Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

- 236 - zionale, e non neghiamo quindi i benefici che potrebbero ritrarre i lavoratori dalla sua applicazione, dato e non concesso che i lavoratori possano trar beneficio da qualche cosa nella societa attuale. Le sue cifre vengono proprio a sostegno degli anarchici, quando questi affermano che, con i dati della scienza attuale, si potrebbe rendere i prodotti talmente abbondanti, che non vi sarebbe bisogno di dividerli a razioni, ma che ciascuno potrebbe prendere nel mucchio, a capriccio dei bisogni o della fantasia, senza avere a temere la carestia, come sembrano temere i più pessimisti. I quali, credendo di essere i soli o i più equilibrati al mondo, vi concedono anche che per loro non ci sarebbe certo bisogno di alcuna autorit:1, ma che però è necessaria per reprimere i cattivi istinti di cui è animato tutto il resto dell'umanità . • • • In un opuscoletto, intitolato I prodolli della ferra, ( 1) un nostro amico ha dimostrato con cifre ufficiali alla mano, che, malgrado lo stato infantile in cui è ancora la agricoltura, la produzione universale ha un eccedente formidabile sul consumo; il signor Ville c' insegna che con l'impiego oculato dei concimi chimici si può, senza un lavoro maggiore, far rendere alla terra quattro o cinque volte di più di quello che non renda { 1) Que;,to opuscolo e l'altro I 1n·od0Ui lltll' ind?trtt,·ia, furono scritti in coll:ill()r:uione d:11 prof. ~MiM cieli' Unive~ità dì Los.inna e d:i. Eliseo Rc<:Ju!,:, come un :'litro opuscolo, ltirJ,,.~.v et .lii.~,,·,. pubblicato dalla Riroltf' di Parigi nel ,88X, f pro,fvtti ,f,Ua ll'l'l'll , d,ll' i,1.flWdriu h:'mnò :tvuto numerf>SC C!diiioni ì1:1lianc (Fantuni di Mibno, Mot1gini di Roma, Il Rifm•glilJ di Cinev1-;i ccc.), (N(J/" drl traJ"llon) B hoteca Gino Bianco

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