Filippo Turati e Anna Kuliscioff - La tragedia di Giacomo Matteotti

commozione, comincia ad abituarsi ali' irreparabile. Ma quel discorso di Mussolini ieri alla Camera è lo specchio della sua psicologia: arido, preoccupato più della sua posizione in seguito alla tragedia Matteotti per finire con la solita minaccia. Avrebbe potuto trovare il bel gesto di assicurare l'opinione pubblica che andrà sino in fondo se si doveva anche lasciare il potere. Ma è meglio che non l'abbia trovato. Quel che dici della povera moglie di Matteotti è straziante ; capisco la sua fissazione di volere avere la salma di suo marito ma sarebbe una vera opera di umanità non farglielo vedere, perche chissà che scempio avranno fatto di quel povero corpo. Filippo ad Anna. Carissima Anna, Roma, sabato 14 Giugao 2-1, a/lt 15 1 ft ti scrivo prima, perchè alle 17 riunione del Comitato delle opposizioni, alle 18-19 riunione del Gruppo e temo non troverò più un quarto d'ora. Finalmante ho avuto tue notizie - due lettere - una sull'altra, quando, inquieto, stavo per telegrafare alla Ninetta. Non lasciarmi senza notizie in questi giorni, che sono, per tutti, di trepidazione. E bada a non scrivere parole imprudenti, perchè anche soltanto una espressione di dolore può -essere il pretesto a qualche infamia. La posta è insicura e le perquisizioni arbitrarie fioccano. Il Governo sente l'ondata di rivolta morale, e scatena il terrore. Tutti i fascisti di tutta Italia sono mobilitati oggi stesso per precetto. Le dimissioni di Finzi, la sospensione di Cesare Rossi, saranno una commedia, come gli arresti dei vari Oumini - il .-Sansone .. che minaccia i Fihstei - e come le ricerche del cadavere, che la sera stessa di martedì deve essere stato riportato a Roma e forse arso, ma sono pur sempre un sintomo di malessere che, se si :,,ggrava, sprigionerà le ultime /ilfeggibUe/. Non li dico come sono pentilo d~I nostro g'esto, che tu approvi; e in verità a noi parve necessario; ma il Ministero, più furbo di noi, ne approfittò per liberarsi della Camera per sette mesi. E la Camera voleva dire la sola tribuna possibìle, la sola trincea, il solo controllo. Certo, essendo presenti non avremmo potuto impedire che la sospensione avvenisse fra qualche giorno; ma erano sempre giorni guadagnati. Se poi i leaders delle oppo– si7,ionl avessero avuto il fegato che non hanno, la situazione poteva essere profon– damente influenzata. Perchè, senza dubbio, v'è nel\' aria un rovesciamento di impres– sioni: quelle stesse calche di persone che si affollavano davanti a Montecitorio per fischiare e percuotere Amendola, Bencivenga e compagni, oggi fanno ala al nostro passaggio salutandoci e mostrandoci il loro rispettoso consenso. Fiati di vento, lo so, che mutano direzione da un giorno all'altro. Ma la politica sta nel giovarsene. Victor Noir e Oreyfus valsero più di cento trattati di diritto costituzipnale. Modigliani sostiene che si è fatto bene a fare come sì è fatto e che era inevi– tabile il farlo. E' stato inevitabile, perchè nessuno ha dubitalo e il senno del poi non serve a nulla. Ma ci siamo imbottigliati in un viluppo inestricabile. Ieri si constatò che la chiusura della Camera • implica il riconoscimento della gravità della situa– zione •; è, in certa guisa, un elogio alla maggioranza. Oggi Labriola proponeva di negare validità precipitosa dcli' esercizio provvisorio, fatto dalla maggioranza in con– tumacia drlle opposizioni, assentatesi per ragioni contingenti di tempo e di circo– stanze. Ma insomma gli assenti hanno torto, specialmente nell'impressione grosso– lanA del pubblico, e fra la prima constatazione e la seconda denuncia vi è una certa 17 Biblioteca Gino Bianco

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