun anno di questo secolo era stato loro tanlo disastroso quanto questo novantatre, inauguratosi fra gli scan– dali di un Panama universale o chiuso quasi dovunque a suon di fucilato e di bombe. All'anarchia della piazza, che scuole, dopo i bouleva1~as di Parigi, il teatro di Barcellona e il palazzo Borbone, risponde l'ana1•chia gove1·nalh•a che occupa colla forza a "Pa– rigi la nor.sa del lavoro, che rinnova nel Pas-de– Calais gli orrori di persecuzioni che disonorarono le agonie ~egli antichi regimi. E al mugghio della guerra interna si aggiunge la minaccia sempre pH1 terl'ibile cli una conflagrazione internazionale senza esempio nella storia. Di tutto ciò che la bor!lhesia ha tentalo, nulla le rie cì. r pat·titi intermedi1 - che 1'appl'esentavano i residui dell'idealismo bori;hese - flll'OnO sconfitti iu lutto le elezioni; in piu luo~hi, come in Get•– mania, sono addirittura liquidati. Da noi la ricosti– tuzione dei partiti, quest'ultima larva di ideale po– sticcio, naufragò nel ridicolo a cui era -destinata e Bib ,oteca Gino B,arco v'è da sperare che col nuovo anno, bandita dal re– perto1·io, non riapparir;_\ neppure sul cartellone, Quali siano ipartili che si debbono costitui,:C, lo annunciano i moti di Sicilia, che saranno fra non mollo dell'Italia intiera. Bene app,·ezzava il significato di questi moti uno scritto1·e della borghesia, l'economista O. R. in uno degli ultimi fogli del Co,-rle1·e dellase,·a (28-29 di– cembre): I casi di Sicilia, senza. essere un mistero assoluto per le loro cause, lo sono tuttavia in gran parte. Quello che si ·danno come cause non sono cho indizi di altre più gravi o prorondo. La iniquità .del patto :i.grario, le angherie o le SOJ)ratfa.zioni che lo peggiorano, il lavoro inumano dello zolfatare, lo viziate tassazioni comunali, lo ingiusto esenzioni sono tutto cause, che spiegano bensì le rivolte, non spiegano sè medesime. Il quesito pitì arduo da risolvere è quello della possibilità. e della persistenza di simili cause in tanto progresso di ci– viltà. li solo socialismo scientifico ha dato, in preven– zione, e da moltissimi anni, la spiegazione dei fatti che si avverano ora; è perché l'ha data il socialismo che l'economista del Co,•rte,·e la chiama un mi– ste1'0. Ma lasciamo che egli prosegua: La riYolta ò scoppiala non contro il Governo, ma. contro i municipi. Non è contro l'opera. nazionale che insorge il popolo, ma contro l'opera propria ..... Spiega– bile sarebbe la rivolta. so questi magistrati, come nei tempi andati, fossero stati imposti dallo slraniero o dal tiranno domestico. Ma oggi L. Si può ammettere la imperizia inizialo; ma dopo trentatrò anni, anzichè es– sere arrivati ad attonuaro lo traccio di un sinistro passato secolare, finire invece colla insurrezione ò cosa incomprensibile. Incomprensibile e infatti per la borghesia. Tullo ciò che trascinò le classi dominanti al sepolcro. fu sempre incomprensibile per esse, pei feudali prima dell'89, pei potenti romani prima doll'invasioni bar– bariche. Questa impotenza a comprendere è ben essa il sinlomo più grave e più significante. Ed ecco il nosll'O colle~a del Cor·rtere sbandato alla ri– corca di qualche misteriosa e causa. operativa spe• ciale • che perverte l'azione delle cause note. Come mai « città di 30.000 abitanti possono essere tanlo raggirate da impo,·re a sò stesse (sic), col loro ,•oto, dei magistrati di tale natura da essere poi da questi stessi abitanti assimilati alle belve feroci, di cui si anela la distruzione col fe,·ro e col fuoco! Non vi ha forse in ciò qualche cosa che l'opera della civiltà non arri va a sanare 1 » Certo, vi è qualchecosa che non a,·riva a sanare l'opera della vostra civiltà. Ben siete avveduto, o collega, nel concepirne il sospetto. Questo qualcosa ò il dominio di classe, che rendo una mem i1·risione quell'ope,·a pro1wta delle classi popolari, quel 10?"0 volo che voi gabellale ingenua– mente per tali. E questo dominio di classe che pro– duce i fenomeni che voi pure dovete constatare e che vi riempiono di meraviglia così dolorosa, quando più lunge scrivete: Bisogna andare alla radico di quei mali che rrustra• rono fin qui l'opera nazionale (sic). Poco importa che l'isola, priva già di strade, ne sia stata. larga.mente dotata; cho Io ferrovie la solchino ora in ogni verso; cho i beni ecclosiaslici o demaniali siano stati fra.zio• nati e venduti a piccoli lotti, con larghi patti, lunghi termini pel pagamento, runzionanti istituti di credito, ecc.; elio sorgano scuoio; che sia resa facile (sic) la emigra– zione. Poco importa tutto cìò se per altre cause tutto

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