Giovanni Marzetti - Versi recenti

fERSI REtENTI DI GIOV .&!WlWI M.&BZETTI. • Ginevra; TIPI DI E. PELLETIER, RUE DU RHONE. !838.

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I.4e Vltti1ne innate, CARME. )ndi a veleni taciti Si preparò la mano : Indi le madri ardirono Di concepire invano . Per imn1enso dolor fatto secut~o Contro ogni doglia, franco d'ogni ten1a Qual mi rendeva un disperato affanno, A brancolar mi diéi per notte orrenda Di cieche mura, e da funerei lampi Oscenamente combattuta e rotta. Varcai la soglia del segreto ostello Che solo me vivente uomo accoglieva. Fra le dens' ombre, come a luce viva Di pien meriggio., i' discorrea per calle PA 1\J NI, Di n i un'orma segnato; e un'erta, un tronco Talor mi féan contrasto. lo dispettando Allor me stesso , e tutto che seuLia D'innanzi, e a lato, e sotto i pié, novella }..,orza, a salti, prendea. Cosi stanc3ta Per lung' ora la lena, e trafelato , E più affilata del dolor la punta, In me mi volsi, sovra i piè m'intesi Vacillar, tremar tutta la persona E caddi, e stetti imn1oto. Io noi sapeva, Eppur più righe di lagrin1e mute Mi solcavan la faccia. Senza pianto

4 Del cor lagrin1e in volto ! a viso asciutto Larga vena di pianto in cor dischiusa, È miracol d'amore, e di sventura. Similemente il ciel splende di luce Amorosa, nell' ora in che di contro Al dechinato sol su rubiconda Pendente nuvoletta appar la Dea Che le pensose alme governa, c il queto Lagrimar che da casti occhi le piove Brilla nel riso del perdon d'Iddio. ' Tra breve un fuoco mi si parve agli occhi , Che dal negror di tenebre condense Muovendo, squarciò l'etra, al suoi piombò_, Percosse a nudo avello, espanse un rubro Raggiar di fiamma, e sì vestinne il sasso , Che bianco, e sculto a scheletri, rifulse Fere in1magi di n1orte, e di spavento. E là, gridomn1i il cor, là traggi, vola, E con1e vuoi tua sorte_, e Iddio ne accenna, Scendi tra r ombre a interrogar gli estinti. Sursi, e securo in volto occupai l'urna. Scoperchiata, profonda ! .. Eppur di luce Fioca cosperso, e ne'scaglion tagliato Di livida petraja era un sentiero Che ad ima parte discendea. Lo tenni, Lo corsi, e quello cupo, cupo, sghembo, J..Jubrico, e in se medesmo tortuoso, lntombommi con esso. Oh qual ridico Miserabile vista ! Ahi qual ragiono Argomento d~ orrore e di pietade !

., Tuoni la voce mia ne'petti chiusi Al grido di natura, e sia percossa Che dalla selce de'lor cor sprigioni La latente d'amor sacra favilla. L'amara via, che giù m'addusse, allen1bo D..una rupe appuntavasi : aggrommata Caligine, e lapilio ond'era intento Il fosco aere, appastavansi al pendìo Che ricingea la morta bolgia : tabido Sangue caldo, e corrotta acqua féan gora Sul terreo cupo : lente, fioche, luride Lingue di fiamma, in giù guizzanti, usciano Dalla test.udin somma, e per quel lume In cenere _abbruttita era og!li vista. Ahi, con membra non già sciolte per 1norte, Ma per vita respinta storpie, grame, lvi una gente di come fanciulli Nel padule sanguigno tormentava Crucciosa, e lassa : ne' lor occhi, ancora Che mezzo spenti, ma in su volti, ardeva Un immenso desio di vita intesa In sua essenza_, e non saputa intera. Ed anelar del sole al raggio occulto Paréan, siccon1e al ciel rapiti~ e scemo Tornando il forte des·iar., s'udiva Sulle lor labbra tremole un pietoso Correr lamento d..infr·enahil doglia. Ferimn1i intanto il volto un imp1·ovvisa Rabbia di vento , come di gran possa ..

6 Per· angusto pertugio isprigionata Allor dagli antri dell' abisso ; e spinte Da quel furor, vid'io, venir ritrose Donne, atteggiate di spavento_, e i piedi Nel terreno appuntar, l,una con l'altra Concatenar le braccia, e negar oltre Il passo, perocchè cruda è a lor forza Dar nella gote de' lor germi, monchi .. Informemente guasti, e calpestarli_, E scoppiarne le ' rene, onde la putrida Gora del sangue ognor rigonfi. Vano È illor rattento, e di natura il tardo Rifuggir dall'empia opra; arcano, Invitto fato le tira, ahi misere, e co' crini Irti, e le bocche a feri urli squarciate Per le guizzanti viscere van sopra. Allora i crani scricchiolar, gli sprazzi Del vitale flùor contaminaro I petti_, i volli_, e tutto l' aer perso, Quale a me parve , si bagnò di sangue . Ma tra i griùi, e il feral cruccio, pur anco Orribili favelle uscir distinte . Ed una rea, che le calpeste membra Parea sugger con gli occhi, e di sua vista Mandar tormento, in tai voci proruppe. - Soggiacqui ancella a due tiranni , Amore Colpevol fémmi, empia mi fece Onore - · .E un altra tt·abalzata senza n1etro .A percuoter ne' teschi, a imprirner piene Orme di sangue, per tal nota acerha

7 •..,é trenutr di pietà l'aura sepolta. - Sto in muto orror, sol rompe mia notte atea La coscienza ria, che in cormi latraE tosto novo, straziante grido Per cotal suon colmò r orror d'averno. - Nel sangue mio misi le man, spensi io Una fiammella che avéa accesa Iddio - Ne tal bestemmia intera uscia, chè atroce Mugghio, e gran cozzo, scuotitor de,cupi Antri, il duol di natura espresse intero. Come il gel si dissolve allor che spazza L'alpi canute con sue penne il vento , Poi che rarsa affocolle affrica sabbia, Tale la doglia che il mio core avea Fatto di smalto, all'atra vista, ai gridi Feramente pietosi, in larga vena Di pianto si diffuse, ond'io compreso Di dolor, di terror, diedi le terga All' empio loco : e come il varco estren1o Riguadagnai del cieco avei, ferimmi ·Gli occhi a traverso della folta nebbia, Di che il pianto aggravavali, la diva , L'amorosa del sole eterea lampa , Che ministra la vita all'Orbe, e mostra Agli umani l' olimpo ~ e a se gli appella. Allora un' aura or"iental sui vanni Gli odor recando di Sionne, e il casto Alitar degli aranci a son1mo il Golgota Da lei libati, e il rezzo eterno in riva Tolto alla vitrea Engaqdi, in cor m'addusse L'alta qu·iete onde qui 'l verso è muto. -·

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:lo Lan1po è il r·iso , il cui baleno Ferve , abbaglia a un te1npo , e n1uor· : Ei non è che a noi nel seno Versa i gaudii dell' antor . Io languiva ; sul 1nio petto Venia Fille a lagr·inw.r·; Sacro , in1menso , eterno affetto Quelle stilie alimentar·. · , .Per selvoso alpestre or·rore Solo io mossi ; solo?. . . ah nò , Quella lagrima d'amore Fida ognor m'accon1pagnò . - }..,ur temuti -l-la s~ulto intanto Sulle invittc tu·nc il terrol' : Sul mio sasso, ah dica il piant o - Ei fu amato . . . e an1ato è an~oe - . '

•• Avvi qui am'or? Sì, certo Tel dicon l'urne, e i'l suoi Di tanti fior coverto Quanti n'educa ·il ùuol .. Nudre que' fior lo estinto , E par ch'e i viva ·in l or; Ma l'età fugge , e vinto Porta coi fiori amor. Ben altro affetto eternasi Ove son Croci : in ciel L'alma s'abbella, e il tumulo Sol ne difende il vel. Quindi non fior compascono I vi il tuo pio desit.. ; Ma una spet'anza impavida , Un in1n1ortal so~pir.

Il Pianto. a. Un'erbetta, un' onda, un fiore , D'un anretta l'alitar , È linguaggio che al n1io core Vien d,amore a ragiona t·. Bacio r erbe , i fiori , e l'onde , Bacio raure co' sospir, Sveglio l'eco , e amor risponde D'ogni speco. al risentir. Lamentosa tortorella ·Batti l'ali intorno a me? Oh pietosa . .. in tua favella Piangi lei che or più non è. Prigionieri in auree mura , Folleggianti tra i clamor , Siete fuor della natura , Più non piange il vostro cor . '

Dove fioco un venticello Lamentando muove i fior, Dove l'onda del ruscello Mette suono di dolor, Dove un salce incurva i rami D'ombre un'urna a consolar ,. Fida voce pae che chiami Fido cor~ a sospirar .. Dell'amata estinta, allora L' alma amante lascia il ciel , E del bacio che innamora Bacia in fronte il suo fedel. BP-n contende un' urna avara Dolce salma al nostro amor, Ma le vie del cielo impara Sol tra l'urne un amator.

La Desolaziotte. 5. A qnel fior, che sua fragr'anza Prende , o cara, in seno a te , Somigliava una speranza , Ch.. era meco , e or più non è . Ella pure a farsi bella Nel tuo sen venia così : Ma il raggiar d'iniqua stella Quel mio fiore inaridì . Or vuoi tu , del mio cor lasso Quanto è il duolo immaginar? Vo1gi , o cara , al lido il passo Mentre il sol dechina in mar. Là la bruna nuvoletta Che saluta il dì che muor, La perduta , umil barchetta , Son le imn1agi del mio cor.

La Gine-vrina. . G. Ermo asi l, del tuo bel lago Specchio al .cielo è l'onda lieta : L'aura tua nel cor racqueta L'ansioso mio desir. Qui la terra al ciel risponde L'armonie di un casto amore ~ Qui v'è il ben ch'io sento in core t Ma il mio Jaùht'O non può dir. Entro a' scogli, a fior dell'onde Del pensier qui alberga l'eco , Chè a quest'onde , a questo speco Suoi ciascuno il core aprir. Nè il pensier far onta ardisce Di natura al bel candore , Qui y' è il .ben ch~io sento in core , Ma il mio labbro non può dir. Qui nel margo a un' isoletta Rompe il lago , e si confonde Il lamento di quest' onde, D" Eloisa col sospir . Qui n1'atterro a'pié del Sofo D'alti affetti indagatore; Qui v' è il ben ch'io sento in core, Ma il mio labbro non può dir.

1.7 Montanina in eorta gonna, Scalza il pié , tra i fior distesa , La canzon dai padri appresa Fa negli antri risentir: E quel canto ai figli accenna Ch'e i son figli del valore, Qui vJ è il ben ch'io sento in core , Ma il n1io labbro non può dir . Giace il pio nocchier sul remo , E nel sonno il cor gli gode , Poich' e' sogna in· armi un prode Solo jotento a ben ferir. Vola il dardo , e coglie , e desta Contro a un empio un sacro orrore .. . Questo è il ben ch'io sento in core, Ma il mio labbro non può dir. '

Potenzadella svent•••·a in .&more. SONETTO. Gli amanti, che alle sue dolcezze An1or·e Prese, nel tempo dell'età immatura , L'un nell'altro aman lor lieta ventura, E con lei viene e va ,)o scarso ardore. Ma se due fidi insiem strinse il dolore, E nudrice d'amor fu la sventura , Incontro a n1orte, a forza, a tempo dura La catena che ad ambo allaccia il core. Tempo , forza? Recar qual ponno offesa A fiammella cresciuta in caritade ? Morte che può contr'uon1 cui viver pesa? Che può contro di Te , cara innocente , Se l'affannoso cor ne persuade Dolce l'ora che 'l queti eternaimente?

Vuoto del l'uore. SONETTO. Mia :Filie , uscin1mo della rea tempesta, Che nostr'aln1e innocenti ha combattuto? Dove se' tu? Terra di pace è questa, Che col pianto del core io risaluto? O fior vaghi ... non cari! O luce •... infesta A chi pianse pur ora! Oh amor perduto , Ahi quanto l'eco di tue gioje è mesta, Ahi come il ciel , se amor non rarde , è muto! Ben pace , sì, nel cupo sen mi stagna : Lungi da Fille è pace intera: quella Ch'è de' sepolcri al lento aere compagna . Ahi , mia vita sen1pr' empia! o smunte , e rotte M'ha le posse. del cor fera procella, O il cor m' han chiuso orror di tomba , e notte . l. u

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