U. Zanotti-Bianco e A. Caffi - La pace di Versailles

«. V — 243 — F r a questi popoli che si rivolgono alla giustizia del mondo, rappresentata dalla Conferenza che si riunisce a Versailles, si trova anche i l ramo della razza romena conosciuta sotto i l nome di macedo-romeno o cutzo-valacco, e che si trova fissato in Macedonia, in Epiro, in Albania, in Tessaglia ed anche in Tracia. Senza discutere l'oziosa quistione dal punto di vista politicò, se questa popo– lazione discenda, almeno in parte, dalle legioni di Pompeo e dalle colonie romane, emigrate in queste contrade due secoli a. C. e dopo la conquista dell'TUiria e della Macedonia, per opera del pretore Anicio e di Paolo Emilio, o, quello che sembra più verosimile, discenda esclusivamente dalle colonie daco-romane, ritirate dalla Dacia trajana, dall'imperatore Aurelio, nella Mesia e respinte qualche secdlo più tardi al di là dei Balcani dall'invasione dei Bulgari, degli Slavi « dei Goti, un fatto risulta chiaro dallo studio etnografico e filologico di questa popolazione e del suo linguaggio: l'assoluta identità nazionale coi Romeni del Danubio o Daco-Romeni. Questa verità non è del resto più contestata seriamente da alcuno ; giacché essa s'appoggia sulla comunità di tutti i caratteri distintivi che costituiscono un popolo: nome, lingua, usi, costumi, ecc. Senza voler far la storia dei Macedo-Romeni, contentiamoci di constatare che prima dell'invasione ottomana, essi avevano tale importanza da poter fondare vari principati distinti, nelle montagne del Pindo e in Tessaglia, sotto i l nome di Grande e Piccola Valachia (da non confondersi con la Valachia ch'è al Nord del Danubio). Questi principati, dei quali si fa sovente quistione dai cronisti bizantini, esistettero sino all'arrivo dei Turchi che accordarono ai Romeni, in cambio della loro sottomissione, importanti privilegi, comprendenti una larga autonomia comunale, amministrativa, giudiziaria e religiosa, privilegi che furono per lungo tempo mantenuti e dei qnali sussistevano, non ultimamente ancora, i vestigi. Grazie a questi privilegi e a queste grandi qualità la popolazione romena di Tur– chia ha potuto svilupparsi e arrivare ad una prospera e fiorente situazione. H Patriarcato contro gli Aromeni. er sfortuna i l Patriarcato di Costantinopoli, essendo, non solamente greco, ma anche interamente devoto al pan-ellenismo, s'impiegò con tutti i possenti mezzi che possedeva nell'Impero ottomano, a impedire completamente lo sviluppo d'una cultura nazionale romena. Così i tentativi di risveglio nazionale fatti sulla fine del xvm secolo e sul principio del xix dai .macedo-romeui Rosa, Cavaliotti, Oukonta, Bo'iagi, furono combattuti a oltranza e non tardarono a essere soffocati. Tuttavia quaranta o cinquant'anni più tardi l'idea del risveglio nazionale si fece di nuovo strada e verso i l 1862 alcune scuole romene furono fondate in Macedonia e in Epiro. Ma questo insegnamento in lingua romena doveva urtare nella più violenta delle opposizioni da parte del Patriarcato greco e del suo clero. Troppo lungo sarebbe dire in tutti i suoi particolari la guerra senza quartiere condotta dal clero greco contro le scuole romene e contro gli aderenti al movimento • nazionale. Si sa che tutti i mezzi di azione dei quali poteva disporre la propaganda gròca, diretta dal Panaro, furono messi in gioco. Durante cinquant'anni non si ebbe che un lungo e interminabile seguito di pressioni, di vessazioni sui Romeni di Turchia, esercitantisi talora sotto forma di rifiuto d'assistenza religiosa, di scomunica, d'anatema, di delazione presso le autorità turche e talora sotto la forma ben altrimenti terribile di delitti, di torture e di altri abbominevoli misfatti, commessi con una crudeltà senza pari da bande d'antarti inviate dalla Grecia e sobillate dalla propaganda greca. Giammai crociata fu condotta con più accanimento di quella diretta contro le scuole e le chiese romene di Turchia e contro i loro adepti. Basta ricordarsi che nello spazio di due o tre anni, più di quattrocento notabili romeni hanno dovuto \

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