Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

8 hol un ritardo per le idee di venti, trenta, cinquanta anni e forse più? • « Se invece riu~cirete vincitori, potrete iìnpedire le vendette individuali? chi vi dice che la lolla non strariperà e non sarete sorpassati da lei? - In un modo come nell'altro sarà lo scatenamento delle passioni bestiali, della violenza, delle forze più selvaggie e di tutti gli orrori dell'uomo decaduto nel!' animalità. » Noi replichiamo che, accentuandosi la crisi economica, la disoccupazione divenendo sempre più frequente, le difficoltà di vivere aumentando tutti i giorni e le diAìcoltà politiche aggravandosi progressivamente con gran terrore di quelli che « tengono le redini dello stato », noi camminiamo sicuramente verso questa rivoluzione che sarà prodotta dalla forza delle cose, che nulla potrà impedire e per la quale, quindi, abbiamo una cosa sola da fare, ed è di esser pronti a prendervi parte per giovare quanto meglio è possibile alle rwstre idee. Ma la paura dell'incognito è cosi forte e tenace, che, dopo aver riconosciute come logiche tutte le nostre obbiezioni, dopo aver convenuto della verità di tutte le nostre deduzioni, c'è sempre qualche contradittore che ritorna a dirci: « Si, tutto ciò è vero; ma, forse, sarebbe meglio agire prudentemente. Il progresso avviene a poco a poco; bisognerebbe evitare l'azione brutale: forse è possibile persuadere i borghesi a fare èielle conc<!ssioni ! » Certo, se avessimo a che fare con geme ignorante e in mala fede, che in fondo desiderino di' non esser

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