i3i~lic 261 - XXIII. La verità senza frasi Il linguaggio che noi abbiamo tenuto nell' ultimo capitolo è certamente tutto il rovescio di quello che tengono i partiti politici, in cui si promettono mari e monti di meraviglie, e secondo cui la più infima riforma dovrebbe guadagnare addirittùra il paradiso terrestre per coloro che l'avessero appoggiata. Ma noi, che non speriamo ed attendiamo nulla dai ciechi entusiasmi della massa, noi che vogliamo che il popolo sappia condursi da sè, non dobbiamo far propaganda di illusioni. Per dar più forza al nostro pensiero, più efficacia alla nostra azione, bisogna veder nettamente la via che dobbiamo percorrere, guardarci da ogni illusione, sbarazzarci di ogni pregiudizio che ci farebbe fare falsa strada. Le nostre idee non saranno rese applicabili che dal1'energia spiegata nel propagarle e dalla loro diffusione fatta da quanti le avranno comprese. Il successo dipende dalla forza che metteremo a servizio della rivoluzione; ma se non l' impieghiamo subito, questa forza, se non cerchiamo di passare, d'un tratto, dalla teoria alla pratica, bisogna riconoscere che ciò avviene a causa di molti ostacoli che ce l' impediscono. Se le nostre idee fossero immediatamente realizzabili, noi non saremmo in alcun modo scusabili del non tentarne la messa in pratica. Ora, qualunque
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