- 226 - e per conseguenza la sovraproduzione che si voleva impedire, la disoccupazione che si voleva evitare, sussisteranno come nel passato, giacch& la produzione rimarr:\ la stessa e il lavoratore non sad in condizioni <la poter consumare di più . . . Gli inconvenienti di questo cosidetto miglioramento non si limiteranno ali' insuccesso sopra notato. Ve ne sono· altri molto più seri i: anzitutto la riduzione della giornata di· lavoro avrà per effetto di aumentare la perfezione degli strumenti meccanici e dj. incoraggiare sempre più l'adozioue delle macchine, e cioè dei lavoratori di acciaio, invece dei lavoratori di carne cd ossa. Ciò in una società ben organizzata sarebbe un progresso, ma nella società attuale non ha per _risultato che un aumento di miseria per la classe operaia. Di pit1, l'operaio essendo obbligato a produrre più presto, sarà costretto in conseguenza a un movimento più rapido, e a concentrar di più la sua attenzione sul lavoro; tutte le forze del suo organismo si troveranno quindi· in uno stato di tensione continua, più dannoso alla salute del lavoro prolungato. La durata di questo lavoro è meno lunga, è vero; ma, obbligato com'è a spendere una forza maggiore in minor tempo, l'operaio si stanca di più e più presto. Se guardiamo l'Inghilterra, che ci è mostrata ad esempio dai partigiani di questa riforma, e dove è in vigore la giornata di nove ore, vediamo che, lungi dal!' essere un « miglioramento » la giornata ridotta è, al contrario, un « aggravio » per il lavora-
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