Critica Sociale - Anno II - n. 14 - 16 luglio 1892

CRITICA SOCIALE 217 Ja.rono sempro o ,·anno 1empro tr&!(ormandosi e al– tcnuando11. Non sol<•,ma, a mio giudizio, le claMii hanno sempre a,·uto ed hanno tuttora - più o meno - un elemento lntrin'lero di (im:io11e ,ociale. Ed è questo elemc1110che, parmi, ,·err!\ sem11repiù s,olgendosi fino A 11rodurro la. trasrormazlono del111 lotta di classi in urm generalo Rorilura orgnnicl\ di run1.lonl sociali. lo, Insomma, tonto di scoprire la leggo sociale o, almeno, una ifollo leggi sociali, che regolano l'andam<:nto delle genti. Turali in,·ec-eappunta Il imo occhio srru– tatoro su un da.10 momento storico. E!M> si sorrenna sulla nllualo lotta di cl:,ssc, meniro io non so s1are solTermato Il, o mi sento con com11Jacenza a.tlraito da un r:'1Jlpor1o di C'ontinuità ch'io rav,•iso fra. lo classi d'oggi o lo classi del passato, contluul1it che parmi ac– cenni (1·r1x:tila jt11;a,1t a. 1rnsronnarsi gratlualmcnte in un congeQ'nO organico di runzionl socinli utili. E so pal'ltlldi un possibile ulteriore regno della natura e di po!Sibl\i cicli succctluntisl 111 umimo ,mnonie, fu J>Crl'lcourcrmaro la 11ossiblll1à ùl 'IUC!la leggo storica tll JH'OCcdura n. cui ora ncconnal, rl~pondenùo, non al– l'amico Turati, ma ai conlimul!orl, o forse esagera.tori, di Tommaso llobbc.s, agli 81Jiotatisostenitori dell'homo l1omi11itr,p111, agli inraus1I predicatori che la lotta di classe, rude, implacabile, è eterna; che, :i.n::l, è la legge d, l'i1Adella 11ma11i1à. So questa lotta finisse - essi dicono con una logica tutla loro - l"umana ra:u.a tlnirobbo nclln immobilità, Ciò non può essere. Orbene, lo di4"o:~:se 3nche si im– mobiliu35i-:el'umanità' Che per q11e!io?Ciò,forse, aliro dir non ,·orrcbbo so non che, d.J1>0 il cristalliuatosi regno umano, e, per o, oluzionc, dal regno umano s1esso, la na1ura trarrebbe un nuo\'o regno organico. più alto, ph'.acomplesso, più nobile del no111ro. E poi: chi ,,j dice, che ciò che ,•oi prc,·edeie come uno s1a10di immobìli1à lnrccondA. tli stazionarietà mono1onll. non sia in,·ece una grande armonia umana e forse la prima di altre armonio che susseguira.nno1 Del resto, Il p1~1t!11limt!11lo delle armonie umane non lo JJro,iamo ro,-se quasi lu111, ie non nell"in1c11euo, ccr10.111cnto nel cuore? Equesto present imenio del cuore, cosl gcncrnl<', e che anzi In ltilunl O portino una i11lui • .:io11e lnlcllottualo, non dovo 1>ro111·lo ,wer \'alore alcuno nella untura, di cui ò llglio,e nolla.società.?Kon è esso un1l forzal non è una energia ,•ltale1 uno stimolo? un l'lchlamo forse l Ma torniamo a bomba. Dunque, Il finire delle lotte di chtisl potrebbe essere bcninlmo - e lo credo anzi fermamente che lo sarà - 1utf11.ltroche il ftnimondo; come Il tlniro delle guerre - chccchè abbia detto il generale Mollke - non &arà il ftnhuondo morale della ch'lltà. Altra.ragione di dissen10 rra. Tura.ti o mo è riposta nel di\'CM!O modo di considerare Il còmpi10 del prole- 111ria10 tl"oggi. Ecco in pro11osi10come ,·odo e prc– \'etlo io. Certamente la società, 11e11·a,•,·enire,prescnil'rassi con una struttura o una. ro1·1M,che non saranno quelle d"oggl,o ciò a,·,·e1Tà per la connucnza di molle forze e di molte capaci1à dh·c11e. Tra. ques10 rorze e queste capachà, il prolelariato. Il nomica e morale. E il glorioso e ftn:t.lesuo trionro sarà. la sua scomparsa come proletaria to. · Se si ,·ol~se aflldare al proletariato un còmpito di– ,·erso, più largo. pli1 nito, sonaneggianto, sembrami che si sciuperebbero 111,·anoprezioso energie in un lal'Oro - 1•er lo meno e nella rnlglloro delle ,potesi - di 1mm. e semplice idca1i1,1,azionc. A tanto IO{/f/ttlioi,mo, sebbene IOfJ(Jt!ltici1ta, non arri\•o. Del resto, non !lamo noi due soli, Turati cd lo, che discordiamo nella in1erpretazione della rormula: Lotta di cl~tt. Quanti altri ce ne sono! E di ciò, ed anche d'al1ro. mi occuperò rorse altra ,·olla. o. G.socc111-Vu~,. CINQUE ANNI DOPO EFFETTI VEROSlltll..l DI U.S'IMPOSTA INVEnOSlltlLE SULLA JtE::,,,·mrA PUDDLICA. (') caro Turali, llODll', lu1ll0 lit!. Come il protagonista del romanzo del Bellam.r, io pure mi desto da un sonno lunghissimo, po- ~~::1o0i~!.:;~i(f:~1~1:!\·ie~~~~.~~ÌÌ~,/ftt1!~ e col solo un clamoroalto di ,·oci confuse. Ancor trasognato tendo l'orecchio o ascolto. A misura che la coscicn1... 1 della l'iL'I mi ritorna e i sensi intor– piditi dal letargo si ,•anno riadattando allo imprcs• sioni del moudo esteriore, odo pii1 rorte il tumulto che mi par di guerra, o nel tumulto il grido mi– naccioso: morte a l Goi:enw s ,>0llt1lo1·e; che ar– rh·a a mo flcro ed echcggi:i.nto come uno squillo di tromba in una s info111adi W ngucr. Dico 13.,·crità: ad un socialista qua lo io sono questo grido ra balz.1ro il cuoro dalla gioia. Rh•an– gando i ricordi degli anni J).'lssati cd associandoli all"ora del tem1>0 e alla dolce slaotone, « questo do,·o essere il 1wimo maggio, esclamo, e, se non sbaglio, si (love ra1· dav,·01-0., Ringrazio i numi propizi che hanno presieduto al mio ris,•eglio, infllo ~~l~:'~la cl~ir. 1 :lla~~r'1 1 i ail~1/ 1 ~a il~iu\~a Jt!~uf~ 0 ~~:~ sulla ,•ia. Che spettacolo strano o quanta gente! Nel mezzo della strada ò un mar di pc1"SOnC, <1ucllostosso che ciuquc anni prima ero abituato a ,·edcr noi rilrol'i ~il1ie~fn: f~~o e~~f.1n!li~! 1 ;!,~~I! ;!~ 1~l~1c! accidia di $ffUdcnli e la scenica SUJXWiorit:.\ di uo– mini che s1 sentono la borsa piena, il cor,•ello equi• libralo, o il cuore agguerrilo contro le vigliaccherie del sentimento. Ed ora son qui, ben ,•estito come sempre, ma co· ,•isi strarnlti o gli occhi rossi di sansuc, dimentichi della digniL1. loro, incuranti del calhrn esempio che danno. a nient'altro intenti che ad urlare bci!tialmonlo. o chi pili grida è pii1 bravo. Ai lati della strada stanno gh operai a guardare tranquillamente. Essi non Jh1rla110 nO si agitano; sorridono. Si direbbe di loi-o che sono un po' me– ravigliati. ma forse ancor pii1 contenti cho t.utlo quello persone per beuo si abb.1ndo11inoad un cscr'– cizio ,·ocalico cosi poco ortodosso, o cho nessuna quale garà 1an10 più un:t ,·era capa('ilà, quanto più , --- . , 1t) OUHI0 arlltolu. tnme li lettore lndMI"•· •I t'Onntll41 al scemerà d1 essere proletariato, cioè, misero o 1gnoran1e. p~ed ..ule d~I no,.im br1r1.uie e- llaboratofi'! roma110, J>11hl•llca10 t qui, qui, dO\'e si _annida la sua ,_era e sa'.1ta lotta =:,!w;~!1!~1: ~~:,.~. della Crltko ,01 111010: I• sa-ottllme di classe: lotturc, cioè, 11crla propria rcdc1121011c eco- f.!t'oto at110 Ca1T1c.t. soc:uu). 81bilote a G ro B1 r co

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