Critica Sociale - Anno II - n. 15 - 1 agosto 1892

CRITICA SOCIALE 233 d~u!~~f,~:is~fl:1\/~ :! !! ~atu~~d 8 :;:~\ ~,!:i~~~d~ stral1 che bisogna tener alto o fermo il credito dello Stato, strumento potentissimo di ricchezza o di benessere in mano loro o a f;.wo1· loro. Può darsi che sicno dello persone operose, ma la loro ò una operosità alla quale si potrebbe rinunziare, sicuri di non perderci nulla. La gente attiva sul serio, valo ~nd~i 1 ~~~nid~g~~i~~•1;it.~~t~!~i:\~~!i•a~l~1~8~:i':~~~: b1-a. che non ne abbiano o non no trovino abba• sta.n1.a. E vero che una parlo della 1'Cndita al port.1torc si deriva in altri rh'olctti; ma è cosa da nulla, più che a 1·usccllisomiglia a piccole infiltrazioni, troppo scarso per irrigare o fecondare i terreni circostanti, ma suf!lcicnti per rivelarci la P.rescnza dell'acquo– dotto, dove, compatta e tranqmlla. scorre al buio la i;1':\nmassa liquida. Il piccolo 1·isparmioe il pic– colissimo fuggo la rcndiL'l, di cui ignora il mecca• nismo o temo le brusche vicende dei co,-si. Esso ~=i~i~\\l~ ~'!~;.p1f~t'if~ 0 ci~:!tiC:Sdafiit~ta~~g,~~ frutto, danno in compenso meno seccature. ed han 1wonto il denaro per restituirlo ad ogni richiesta. La rendita, che ò un impiego di capitali quando non è una speculazione, l'hanno i ricchi, C..'\1·0 dot– tol'e, e non tutti i ricchi, rhanno i ricchi che non ::t~~io;,Y!t~:.r;~• }.~~!i1!~~~~~s~im\u~l~e~.~~~ di cui parla il Daudet, che ne caschino i frutti ma– turi, \>Cl'non avei-o altra noia che di prenderli e mangiarne. Essi credono che la 1·icche21..a sia un dono fatto a loro particolarmente, o la vogliono tutta ~r11~~:::'laff~ 1 1~bi~·;l:1~ 1 le:~r~c,~:~~~-Y!~ t~~~ nobis haec olia feci l. Ed ora domando e dico: sarebbe dunqui, un'ini– quit:.\ colpirli? E se lo Stato, come io suppongo o la presen1,adel Grimaldi nel Gabinetto lascia temere, sarà costretto a rico,·rere a nuO\'e imposte, {)l'Cfe– ri1-obbc il ùallavrcsi di voder ristabilito il macrnato, ~;,~;~ftt:.1~~~\'! ~~~1 crir~~at'l ';~so1!11:art:•d~ coloro che ne hanno ad esubcram,.'\1 So questo è il pensiero del mio conlraddittoro si accomodi pure. Quanto a mo io sono o resto di contrario parere. lo credo che il Debito pubblico costituisca un problema colossale, che affaticherà lo menti di molti ~ove1·1ianli, e non avd\ faL'llmente che una sola soluziono: la dCv1•ingotade. lo endo che la 1·etuuta. sia un mezzo <li sfruttamento e di vtta pan,ssttica, e 1l socialismo, che /li la uuen·a alftma cosa e all'altra, ne deve scrive,·e faboltzione 81.tlla bandiera sua, e 1w1ivote1utola wnma;zw·e (l°tm colpo, ne deve apparecchiare la mo1·le tar1liandole im mem.b1·0per volta. A questo scopo mir:1 la mia proposL'l, a iniziare cioè ~\11:•;~odrm~~:s~t~~·~o~n~i~!~.': a\l 1~~~!~ ~~:11~~~:; troppo iruscho o troppo violente. In fai suisa si cscircbbc dalle generalit..'l nebuloso in cui c1 siamo aggirali fìno1•a,si creerebbe un nucleo nella massa protoplasmatica ancora amo1•fa ed indifferenziata, e, ciò che J?it'1monta, si darobbo un contenuto scn• sibilo e visibile alla lotta di classe, che dC\'0essere per noi l'arma più potente per la conquista o la realizzazione d01 nostri ideali. Perciò io tengo formo alla mia proposta ed in– tendo di colpire con essa tutto il debito pubblico. Io non scarto, come vorrebbe il Gallavres1, il con– solidato 3 'lo, porc:hè si tmlL'l di un capitalo nomi- B blioteca G no Bianco nate di circa 235 milioni, somma non disprezzabile, ~i~'\tth:g:i ci~:~,,:i.~~•{~01~ s!;!.~ Jò 1~~ 1 ,!~ ifd~b?t~ redimibile o il fluttuante. SO bono che questi han natura dh•e1'&'\dal consolidato, ma tale circostan1.a per mo non fa e non ficca per duo ragioni. L'una che i titoli di queste emissioni stanno tutti in mano ai ricchi; raltra. che la tendenza odierna non è ad ammortiz1.aro e a co1n•ertire. ma a far nuovi de– biti e a consolidare quelli già fatti. La leggo sui buoni settennali ò prova novella ed eloquente di ciò che affo1·mo,o lo sanno bene i nostri banchieri che L'\nto gridarono fìnchò il buon Giolitti non ebbe risoluto cli chiedere :.\I credito i 30 milioni occor– renti pei lavori ferrO\•iari dell'esercizio in corso. Questo ò il fatto nella sua rcalt..\ e spoglio da qualsi\•oglia distinzionccloltrina1·ia. E quando il Sella esclamava: amnun-Uzzianw e convertiamo, non ~~l~\'!gfreCl~;•~,;lO:: ~~~O~U~~:~~\ ai~\ C(~:~:O:' diedero cosi aspra smentita. Io non spero di aver convertito almeno il mio conti-addittore. Non lo spero, 1,erchò egli ha guar– dato la questione da un punto di visL'\ che a me pare falso e che cerL'\mento non è comune ai so– cialisti: tutt'altro. Figurai-si che il Gallavresi parla d'inta1'tQ'ibililil cd ha citato (associandovisi?) un a1"– ticolo di leggo che pone la 1·enclitaal sicuro da.ogni imposta speciale. Ah! dottore smemomto! e allora come faremmo a nazionaliu.are la term e gli altri ~\"~~~~-i~f~rf 1 te1r~~:e! :~ citt~iri6~ 11 ~?'~~;~ soro davanti le colonne d'Ercole della carL'l costi– tuzionale e del Codice civile cci dicessero: di qui non si passa; ecco duo articoli, 20 dolio Statuto, 430 del coclicc, che ci garantiscono l'appartenenza assoluL'l cd esclusim delle cose nostre e le dichiarano in• -violabili? Io non so che concetto abbia il Oallavrcsi del so– cialismo, ma il vero non è di certo. So fosse il vero, egli saprebbe che il socialismo tendo prccisa1nente a modificai-o e ad abolire questo leggi cho han it~C:~ &vcg~~cr~lt~ailcr;~~l~g~ ~:~~mJ~~e e a\~~~ E sapt-obbo del pari che esso non è fatto pci piccoli usura.i, ma è fatto per tutti e in primo luogo pei proletari, o che abbor1-o la dott1'ina di Hanneman 1>iùe peggio di un medico allopatico. In IL'llla molti si dicono socialisti, ma quando si tratL'l di mettere insieme un programm:.\ couc1'0to o pasitivo, allora incominciano a non raccapezzarsi piu, e molti di essi dimostrano che il loro ideale è un ideale borghese, ma rimpicciolito, intisichito, senza la g1':'.lud-iosifa che pur distin~ue l'ideale bor– ghese vero cd autentico. Essi vorretlbe1-ouna tc1·1-a divisa in pillolo, un capit..'llodiviso in lire e cen– tesimi, e a ciascuno vorrebbero da1'Cla sua 1>arto: uiente cli pili o niente di meno. E tutto questo succode, J>e1·chègli scrittori ita– liani di parte socialista son tutti usciti dalla bor– ghesia, o molti cli essi J>Crabitudine, per tcmpc1-a– mento o per crcdiL\ non han saputo libe1~1'S1dal pregiudizio sociale cd assurgei-e cosi alla visione netta o se1'C11a del nuovo sole gi:\ alto sull'orizzonte. Noi dobbiamo invece tener rivolto lo sguardo ed il pensiero principalmente al p1-oletariato, a questo esercito innumerevole cli Atlanti, sui quali si muo\'o e gravita il mondo odierno. •rencr d'occhio aucho i coli mcdi, e attirarli nella nostra orbiL1.,spoglian– doli prima del loro particolarismo g1'Ctlo,cocciuto o suicida, sL'\ bene. Ma il campo, sul quale lo 110- Sh'C energie s·hanuo a sviluppare, ò quello assai

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