Giovanni Grave - La società morente e l'anarchia

Bol - 224 - meni cui <là luogo la viziosa organizzazione <li ciò .:hc si è .:onvcnuto d1iamare la « società attuale >>. Nel capitolo su la ProprieltÌ abbiamo dimostrato che, se i magazzini rigurgitano <li prodotti, ciò uon è perchè la produzione sia troppo abbondante, ma perchè la maggior parte dei produttori è povera e non può consumare secondo i suoi bisogni. Per· conseguenza il mezzo più logico, per il lavoratore, per assicurarsi il lavoro sarebbe di impadronirsi dei prodotti che ha fabbricati, di cui è stato spogliato, e consumarli. Non ci dilungheremo di più a questo proposito; ma dobbiamo ancora dimostrare che non è la applicazione di questa riforma che ai lavoratori porterebbe il minimo miglioramento pecuniario. Quando un borghese impiega i suoi capitali in una industria, è perchè spera che questa fari fruttare il suo danaro. Ora, nello stato presente di cose, il padrone stima che gli abbisognano dieci, undici o dodici ore per trarre da un operaio il frutto per il quale lo paga. Riducendo la giornata di lavoro a otto ore, il padrone si vedra leso nel suo interesse e avrà scompigliati i suoi calcoli; ma poichè bisogna bene che il capitale gli renda quel tanto per cento, poichè il suo lavoro di capitalista consiste nel saper ricavarne questa rendita, nel comperare a buon mercato e rivendere il più caro possibile, nel guadaguare truffando tutti coloro con cui negozia (è il suo mestiere), cercherà un nuovo mezrn di ripigliar ciò che si è voluto togliergli. Tre mezzi avrà dinanzi a sè: o aumentare il prezzo dei prodotti, o diminuire il salario degli operai, op-

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