Critica Sociale - Anno III - n. 14 - 16 luglio 1893

220 CRITICA SOCIALj!: sibilo senza lo sviluppo concomitante delle altre: una società di puri la,•oratori intellettuali sarebbe così poco possibile come una società di idioti. Di pii1: nel mondo biologico. dove domina la lotta per la ,,it.1. il risultato O l'elaborazione di un tipo mo– dio ed uniforme di individui, perché in quelle con– dizioni ogni indh•iduo dove far rronte da solo alle necessità della ,•ifa: nella società, dovo il la,·orodi ognuno si connette a c1nellodegli altri, dove ognuno conta per gli altri o dove l'immenso aumento di al• th•ità divo1'S8si organiZ7..a in un complesso che sod– disra ai bisogni genol'ali, è possibile quella specia– liz1.aziono dello funzioni per la quale esse si pos– sono levare alla mt\SSima poton1,a. È per questoche nella societù, al contrario di quello che si osser,•a nel mondo biologico ove domina la uniformità in– dividuale, gli indh•idui si separano gli uni dagli altri por varia1.io11imassime. riuscendo a formare {1uasi tanti cscmphll'i superiori di tutte le attitudini e di tutte le attivW\. Ed il fenomeno della mancata eliminazione é cosi caratteristico, ror-ma così la chiave di rnlta della socict:.\, che esso si cspllc..'\e si ramifica fino alle conseguenze patologiche. Lo Speneer si è sca• gliato contro questa forma insensata della pietà umana che, por lenit'O il dolore di un giorno e di pochi, prepara, con la cura esager-at.'\dei deboli, un ammasso sempre maggioro di sofferenze e che mina l'avvenire delle gcnera1.ioni; e l'ha chiamato un·a- 1.ione con cui ruomo lede le leggi della natura, 1'ha denunziato come il grande peccato, l'errore capitale del nostro secolo. Ma la recriminazione è inutile: il ratto che questa pietà e questa cura non si tro– vano nelle orde selvaggio che sopprimono crudel– mente i deboli; che esse ci-escono e si ~plicano nei momenti superiori della civilt\; mostra quanto esse siano intimamente connesso con le leggi della evo– lu1.ione sociale. Sarà un male sin che volete; ma esso è una conseguenza naturale contro la quale è stolto protestare. In questa forma l'arresto della eliminazione si esplica con un male ed un danno; in altro, poi' es., nella consorvnziono dei lavoratori intellettuali, di questi pionieri della civilU\ che con· tra.stano essi pure alla leggo della uniformifa li· pica voluta dalla selezione, esso ò stato un be.ne . Del resto <1uestofenomeno di contraddizione è nel cuore stesso della natura. Il pro~resso assoluto non esisto: ogni progresso, per la legge dell'equilibrio delle forze, è accomp.,gnato da regressi; un pro– gresso non è alh'o che un caso felice in cui la somma del bene supera quella del male. E a que– sta leggo capitale della natura bisogna piegarsi. Dunque per la mancan1.a della eliminazione il progres<tOorganico complessivo nella societ..\ non esiste. Esamineremo nel prossimo articolo un altro lato della questione. OLINDO MALA.GODI, Preghia11w abtxmati e letto,·i, che debbono anco,·a l'impol'tOdel 1wimo ,eme,lre, di ma,ulal'lO, 1e,i:a fallo, tiella 1ettima11a e11tra11te. Bibllotec, Gino 81a'1co PER LA SCUOLAPOPOLARE Se Giusti fosso restato in ,•ita, avrebbe visto, si, lo stioale ricucito. ma che sti,•ale ! A' tempi delle . h·li. un s.,ggio simile sarebbe b:istato ~r In bocciatura. Fra-re istituzioni pili lagrimevol1 impiantate dalla borghesia italiana è quelfa della scuola elementare. Altro che sth'ale, Beppe Giusti mio! oh che eia• batta! e1;'~!~ J~d:~o,!t~ites~ia:~~n! c!1:n''\.:i"oo~~ il perché del male che notano, e l'inanità del loro lamento. Quali lo cause neceMarie del renomeno 1 sono rorse tali, che la YOlontà ·di un uomo possaper su~~~';Tit~ato9f~~~i~,~~ 'sul bilancio del ~linislero dell'istru1.iono pubblica, il Boviv, pontefice massimo dell'ideologismo radicale, s'ebbe dal ~lartini una ~ 1 1:!: 1 ~: !'~~!~.=is~v= W~1~bq!1!~'\r!~tt~:11ros~~l~ dalron. 8ovio; pcrchò la scuola non può essere di– versa dall'ambiente noi qualo ,•ivo. » (') E un altro ministro, il Villari, ebbe già a dil'o in Parlamento a un altro ideologo, il quale domanda\'a che si fa. cesso osservare a puntino la legge che dichiara ob bligaloria nstruzione elomontare: - Ma che vo– lete che importi della scuola alla pov era gente, c he non ha da sfama1~i 1 Un po' meno di scie111.ao un po· pili di pane; ecco quel che ben possono r i– spondervi. come si S.'\, la scuola 1>0~larc, o elementare, nacque in Germania con la n,rorma, nel secolo X\'I. La diffusero l'interesse della 8o1J.hesia, che aveva :~~! 0 a1~ 0d:~i!~~~l~l 1 Ì'~Ìtrm~in~~~~t!!~ooJ: bilancio dell'istruzion~ pubblica il Bovio credette di dover ripete1'8 il noto paradosso del J<"'ilongeri sulla popolazione delle scuole e quella delle pngioni. (') l..a borghesia italiana, rattasi libera con la um– flcazione politica del J).'les8, diè opera a piantare scuole per il popolo. Non da ~r tutto a una mi– sura, s'intende. I...aborghesia cittadina, o industriale, .senti il bi.sogno di non aver sotto mano un gregge analfabeta: alla borghesia rurale, o ag1·icola,bastava ancora l'uomo-bue. Questa è la causa essenziale del diverso amon, che dimostrano pe,· l a scuola ~po– Jare il Comune cittadino e il Comune rura.lo; (') ed anche della differenza, che, riguardo al sog getto, ~rs:.~ ~!i~!~;~i~n~~}~}es\~an!ì'f,~~:m~n~~~:1!a~ stri, nella prep..1, .. J.ziono dei locali, nella voluta, o no, osservan1.a della legge che rende obbligatoria l'istruzione, occ. Nel moso di giugno passato il si– gnor Ottone B1'8ntari raccontava sul Con·teredella. sera. certe sudicerie commesso in un Comune cam– pagnolo in danno del maestro elementare. E come tutti gli ideologi lamentava il male, .senza volerne, o saperne, scoprire la radice. sc~gleboi:o~'f:~1~~ 0 d1~~1t~~i/(~~~e anf~a:Si 1 ~: nella economia sociale) nò tanto meno dagli afo– rismi dei filosofi, a' quali sap1'8bbeconti-apporre gli argomenti .scettici di Spencer, nnco senza averlo letto. (') I.a bo"l{hesia sape\'a e sa benissimo, che la diffusa istruzione popalare non è 1>ersè stessa il r~r~~.;~to~c::a~~:·i~~ 1 =~n~~c:~~m'i~ 1 ~ad:i!,f~ meZ1..o di facilitazione, un ,•eicolopotente all'espan· (I) Re!IOCODIO parlanienlaN nella 7'rU,1m1J. !\ gluJRO lffJ. lii R~ORIO 1111rlamentare JlUbbllcato dlii Jltll/Jf/{Jer'O di Roma, t7 1tiujlno 1893. {') Du111u11no che al ri'lela In un n1edetlmo borrhese, il quale sia conslrllere comun11le In città e In u.mpa111a ad un 1,n,µc. (') Spencer: /nrl"Od1ulone alta 1Cien1a 1oclnle, cap. X.I\',

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