Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

SETTE LIBERE PAROLE IH UN ITAUA:\0 SULLA S ignor mio ! che non tu~di OmAÌ d ; c :.~l i occhi rruci 'fUt'SIIl vprg~ogna 1 Che a guisa d ' uom clte sogua Aver la morte innanzi gli occhi parmi , E Vùrr~i far difesa . l' null ho l' arrni. PII.TRAI1. , Can1. XVJI• .. TIPOGIUFfA DI G. B. CAMPOU11 1849

Dove siamo? DO'Ve andiamo ? doppia inchirsta ehe tutti abbiamo in cuore, cd alla quale cerchiamo indarno nel passato una risposta. E una risposta forse non al tutto improbabile si troverà nelle Sette par1>le che mi accingo a svolgf'· re, e la cui libertà non farà, spero., accusare il t ilolo di presunzione o di men-zogna. L'Italia per esser caduta grado per grailo nell~ presenti sue sventure , per islarvi tutta dentro affogala, non ne ha quasi il sentimento ~ dirci che meno ancora ne misura i rischi. Come l' uomo, la cui djmora si ,·enne insensibilmente ingombrando di fumo, ha uopo di chi entrandogli nUO\'O in casa ne lo ammonisca. Dalle Alpi sino alla estrema Sicilia o si geme sotto la tirannide demagogica, o si lotta corpo a corpo con quella : è Ja invasione del radicalismu.

VI Quando questo avrà compiuta la sua opera di distruzione, ci vedremo inalbel'are innanzi il sociali smo, che slà tutla,·ia diell'o la scena aspctlaudo con impazienza Ja sua ,·olta. Se la Società non si risolve <~l suicidio, ingaggerà una pugna dispcrula con quel nemico di ogni cunvilto civilè: e riuscilane col di sopra, si troverù lacera e sanguinosa ; costretta però di getlal'si alla rncrcè di qualche . primo console o cliltatorc. li dispotismo sarà l' ulLimo suo rifugio ! Crcsecndo i mali scemarono colla stessa proporzione i prcsidii. Lo seadimrnlo morale è pari alla declinazione religiosa : pr r noi è illanguidita e ha- ]enanle perfino qu rHa fiaccola del Princi palo pontificio che rifulse siccotne faro nelle tempestose vicende della barbarie ! Se al dPlirio del nosli'O orgoglio la Provvidenza permetterà di spcgncrJa , sarà eerto quello un giorno di Jutlo per la Chiesa ; ma per la 1 ltalia sarebbe giot·no di dissoluzione c di morte. Frattanto la ragione o tace a v~ ili t a o non trova :1scolto: il dirillo iulimidilo non ha altro alberO'o ~ f'lll' il santuario della cosciPnza ; cd alla \'irlù non resta allra missione ehe il farsi bella agli occlli dt•l sovrano suo Aulore nellr sElgrete soiTcrcnzP <' nei §agrifizii inapprezzali. ~ondizioni tanto più dolorose, quanto più l i ele 1tiH!ran.te due anni or sono ci sorrhlcv ano ! Com~

VIl n ai furon tradite? come mai un avveni re che t'i biancheggiava cosi srreno, si è infoscato e rannugolato per guisa , da non farci attendere che folgori c grandiui ruinosc? Noi crediamo 'edcrne la cagione nelle influenze di quattro onesti concetti falsati dalla ncquizia , e ùi tre fatti che , \'enutisi ad intrecciare con quei toncelti , li resero efficaci e prepotenti. In questi elle elementi pensiamo acchiudcrsi , nel doppio giro delle idee c delle azioni, il nostro presente non meuo che il nostro avvenire. In mezzo al rimeslìo che ci stordisce cd al turbine che ci ravrolge, 'i è chi intravede come al fondo maturarsi qualche gran bene per la Europa c pel mondo: io sono nello stesso pensiero , e lo' tornincendomi che la Provvidenza dalle tenebre farà emerger la luce. Ma se quelle tenebre si prolungassero a qualche quarto di secolo , noi mollo probabilmente lasceremmo la 'ita senza a\'er neppur salutata l' aurora di sì bel giorno. Affrettiamolo coi voli ; ma è troppa vergogna , è la radice di tulle le sue S\'enture, che alla Italia onesta e cattolica pesi tanto affrettarlo eziandio coll'azione ! A questa dovendo precedere qualche i tJea , noi tenteremo di esporne alquante che ci srmbrano opportunissime, ma senza troppa fiducia di troyar simpatie. Quando la inerzia eh ile si cor crse

Ylll col mantello deJla prudenza , l'appello all'azione non può trovar che ripulsa. La prevcggo e mi ci rassegno. Lo scrivere lontano dalla Penisola mi fa temere; che lo scritto Yi possa arrivare tardivo e quasi stantio pei nuovi fatti' che andranno a compiersi nel tempo che tramezzerà la pubblicazione e la lettura. La rapidità portenlosa onde si succedono gli · eventi dee ispirare questo timore a qualunque non iscriva sul luogo ed a maniera di effemeridi. Nondimeno i giudizii sui fatti seguiti fin quì e lo svolgimento di qualche principio universale, se hanno opportunità, la riterranno, qualunque sia l'aspetto che andranno a prendere le cose pubbliche nella ILalia. Potrebbe eziandio avvenire che i nuovi fatti aggiungan peso c rechino nuoYa conferma a quei giudizii e a quei principii.

SETTE LIBERE PAROLE DI UN ITALIANO SIJLLA ITALIA, lf.lliZO 4849. l. LIBERTA' E DEMOCRAZIA. Felici auspici i delle nuove istituzioni in Italia.- Debito r. h<! quelle c ' imponevano.- Perché la maggioranza ne ombrava? Essa dovea essere c non fu rassicurata. - Realtà del conato demagogico nella Penisola. - Possibilità della pura democrazia nella moderna Europa. - Speciali difficoltà che la pura democrazia lrO\'erebuc tra noi. - Alla democrazia seguita il socialismo. - Come lo stia combattendo la Francia ? - Pe rcbè non potrebbe l'Italia? - Il re bombardalot·e. In Halia se non da tutti esplicitamente, almeno da molli ss imi si desiderarono riforme amministrative e temperamenti all'assolutismo. Il successivo svolgimento dei concelli civili, una pace abbastanza lunga , l' esempio di nltre nazioni colte e un sentimento di dignità nazionale ci faceauo hramnr vivamente una voce legale nella cosa pubblica; che il senno nazionale avesse dirilto di giovare

2 J.lBEH TA' dei suoi lumi il Governo; che i poteri concent.rali nel Principe fossero ripartiti , equilibrati con efficaci contrappesi; j diritti del Sovrano e del popolo definiti , riconosciuti, assicurati di scambievoli guarentigie; che lasciata allo Stato l'unità governativa che ne fa la forza, si concedessero le possibili larghezze amministrative alle provincie ed al comune. Questi ~oli onesti e ragionevoli si spensero altra volla in conati o improvidi o troppo precoci; ma espressi , egli è oltre a un anno, con moderazione e dignità da molti buoni, con protervia ed impudenza da pochi tristi sortirono un effetto che non si saria neppur sognato. l Principi ilaliani dieJcro Costiluzioni forse più Jarghe che non si chiedea; e le diedero o perchè credettero di non dov.ere, o perchè sentirono di non poter opporsi a una tendenza, la quale nelle nuove dimensioni che avea prese ispirava qualche fiducia che la nazione vi fosse oggimai matura. Primo a darla fu il Principe che sariasi credulo esserne più lontano , che avria potuto tener saldo più lungamente, ed a cui la realtà della universale leudenza si presentava più incerta che a qualunque allro. E la diede con fra11chezza e con lealtà giustificate pienamente dai successi. La lotta antica tra l'assolutismo de' Principi e la li:- l>erla dei popoli parve cosi aver avuto fine tra noi. Fu bello, fu glorioso per la Penisl)la esser data una nuova vita senza quelle tempestose angosce, senza quelle agonie sociali che sogliono essere il prezzo doloroso sempre, ~pe;:,so aucor.l colpevole di <~cquistale franchigie. Senza colpo fer ire, senza versare slilhÌ di sangue noi entrammo nel sospirato arringo di popoli liheri , ed avemmo i no~tri Principi stessi {nercssità o largheLza non nwnl i.\ )

E Dli:MOCR.AZIA. ., t) che vi ci manndussero. Più ottenemmo noi che non la Francia colla suhita espulsione degli Orlenncsi ; che dove quella nello stesso genere di governo liùero si dicùc pi ù larghe forme , noi daW assolutismo di parecchi secoli trapassammo di traHo ad un genere del lullo nuovo, e1l avemmo o g~ i su g~ctti acl una legge comune coi popr.! i quei Sovrani , i quali ieri non conoscevano altra regola, che il rcllo loro vol ere , ma che avrebbero potuto ezian.- òio il loro capriccio. Dato cosi ~ran pass '> ncW arringo civile , parca che rl ovessimo quiet ar finalmente , c appli car l' animo a correre il nuovo compito che la Provvidenza ci aveva assef!nato; ed era lungo, fati coso , forse ancora di non si curo riuscimento. Dovevamo di comune accordo iuaffiarc la nuova pianta perchè profondasse le sue radici ; dovevnmo educarla con lungo amore, ed allendere con pazienza che alle foglie s' intrecciassero i fi ori , ed a questi succcLlesscro i frutti. Sopnlltulto dovevamo ahitu C~ rvi gl'inespert i che eravamo lulli; ~:Ìffid a re gli ombrosi che erano molt issimi c fors e i piti . Senza queste due coudizioni un {ì-(lyerno con elemento popolare non riposando sulle simpat ie e sul concorso del popolo, l'arà sempre torbido e precario. Non usi al nuovo regime trovavam(} tutli gl ' intoppi, le incertezze, le noie dei comin ciamenti; e ci era pur forza soverchiarli con pazienza longanime e con cos tanza. l\fa vi par e rhe... a ne m potuto non darci pensiero dei sospctto~ i , de i diffidenti , dei nou curanti e fin dei con trari ? Questi nella Italia costituiscono fuori di ogni controversia la mé\ggioranza numerica; e la nessun;t parte r he han preso uei collegi elettorali ne sono una proTa irrepugnabile. So che c.odesto con\cgno non ù lollevolc,

t,. LIBERTA' appena può 'trovare scusa nelle. vecchi.e abHu.dini e ne!la nessuna parte presa fin qui dai nostr1 popoh nella v•ta pubblica. Ma che volete ? la polilic~ non. crea gli el~menti civili: appena può leggermente mod1ficarh e ad ogm modo convien che gli accetti quali li trova costituili nella Società cui presiede. Ora se ammettete la ipotesi che in Italia la maggioranza numerica non vuoi sapere di mut-azioni , come farete voi a costituire un nuovo Governo? vorreste per avventura fargli liberi per forza? Sarebbe il C1\SO in cui un Governo libero per conservarsi avrebbe nopo di tiranneggiare , . e distruggerebbe la libertà individuale nell'alto medesimo che vuoi fondare Ja pubblica. D'altra parte non è a pensare che codesta maggior~nza numerica sospettosa , diffidente e non curante di libertà non abbia in Italia buone ragioni dei suoi sospetti, della sua diffidenza. La libertà , il diritto , la indipendenza hanno troppe allraltive per la mente e pel cuore ; e niuno senza un p~rche avverserebbe chi viene a proferirleci. Ma la storia , le rimcmbranzc, la esperienza di ealamita sostenute non si cancellano leggermente dalla memoria dei popoli. Temettero gl'Italiani di vedere anror questa volta la lirannide di pochi demagoghi prendere il luogo dell'assolutismo dei nostri Principi , pel quale avevamo il leni livo della lunga abitudine, e che per quanto si sia dello e calunnialo, uiuno crederà mai, non quei medesimi che lo predicarono, che fosse tirannide. Si trattava dunque del ragionevole timore ond' era impensierita la maggioranza in Italia, di vedersi cioè oppressa da un reale dispotismo demagogico a titolo di essere affrancati da un imaginario o certo esageralo dispotismo monarcltico. Ci stupiremo che quella maggioranza si restasse-

E DE~IOCJ\kZl.t. d' un passo indietro, si tenesse in osservazi(:me , non vo· lesse stendere un dito alla partecipazione dei nuovi ordillamenti, fino a ricosarsi di dare un voto nella elezione dei rappresentanti del popolo? Calcolo , a sentir mio falsissimo, e che è riuscito proprio al dispotismo demagogico che si temea e si volea schivare; ma calcolo alla .stess' ora naturalissimo , perchè conforme alla umana inerzia ed al riserbo esagerato della onestà , soprattutto in quelle deliberazioni che si prend.ono dall' individuo senza riguardo alle conseguenze· necessarie ùi quelle deliberazioni medesime accomunale alla maggioranza. Che se questo contegno schivo e diffidente dei più non ha cessalo il rischio della tirannide dei pochi, e l' ha anli causata; per un altro verso. ci ha tolto quasi ogni speranz!l di consistenza ai Governi liberi, in quanto una coslilu· zione civile e popolare no.n può tenersi in piedi lungamente, senza- che sia appoggiata sul suffragio e sul con· corso del vero popolo, cioè della maggiore sua parte. Pertanto ad acquistare questo suffragio e questo cou · corso dell'universale dovean rivolgersi gli sludii dei veci amatori di libertà e d' Halia. Ed era, siccome sembrami, agevolissimo: un poco di lealtà , di moderazione, e sopra ogn' altro di disinteresse nei primi autori del movimento saria bastato per convincere i popoli italiani che si volca davvero la libertà: dove ne fossero stati convinti, il loro concorso non polea fallire; perchè i popoli, credete a me, 11on si fan pregare due volte per essere affrancali dall'assolutismo. Ora mi si dica: ci fu codesto poco di lealtà, di mode.- , s·azione ,. di disinteresse, che era la condizione sine qua :non di tutti i beni civili e politici spcrali dalla Italia ?.

6 LIDERTA' lndubilatamente in molti ce ne fu più di un poco; c il Troya in Napoli, il Balbo in Torioo, il Capponi in Firenze ed H Rossi in Uoma erano uomini forse da ispirare quella indispensabil fiducia alla parte sana della Penisola, e da assicurarle Je acquistate e ancor balenanti istituzioni. Ma i vrimi tre colle improvide morbidczze .verso la parte iniqua riuscivano ad essere sopraffatti da questa: l'ultimo colla sua fermezza e colla fedellà al Principe si chiamava sul capo il pugnale dell' assassino; e colla decorosa ~ua. morte giustificava i timori dei tre primi , espiava qualche passato suo torto, e lasciava anche quell'ultima parte delfa Jtafia superiore in preda dei demagoghi. Cosi dalla Dora infino al Tronto il principio di autorità è tradotlo nelle piazze : a queste sole appartiene il diritlo di sanzionare e di eseguire: ogni onestà aùborrenle dai politici saturnali dei circoli popolari è tenuta per n i mica o alme n per :'Ospella : il Principe si ritrasse , come ùa Uoma; che se resta, come in Torino, a volerne salva la coscienza e illeso il decoro, deve supporsi poco altro che fantoccio ·pe1· mostrar la persona e prestare il nome. Nella llalia meridionale una felice eccezione fll che si goda qualche tranquillità~ essa noudimeno iniziata nelle Sélnguinose giornate di maggio , non sarebbesi prolungata fiuora , se nora fosse sostenuta da arrni valorose e leali. Ma anche cosi cjuella lranquillila è precaria; è da una generazione di uomini quasi reliquia di dispotismo maladelta ed imprecata. Ci è dunque, e chi potrebbe ripugnare a questa illazione? oltre all'assolutismo r.he ha ceduto, ollr~ alla monarchia costituzionale che ha trionfato, ci è un terzo elemen to ribellante che pugna, a cui 1' olleuuto nou

E DEllOCRAZlA. 7 i~sta. che medita inoltre piti innanzi, che tenta ad mvadcre ogni cosa eù a cui cale assai poco dell' appoggio e del suffragio dei più, in quanto non potendo aver complici i piti , mira unicamente a conquiderli ed a schiacciarli. Questo elemento è la democrazia o demagogia .che volete chiamarla, la quale si è fatto largo e ha preso forza dallo avere adulteralo il sentimento legittimo ~d onesto di liberlà. La esistenza reale di codesto malaugurato elemcnlo non ha bisogno di prova ; ma se pure altri ne prelen· desse, ce ne sarebbero più del bisogno. Certo il principio cozzante coi moJcrni ordinarnenli uon può essere al· tro che la pu.ra democrazia, la quale faccia dipendenl e dal suffragio universale Lutto intero il potere legislativo non meno ehe l'esecutivo. Aggiungete che la democrazia si è non pur pretesa ma eziandio pralicata , quanJo con non altra autorità che il volersi chiamar popolo , i l'idolli de' palriolli, i circoli popolari, i branchi di gl'idatori nelle piazze han creduto avere il diritlo di fa r leggi e di nominar Ministeri. Anzi que stessi Ministeri sonosi proclamati ed imposti sulla Dora, sull'Arno e sul Tevere al solo eù esplicilo titolo di volerli democratici ; cioè della pura democrazia, a cui non apparlenevano i reielli , e la quale era troppo assicurala dalla qualità dci voluli. E non s'ingannavano per fermo i chiedilori ! t\ non dire del Guerrazzi ùi Firenze dipiuto abbastanza da sè medesimo nei suoi scritti, che sia lo Sterùini in RonH\ lo sa oggimai lulla Europa, che sia prete Gioberli in Torino, lo sa ch.iunque ha letto nell' ultimo suo libro la tlichiarazione a grossi caratteri , essere la sua democrazia pura come quella di Alassimiliano Rob('spierrc. E chi noa

8 LIDRRTA' iscuserà Carlo Alberto delle enormezze che si consumarono e si consumano tuttavia io suo nome negli Stati ~ardi? Grande sventura, ma più grande umiliazione di un Principe! che per mantenere qualche poco allro tempo un residuo bugiardo di principato , si dechina a palleggiare con chi dee abborrirlo per massima, e accetta un ministero democmtico, puramente democratico ; tale cioè che professa esplicitamente ùi tenere il Principe al suo servigio finchè crederà averne uopo: lo licenzierà più (), men bruscamente, ~ome prima avrà veduto potcrsi passare eziandio di un nome regio. Da questa poco dissomigliante fu la condizione del gran Duca , che alla sacrHega Costituente romana o italiana inviava deputati con mandato senza limiti , e però con pieno potere di rinviarlo cen Dio. La dipartita di Leopoldo dalla Toscana è alto di cattolico generoso, che in tempi ùi viltà e di prostrazione morale è prodigio. Vorremmo ma non possiamg riconoscere generosità uella sua prontezza a rinunziare \lna corona: questa cadeva nel fango, perchè raccolta da un partito furioso che avrebbela abusata ad oppressione di ogni onestà e di ogni diritto. Per noi che crediamo i re anche costituzionali essere in ben del popolo c non viceversa, codeste inaudite condescendenze song sacrifizi meno di diritli che di doveri; e riescono ad immolare il vero popolo alla febbre democratica ed alla tirannide della oligarchia. Ma forse che i popo.Ji non se ' l meritarono più col non fare che col fare? Che che sia di ciò, il cona t() alla pura democrazia è un fallo cosi eviùente in tulla Halia, che sarebbe r,id.icolo anche il solamente restarnc in forse. Essa può d:irsi compiula negli Stati ponlHìcii e nella Toscana; nei do.-

E DE~IOCRAZI:\. 9 mini sardi è compiuta per tre quarte p~rti , e solo nei nomi e nelle apparenze si sla usando qualche riguardo: nel Regno il conato è lo stesso , e sol non erompe perché compresso da una mano risoluta e forte. In cosiffatte condizioni qualunque Italiano sappia non dico altro che temere e impensierirsi di un avvenire cotanto trepido, dovrebbe muovere a sè medesimo le seguenti inchieste. La pura democrazia potrebbe nella pratica riuscire stabile e vrosperosa in qualunque dei moderni Stati di Europa? La pura democrazia è almeno possibile nella moderna Italia? Ove pure si venisse in Italia alla pura democrazia, ci fermeremmo _in essa, fJVvero dai suoi fautori con nuove violenze saremmo sospinti a nuove agitazioni ed a nuove sventure? Una parola a ciascuna delle tre inchieste; quantunque cia ~cona potrebbe dar materia ad una llissntazione e forse anche a un libro. Quanto alta prima, è almeno forte dubbiosa la fermezza e la prosperità di una pura democrazia tra noi. Non ve n'essendo esempi nella storia della moderna Europa, noi non potremmo che farne un tentativo colta prevenzione, che i fatti fin qui degenerarono in anarchia e abortirono miseramente. Solo un'avventatezza da rivollure o una imprevidenza giovanile ci si potrebbe gettare con ardimento: un uom ragionevole ci vorrebbe pensar due volle innanzi di commettersi ad un sentiero o non tentato da altri o rallito. D'altra parte non mancano gravissime ragioni che ci troncano la fiducia di un felice riuscimento. Una Società in cui la preponderanza numerica sia lutto, e che per questo non può tener conto eli elementi vivi , pollc:rosi e che saran sempre ricalcitranli: 2

10 LIBERTA' uua Socicla che non ha poteri distinti c conlrahbi lancia li , ui loro per poter~ i vegliare scambievolmente, contenersi c correg~ers i secondo il bisogno: senza baluardi a distillnuere ed assicurare di reciproche gua renti gie i vari dil"'l rilli e di forti sanzioni i dover i ; una Sociotà somigliante non avrà di cerio che il diritto di rivolta nel!a moltitudine cd il priucipio di ui!'potismo noli' au torità. Il perchè se JtOII vcn~a sostenu ta da speciali tà di origini, di luogo , d' indole c somiglianti, come acc;1de nelle repubbliche • unite di America, non sarà mai stabile; c sonza fermezza è vano spcrar ne prosper ità. J.o sperimento che se ne sl<'t togli endo da un anno in Fran cia non pnò ispirarci molla fiducia , se non anzi può valere a crescere la nostra diffidenza. L'urlo continuo in che ivi sono i vari poteri non abbaslélflZa equilibrati ; 11 11iun conto tenuto dall'aristocrazia che sopravvive e c he non si spegne coll ' égttlilé vergato sù lutli i cantoni; Jo scadimen to nel cred ito pubblico, nei commerci, nell e i ndustrie, preno troppo caro onde il commercia n tè e J> operaio han compero il dritto di metter nell' urna una delle sei milioni d i voci pel presidente della repubblica; gl'intoppi che il (ìoverno incoutra nd ogni passo nell a 11ecessaria repressione dell'anarchia che scaltra o minacciosa si avventa da tutti i lati , sono queste le precipue cagioni per le quali una gran parte de' Fra nc-esi è fastidita della repubblica , pochi si affidano che possa mantenersi. Colla quale disposizione di animi la democrazia 110n può vivere, o viveri~ di una vita somigliante all'a.. gonia, agilata dalle angosce e dalle s trette della morte. · M<' i popoli non morendo come muoiono gl'individui , alle aguuic ùeruocraliche dee ùi necessità succedere un rista-:

E DEMOCRAZIA . 11 hili rnenlo qualnnqtte: la storia ci apprende che il più consueto è l' a so!ulismo. Piu un Governo è popolare, più ha bisogno d'i riposa re ~ullc profonde convinzioni, sul concorso risoluto e forte di tu lte le classi. Se la maggioranza non lo ahhracci a di piena volontù , ~e lo ripulsa, e dico :mcora !':C vi è indiO'ercntc, la minorità che lo sostiene non avrc't altro mezzo per mantenersi , che opprimere. La oppressione in~ generando di spe tlo farà sempre più rara la schiera degli aderenti; e per conclusione unn d c morr<~z i a di questa ~Drte non si potrebbe ai utare d' allro IJUnlcllo che clelia lirnnnide. E questo della Fr:mcia , dove pure le idee di libertà ~ono più radicale e più svolte che non forse in qualunque <~flr.a contrada di Europa, dove la nazione sta educandosi alin vita pubblica da mezzo secolo, e dove un elemento popolare tenuto ab antico o negli Stati generali, o nei Parlamenti , o helle Camere, potea far supporre una bastevole maturit<l alla pura democrazia. Si consideri ora che sarebbe a dirsi dell'Italia usa ab immemorabili ad un a!'solutismo senza veruno temperamento l i rui popoli ieri o avantieri guardavano un pétl'lamento o come un voto difficilissimo o come uno scalltlalo ; la quale en tra ora la prima volta ad assaggiare la vita pubblica senza esercizi preparata colla menoma cùucazione politica ; che appena sa il nome di brogli elett orali e di fasi parlamentari ; che schiva, ombrosa e restia si rifiuta perfino di stendervi un dito! Ora come farete voi a fondare una pura democrnzia tra questo popolo? Su_rponeteJa proclamata: potete assicurarvi che dei eroto almeno novantanovc non ne vorran sapere; ma

j 2, UBERTA" l' uno,. che si arroga la missione di salvare la democraz·ta: si crederà nel diritto di fare verso dci novantanove assat Pcaaio che non facevano le passate polizie per assicurare O !::l l'assolutismo. E questo vi pare· egli rigenerare i popoli ? () non anzi. è un tr-adirli, un oltraggiarli, un opprim~rli ?· E se io volcisi commettere la suprema ingiustizia d.i appellar tiranni i nostri Principi _assoluti del 47, non al-rei troppe buone ragioni di adagia rmi meglio in quella tiran- • nide antica che in questa nuo,•a? Almeno il suffragio tlella maggioranza dovea valer qualche cosa I E baslaQ gli occhi per vedere il fallo , il senso comune basta per .i-ntendere la ragione, perchè la maggiorant.il in Italia Yorrebhe cento volte meglio tre assc:utisti quali si dicevano Gregorio , LeopolJo e t:arlo Alberto, che qon t.re liberatori che si chiamano SteriJini, Guerrazzi e Gioberti. In questa guisa invece di conciliare gli animi sospettosi alla libertà e procurarsi l'appoggio dell'univ.ersale , si sono anzi giuslincati i sospettosi , resi reaii. i timori, e riproducendo vecchi tradimenti, si è gettala una nazione nell' anarchia , dalla quale non potrà forse- ~edimersi che rio:vertendo delusa e peutila alla condizion di bambina. Ma supponiamo ciò chg non è , ci i}. che 'forse ancor non può esse11e, che tutta l'Italia sia costituila a pura democrazia acquistando sul suffragio universale quell' appog· gio senza il quale gli. ordini meramcnte repuiJblican i , siccome deboli e precarii ,. non è possibile che sussistano•. Supponiamo che i nostri demagoghi siccome hanno l' im.. pudeuza di dirlo , cosi aLbiano il potere di fal'e che tutti gli llaliaui siano· democratici. Forse uhe sa~cwo allo.ra.

E DEMOCRAZfA~ 13 t ranquilli? sarebbon finite le gare~ ci resteremmo un poco «t fruire i vantaggi ed il decoro della libertà ? SaTebhe s1olt izia il pensarlo t Proprio allora comincerebbe una nuova Jolta, la più terribile di tutte, perchè si sarebhe tolto 1' estremo ripat'o che sol r,j divide dall' {)rio de~ predpi.zio. }{eslato questo da tutte parli scoperto, si pugnerebbe per ~a vita e per la morte sociale. Il concetto del progresso indefinito negli ordini sociali 'Ci dice troppo aperto., che nella medesima <lemocrazia non si fermerebbe la umana famiglia, ma co1à a-ppunto scorgerebbe schiuso un novello stadio ad inoltrare più innanzi. Cogli ordini strettamente popolari si tolgon di mezzo tutte le distanze politiche, le differenze civili, le distinzioni -aristocratiche, tutto in somma che si attiene a vita pubblica: voi non riconoscete -altre quali-ficazioni c be Ja generalissima di cittadit'lo. E fin qui la impossibilità non contrasta il desiderio.: ci sono condizioni soriali , non manc:mo neppure esempi di popoli ordinati a questa gnisn che prosperarono. Ma esaurita in tutte le sue apparf.encnze quella -ugu;tglianza legale e ci,·ile, se altri perfidia a pur volerla f'Ospingere più innanzi, non gli resta che ad invadere i {l iritti inilividuali, il recinto domestico , le affezioni di famiglia e fino il santuario della coscienza.. Questo è il cotnunismo o il socialismo che sta parato a entrare in C(lrnpo ron tutte le sue pretensioni , come prima gli ordini popolari fossero costituiti. Che se esso comballe per questi , ciò è solo per prepararsi l'arena alla lotta. Questo ccmceUo che , atteso il processo logico delle dottrine demagogiche e le loro esposizi·oni pubblicate per la blampa, non ammette replic~, è un fatto di cui nessuno dubita .in Francia ecl a cui solo 5i cerca un rimedio. Spez-

LJBERTA' zalo quell'ultimo ramo imbastardilo d~l oep~~ Ca pelo , .ra cosa pubblica fU ivi costituita sullo bas• le pm .~emocrat•~ che che fosscr possibili, e per qualche lato p1U popolar& ancor dell'America. Ma che perciò'! si e quietato per questo ? N eppur per ombra l A uzi l'antica pugna si e rinnovata con ma1rcriore empito , in quanto il termine sospi- ~o rato dal socialismo è più vicino, o i nuovi ordini sembrano nvergli allargala la sfera di operazione, e sgomberalagliela ùi qualche ostacolo. Le società segrete mulinano cola c • fermentano in tutti i punli e in tutte le ore: i pubblici clubs catechizzano la moltitudine e ne invocano. e ne aitzano le più nefanJe tendenze : il giornalismo comunista è tollo fuoco ad ahLindolure i semplici ed a riuliammare gli ardenti. Se il convitto civile non si risolve in F•·ancil.l nei primi suoi elementi precipitando nel caos sociale , si deve alla maggioranza della nazione, che alla presenza di cosi immenso rischio ne ha misurata tutta la gravezza, ed è d solota di arJire ogni estremo per conservarsi in vita. Innanzi a questo supremo volo tacciono lotte le differeuzc di lcgittimisli, repuiJblicani , orleanisli e fino quelle di callolici e d ' increduli: lutti c.onvcngouo in un sol pensiero : Salviamo alla Fr·ancia la vita, sociale , e poi si penserà al resto. Per buona ventura questa vigorosa ten,- denza è appoggiata da un Governo risoluto e forte. Que- $ lO concorso unanime fa sperare che così generosa nazione sia salvata un'altra volla. .Ma il 29 del Jl3:3Sato gennaro fù giornata lrepidissima: si stette li per li sul veder rinnovate le scene sanguinose di giugno; e se la parte ribellante avesse avuto il di so.pra, una delle prescrizioni preparate, come costa da documenti ufliziali, era que!'ta : La libertà individu-ale sospes.a per tre mesi, Nessuuo ono·

E DEMOCRAZIA .. 15 8luomo può indovinare quali violenze ed enormezze covassero solto quella pnrola ! Questa, non altra che questa sarehhe la condizione della Italia C'ISlituila a democrazia: ue sono troppo manifesto segno le simpatie e le tenerezze scambievoli dei socialisti francesi e dei demagoghi italiani. Proudhon e J.edru- Rollin sono gli ammiratori più caldi di tutte le infarnie <.Iella Penisola, i lodfltori ohhligat i ùi Sterbini e di Gioberli : questo prete viluperoso alla sun volla prosti lui l' Evan~clio alle ribellioni , e santificò del nome di Cristo tutte sorte di rivollure , senza escluderne almeno la socialistica. Si che, per concludere, l'Italia democratica sarebbe agli stessiss imi termini c si troverebbe alle prese collo stesso nemico; ma conosceremmo assai poco la patria nostra se ci lusingassimo di avere gli stessi pres.idii da difendercene. Forse non anche maturi per una rappresentanza popolare, con un istinto, con un abitudine ostinata a non volerei intrometlere di cosa pubblica, con una moderazion male appresa,· somiglianlissima alla int>rzia della torpedine , pensate che farebbe la maggioranza italiana nei tempestosi tremiti di una repubblica agoniuante che va a risolversi in anarchia o in socialismo ! farebbe un solto sopra quello che sta facendo in Roma: rincantucciarsi accanto ili domesti co focolare per deplorarvi borbottarulo la iniquità degli uomini e ùei tempi, disporsi a consegnar la pecunia quando sia chiesta, preparare scongiuri , caso mai sian volute le donne, consultar teologi per quando fosse tentata la coscienza, e fare un alto di contrizione dove sia a termini di temer della vita l Con una Società cosi disposta la democrazia non può

16 LIBERTA' essere desiderala se non da chi intende valersi di quella inerzia civile per tiranneggiare da de~pota. Ma ragionando da uomini, ci saria dovuto parere somigliante a miracolo se con una Società cosi disposta fossimo riusciti n metterei sulla ,,ia una monarchia temperata; alla quale avremmo avuto duci leali e cooperatori i medesimi nostri ])rincipi. Travolto per sommo tradimenlo quest'onesto concetto di liuertà, ora è problema se possa la patria nostra continuarsi sù quella via, alla quale longi di conciliarsi la moltitudine, ha avolo troppe ragioni di dichiararsi più avversa. Se questo non ci vien fallo , l' oppressione, la schiavitudine demagogica, il regno del terrore sara la nostra porzione, ed il regresso all'assolutismo l' unico nostro scampo. Meno infelice di tutte è la parte della Penisola che ha meno incerta speranza di mantenere le sue franchigie , e sla più vicina allo scampo, ove mai le avvenisse di averne uopo. Il Governante che la regge ci sembra non tanto aver salvati i suoi diritti, quanto aver compiuto uno dei più sacri suoi doveri, allòrchè colla risolutezza dell'animo e colla forza del braecio ha potuto mantenere un ordine legale nella contrada più hella e meno depravata della Italia. Se un abuso svergognato di pargle ipocrite non ci avesse oggimai falsato tutti i concetti di verità e di giustizia , Napoli dovrebbe al suo re bumbardrJLore una immortale riconoscenza. Essa gli deve il non essersi vituperata in faccia all'Europa ed alla storia , il vivere una vita civile e la speranza di mantenere ed usufrulluare le ottenute libertà cilladine. Se il principato fosse una istituzione in bene del Principe, intenderemmo caè ci si potrebbe riuunz.iarc senza colpa e talora

E DEMOCRAZIA. 17 ~ncora senza vergogna. Ma considerandolo , com'è di fatto, per una salvaguardia dell'ordine sociale e della sicurezza puhhlica , non crediamo che se ne possano ab· bandonare i doveri , senza nola di avere immòlato alla scellerata audacia di pochi iniqui l' universale della na· zione. Se questa maggioranza temperata ed onesta non ba minacce e grida da strepitar nelle piazze, ha voci e lagrime da farsi intendere al tribunale di Dio. Innanti a questo non sappiamo che le moderne costituzioni abbiano sùebitati i Principi della tremenda responsabilità per le sveuture e per le vergogne dei loro suggelli. Il. LA CONFEDERAZIONE ITALIANA E LA COSTITUENTE. Utilità del concetto fedérativo per la Italia; - rome traYolto in rtnilà. - Difetto di assimilazione fra le parli. - Altri ostacoli. - La Coslituente italiana. - Non può tcntarsi senza fellonia. - Come ci assentisl'e qualche Principe. ·- Speciale sua reità verso il Pontificato. - Il Pap~ re. - Vario conteguo dei nostri Principi. - La Coslitut•nte non Ila il suffragio nnhersale. - Ha il contrario. - Non può ave rlo favorevole. Una eonfcdera1.ione degli Stati italiani esemplata sulla :.ntica elvetica, sull'americana e forse anche meglio sull' alemanna, sttria stata cosa non poco utile e più forse ~ncora decorosa per la Penisola. Il lenlarla, l' ottnnerl~ D()U acchiudeva lesione di alcun diritto; le difficella

18 LA CO~FEDER.\ZIONE ITALIANA diplomatiche che ci si sarebbero attraversate non pofe<lno essere che ingiuste; e saria stato l>ello e glorioso se l'accordo unanime dei nostri Principi e dei nostri popoli le avesse trionfate. In somma una confederazione si potea desiderare e si desiderava infatli onestamente da molti. Noi non vedevamo nella Halia queHe sfoggiate grandezze che una procace adulazione ba esagerate tino al ridicolo: ma neppure vi scorgevamo quella declinazioue . morale e civile che i nostri piagnoni politici creavano colle menzogne per poscia rimpiangerla colle lagrime della impostura. L' Italia non è il popolo privilegiato, e nalo esso solo a dominare tutte le n<tzioni civili: l' impostore che ispirolle codesta matta pretensione, le ha chiamato sul capo quel di spregio che seguita la povertà orgogliosa . I titoli della dominazione romana sono impossibili a ri prodursi: l'esser centro della callolica unità fn un dono graz ioso di Provvidenza, che le impose il debito ù' incedere alla lesta dci popoli redenti, ma che ·serve solo a farla più rea quando per viltà e nequizia si sta cacciarulo alla coda. · Lasciando stare adunque codesti eslrerni falsi ugualmente ed opposti, è inùubilalo che il non avere u}i Slati P!) ilaliani altro legame di unità che i naturali del suolo <J della favella, è origine di non pochi incomodi, soprattutto nelle noslre relazioni esterne in un tempo, nel quale la influenza internazionale si misura unicamente dalla forza materiale delle vario Potenze. Una confederazione ci avrebbe acquislala dignità nazionale, ci avrebbe emancipali almeno in parlo dalle esigenze pedagogiche e c.Ia Ilo p re potenze slronierc, c qua n lo al di dcrHro, rite-

E LA COSTITUENTE. 19 nendo lo splendore di vari Stati indipendenti, ci saremmo sciolti da molli lacci nei commerci, nei célmbi , nelle industrie, nelle comunicazioni, nelle dogane, nella d iO'ormilà delle misure, dei pesi, delle monete e via discorrendo. Che se pure l ' unità nazionale e un bene, quest a federativa ne saria stato un apparecchio, in quanto av1ia dato prin cipio <1 quell'assimilazione e a quell' esplit.:amenlo dei principii comuni indispensabile al fondersi di parli svariate in un sol tutto. Come dunque una speranza cosi onesta c che parea di non difficile asscguimento nei nuovi ordinamenti civili che davano mollo valore ad una tendenza comune, come, dico, quella speranza dileguò quasi al 1ullo, fu tradita per forma che, se riusciremo a declinare una ' ' iolenta . e non durabilc fusione, donern peusar rcr sa h arei a separazioni forse più crude e taglienti di quelle che fin qui ci divisero? Il sentimento, il volo di confederazione fu o improviJamcnle o colpevolmente travolto in ttn ilit nazionale. Questa nelle presenti ccudizioni e impossibile, non si potria tentare scgza fellonia c sacrilegi , non ha , nè può avere il suffragio della maggioranza; e in somma non servirà che per distruggere, lascia udo ai venturi la lunga e fati cosa opera di riedificare sulle nostre ruinc. l popoli per quanto volete natnralment~ uni, non si unificano come vari pezzi di metallo omogeneo io un croci uolo. Essi pria di fondersi in un sol curpo hanno uop() di quell' assimila'l ione che dissi sopra, la quale non 8i comanda colle Costituenti, ma e effetto del lento lavori <> dei secoli: gli uomini non possoo fare che remotamcnln ùisporveli colle savie istiluzioui e forse anche più col ri~ muover gli ostacoli.

20 LA 'CONFEDEnAZIONE ITALIANA La raz.z.a slara riversatasi dall'Oriente sull'Europa ha. ritenuto nei suoi presso a cinquanta milioni di capi il tipo più scolpito e tenace di unità; ma son forse venti secoli che cammina alla fusione, e nel nostro solo si può dire ehe· v' abbia dato un passo più nella opinione che nella realtà. La Spagna non fu una che pel connubio di Ferdinando e d' Isabe11a nella metà del secolo quindecimo : allora solamente le corone dell'Aragona e della Castiglia si congiunsero per posarsi su di un solo erede ,. aggiuntavi la terza di Granala , che quei due monarchi liberavano dal giogo dei Mori, aiutandosi del senno del cardin al Ximenes e del valore di Gonsalvo de Cordova. I.. a Francia stessa sembra il popolo più uno, più compatto ('i quanti ne furon mai , tutto concorrendo alla sna uniicazione: il suolo, l' indole, la sl0ria , il linguaggio. E 110ndirncno quel gran corpo ch ' è adesso non si è formato che per la successiva e lentissima aggiunzione di varie parti lungo il corso di oltre a sette secoli ; e ciò ora per successione , ora per tratti, ora per marilaggi , ora per ct-ssioni ; talora per conquiste , e talora ancora per compera di suolo. Ma neppure un rninuzzolo le troverete aggregato a solo tito!<> di parlare una stessa lingua o di essere circoscrilto dagli stessi limiti di monti e di mari. J domi n ii del Ca peto nel 987 non erano che l'isola di Francia, la Picardia e l' Orleanese : l' ultima parte nel contado di Avignone non ci si aggiunse che nel 1791; e ,.i resterebbe tuttavia la Savoia ed una parte della SvizZel'a francese. 1:.' Italia meno forse di qualunque altro popolo disposta a codesta unificnzione : l'Italia che ha tante storie quanti i .on.o i iUoi Stati , per non dire quante sono le sue città:

E LA COSTITUENTE~ 21 l~ llalia che alla diversità e dico anche alta opposizione dell' indole tra vari suoi popoli è venuta aggiung-endo invidie e gare municipali affonate da redate emYlazioni & nimicizie; l' llalia che oltre a tanti elementi di divisione , è sospinta dai suoi medesimi rigeneratori alla piti ~remenda rottura , quale sarebbe quella nel fatto de-Ua religione; l' llalia , dico,_ così- disposta si unificherà in ~anto i demagoghi lo avran proclamato; e nazione ori· gmale in tutto avrà l,. inaudilo privilegio di avervi pensato nel 46 e di averlo eseguilo nel 49. Il quale sogno non si potendo prendere neppur sul serio, noi abbiamo un nuovo e doloroso sperimento di giuste idee travolte , veggcndo il concetto ragionevole, possibile ed onesto di confederalione falsato e tradollo ad un delirio di unità, la quale oltre al consueto effetto di fornire un nuovo strumento di tirannide o di anarchia , non può neppure iniziarsi senza la fellonia ed H sacrilegio. Codesta infamia di Costituente elìe un pogno di scellerati usciti dalle carceri e dalle galere , o degni certo dientrarci , sta promovendo nella Penisola, può egli avel'e altro scopo che d' imporre a ventilre milioni d'·Italiani il loro volere per legge,. e la loro sete di dominazione e di sangue per forma governativa? Ma se la viltà degli uom.iui e la ingiuria dei tern.pi non fa trovare a questo attentato un coolrasto, sarebbe troppa ignominia se perfino gli mancasse un rimprovero t Se non ei bastasse l'animo ùi chiamar le cose coi nomi loro, e non ardissimo neppure di _proclamare quei diritti riconosciuti e sentiti da ogni coscienza che non sia perduta, e dei quali sono sotniglianti conati fa. più svergognata e la più ilil~i.lll.t& 'Violazione.

LA CONFEDEU AZIOl'H~ ITALIANA Poniamci per un por.o nella supposi zione la più clPmocr::tliCa delle possibili , nella supposiz ione dei costituenti medesimi e che è l'uni co loro puntello: supponiamo per (i 11 o non potcrvi essere altro Sovrano che il popolo. Se voi non arnmetlelc che per un volo o per un fatto di questcsso popolo il diritto cd il dovere di gover~are si po~sa trovnre in nn individuo , in un ' àsscmblea , JD una fa mi glia, voi non solo di~lruggercle ogni autorità esislenl~ ma rcudendone impossibile il principio, rendereste impos... sibile ogni convillo sociale. Il presidente della repubblica fra ncese per quattro anni ha dal popolo sovrano commesso il diritto ed il dovere di governarlo. Un privato, una mano di privati che allentasse in qualunque guisa spogl iarn elo , :'a1·ebbe reo di lesa maestà socia le: se lo facesse lo stesso popolo senza un titolo giusto, grave, riconosciuto , sarehbe reo di abusalo potere; e quantunque dovesse pet· Ja forza materiale trionfarne, non potrehbe d<.'cliuar la nola di ribellione, di fellonia , di tradimento. Polea certo il popolo sovrano divisare pel mezzo de i suoi rappresentanti diversi ordini governativi , potea col diretto suo suffragio designare un altro in luogo di Luigi Napoleone; ma posto che siasi costituito dovervi essere un presidente della repubblica per un dato tempo , posto che la mnggioranza abbia designalo questo uomo a presidente e per questo tempo , questo uomo per questo tempo ha uu diritto che non gli può essere contrastalo senza ingiuria, non g\i può essere tolto senza delitto. Ripeto: se non ammettete questo principio, voi non solo travolgerete i popoli nell' anarchia come si sta facendo al presente in Italia , ma sanzionerete la teoria di una perpetua e necessaria anarcllia , come non si è fallo che io sappia giammai al mondo.

E LA COSTJTUEI'(TE. 23 PPrtnnlo qu:\ntt' anche non volessimo ricono~cere n(' ; YGri Sovrani d' llalia altro dirillo e Joverc di governare, rhe quello commesso dal popolo francese al presidente della sua repubblica , vi pare che avrcm potuto a nostro copriccio mandarli a spasso, e proclamare una Costituent,•, la cui miss ione precipua è di trovar moclo da mand~lrli a spasso nella maniera più sbrigativa c meno indecorosa? Sarù sempre un immane delitto sociale; nè crediamo lo sia meno perchè a nessuno uon hasla l' auimo di proclamarlo. ta vcrilà e la giustizia possono henc essere soffocate dalla prepotenza, ma non fia mai che cangino d'un capello gli eterni loro dellami. Stando tuttavia sulla somiglianza di un Governo d<.'- mocratico, queg li che lruovasi in auualc po. cs~o cct esercizio di autorità suprema non può esserne spoglio ~e non nel caso che abbia violato i suoi giuri in verso del popolo, e che dalla maggioranza di questo sia riconosciuta quella violazione. Ora qur.l titolo ci ha in nn tempo che i Principi son condiscesi alla mag~ior larghezza onde i loro popoli fosser capaci? Come anzi ci polca essere questo titolo , quando non si è neppur saggiato il contegno che la monarchia avrebbe preso nella Penisola coi moderni ordinamenti ·? cJuando se i Principi ebbcr colpa, la ebbero appun!o nello aver troppo o troppo improvitlamente concesso. E dove pure fosse preesistita una llfagna carta come in Inghilterra, o una piccola carta come in Francia, avete voi preso lo sperimento di otlo secoli per starvi tranqu illi come gl'Inglesi, o almeno di 17 anni per cacciar via Luigi Filippo e proclamare la Costituente come han fallo a Francesi ? Colle haiunelle usurpate e coi pugnali <.legli assas-

LA CONFEDERAZIONE ITALIANA sini si possono bene far tacere le lingue e le penne; ma nel rondo delle coscienze la voce del senso comune edella ragione è imperiosa e non transige coi demagoghi. Ed è appunto la coscienza , innanzi a cui la Costituente italiana non può essere che ona fellonia, un tradimento. meno al principio di autorità che si sconosee ; che non al suffragio ed al bene dei popoli imm()Jati iniq~amen te alla febbre delle rivolture. Si dirà che qualche Principe ci assentiva, che di Toscana muovevano 3.7 deputati alla Costituente in Roma ,. ' e nell'apertura delle Camere in Torino se n'è parlato colleforme più espressive. Ma il ricordar questo assenso non è un giustificare il fallo; sì veramente è l'insulto pili. umiliante alla posizione compassionevole di LeopoiJo edi Carlo Alberto. Quando i Principi si dechiuano ad implorare a tolti i patti dai loro nemici un lembo della clamide reale che loro si straccia addosso, si debbono. considerare come sequestrati dalla vita pubblica, e non aventi altro uffizio che di alcune rappresentanze sceniche, pagate pili o meno largamente colla lista civile. Nel re~ sto, di quella gen~rosilà non sarà mollo contenta la maggiore e miglior parte di quei popoli lasciati alla discrezione ùi un partito sceUerat& e prepotente , che si compera la preval.enza col lembo d'i clamide che fa vista voler lasciar& al principato. Ma la Provvidenza fa rà che ciascuno sia pagato della sua moneta; ed i Principi ce:nsenzienti. troveranno compenso al loro contegno. nel proficiscet·e che Jor() si apparecchia ad intuonare la Costituente ,· e la maooiore 00 e miglior parte di quegli Stati, colla oppressione , onde già ha cominciato ad esser vittimn , porterà la pena della porleutosa sua inerzia nel lasciar fm·e.

E LA COSTITUENTE. 25 Che se due Sovrani d'Italia patteggiarono co1la demagogia, dÙe altri ci videro una violazione dei più sacri loro doveri , anche innanzi che soprnvvenisscro le scomuniche; e se Ferùinaudo di Napoli trovò nelle sue armi e nel buon senso del suo popolo appoggio valevole a guarenlire il diritto , la specialità pacifica del Pontificato non lasciò al nono Pio che il potere di mellere in salvo con un volontario esilio la sua dignità e la sua coscic11za. E di questi Principi cziandio e di quesli Stati, anzi dci ponlìficii soprattutto e dci Pontefici dovrebbe decidere le sorti la Costituente ilaliéwa. Alla infamia della fellonia non vi mancava che l'empietà del sacrilegio; e questo è venuto a cumularne le vergogne , svelanùone a ~ulto il mondo la ipocrisia. l dorninii temporali non dirò dei Papi ma della cattolica Chiesa, costiluiscono il principato più antico di quanli mai ce ne siano nella moderna Europa, il raccomaudato a più ~acri titoli, il fondato su basi più salde. La specialissima maniera onde ci si vien dai Pontefici , la qualità <.Ielle persone che ci posson venire , le sahaguardie, i bal-uardi di tutte le maniere ond' è circoscrillo, assicurano ai suoi suggelti innumerevoli guarentigie non possibili pure a pensarsi in altri principati. Di quà la storia dei Papi come Principi temporali è la più gloriosa, la più ricca d'illustri falli di quante mai ne esistano; e se n'eccettuate la sola gloria delle armi , non ci · è nazione o regno quantunque vasto che con quel piccolissimo possa agguagliarsi. Sarei infinito ad accenn(lre anche i sommi capi; ma non ne ho uopo, essendo questo un farto storico conosciutissimo e quasi vulgare. ta quale grandezza lulfa pro1•ria di Roma fù costituita, uon ci ha dubbio , e crebbe 3

LA CONFEDERAZIONE ITALIANA per la spirituale supremazia ond'e il suo capo rives tito; twndimeno se si suvponessero i Papi che regnaron fin ••'li essere stati niente altro che llrincipi temporali, crediamo che nelle loro personali qualità darebbero tultavia la storia del principato fJÌÙ graude e più virtuoso di quanti ce ne furono. Ma allorchè la Provvidenza nella generosità di pietosi Principi e nel consentimento di popoli ' fedeli facca momll'chi gli umili successori del Pescatore, non mirava tanto n preparare una fiaccola perenne di civile cullo tra le nazioni redente, quanto ad assi curare la piena indipendenza del vero rivelato dai capricci , dalle pretensioni, dalle prepotenze di un monclo sempre in tempesta. Quanti siamo cattolici riconosciamo nella sedia di Pietro il supremo proponente della fede , l' infalliuile interprete della rivelata parola , l' ullimo tribunale in fallo di credenze e di morale che ci sia dalo avere in terra. Non è una guaranligia alle nostre coscienze il sapere che il capo visibile della Chiesa è locato si alto, che le prepotenze Jaical~ e gl'intrighi cor·tegianeschi impeJir non ne possono o fal sarne la parola ? e non sarebbe un ferire nel vivo le coscienze di dugenlo milioni di credenti , se al Pontificato romano si togliesse quella sua indipendenza , e fosse condollo alla condizione di un Vescovo dei nostri Stati ? Alla Europa, al mondo, diciamo ancora alla umani là tutta intera, imporla ben poco che la Italia sia Vecchit' o Giovane , e che l'aquila rapace torni ad aleggiare sul Campidoglio. l\la, troppo imporla alla ~uropa , al mondo, alla umanità tutta intera che resti accesa quella fiaccola rhe sola potrebbe illuminarla un'altra volla se le sue follie ed i sùoi delitti la ricacciassero nelle tenebre : troppo ililpurla che il prezioso deposilo Jci sommi veri di pgpi

E LA COSTITUgNTE. 27 ,. i,.ile culto resti indipendente dai capricci e dalle corruttele degli uomini. Se il sommo custode di quelli non go- "erna, sara governato; e se fia governalo, non finirà certo la Chiesa, ma la fonte delle benefiche sue influenze uel mondo sarà inaridita per sempre. È questa forse la nuova gloria a cui aspiriamo? Noi non abhiam hisogno che i nostri demagoghi riformatori ci ricordino che i Papi stettero otlo secoli senza che fosser Principi ; noi anzi diremmo loro che stettero tre secoli lalilanli e perseguitati nelle catacombe. Ma che perciò? vorreste dunque per questo spogliarli dei loro ciontinii, meUerli alla dipendenza di un Principe o di un Parlameulo? perseguirli e ricacciarli nelle catacombe? Oh ! Jo sappiamo I il voto è questo, e ci sta suonando da tre secoli negli orecc.hi I ci si è dello in prosa e in versi. È la eterodossia che nella indipendenza della Chiesa avendo trovato il maggiore ostacolo ai suoi trionfi, quella vuoi rapirle nel suo Pontefice. Ma dove le nostre colpe ci meritassero dalla ProYvidenza cosi tremendo gastigo, non fia che ci manchi spirito, almeno per esecrare l' inf~me allentato di un pugno di scell<'rati e-he senza coscienza, senza pudor, senza fede, tentano di togliere alla Italia iuvilita il suo sovrano privilegio, e di annullare l'opera stupenda di dieci secoli e mezzo; macchinano di or·bare la cattolicità della nuova sua Sionne; chè patria nostra spirituale fin qui è stata Roma; e si struggono d' immolare ad un delirio patriottico forse l' unico ed ultimo presidio tra gli umani che restava alla Chiesa , per ripigliare l' infernale tripudio del passato secolo per crederla spenla. Se Iddio voglia, come gia altra volta, rompere in botca agl ' iniqui il hcffardo riso eh~

28 LA CONFEDERAZIONE ITALIANA gaa vi spunta, noi non sappiamo. Questo sappiamo nondimeno che tra i due estremi o il principato temporale flcl Papa da una parte, o le catacombe e le servilità avignonesi dall'altra, noi non conosciamo mezzo. .Ma se la catlolicilà tuUa quanta, se la Jtalia cattolica è cimentala a cosi tremendo bivio, ne ha lulla la ohbligazion~ a quest' orda di forsennati rigeneratori , cbe con una prodigiosa ipocrisia stan compiendo l'opera meditata nel secolo quindecimo dal Turco, sospirata nel sestodecimo tra i furiosi • e convulsi suoi trasporti dal frate eresiarca di Viltemberga , e fallita alla sella filosofica del decimottavo. Che giova illudersi? La precipua missione della Costituente italiana dovrà essere il disfarsi dell' autorilà temporale dei Papi, proclamata già dal Machiavelli e posria da! Sarpi come sommo tra gli ostacoli alla grandezza italiana ; e la grandezza italiana, s'intende, è il rinuegare il calto- !icismo. Leopoldo fù salutato in Firenze r-e della Italia centrale ; il gabinetto di Torino , suppouendo lutti i Principi vili e ambiziosi ad un moùo insulta il re ùi Napoli , assegnandogli gli Stati pontHìcali a prezzo della alleanza col Piemonte contro il Tedesco , per dare a Carlo Alhcrlo il Lombardoveneto. Ed è Vincenzo Gioberti, questo mezzo prete e niente cattolico, il quale si facea largo nella Penisola cogl' ipocriti panegirici del Papato, è egli proprio io petto ed in persona che , nella proposizione dell' infame parlaggio sulla tunica inconsulilc di Cristo, gellaya Je sorti , dava Ja voce quis qu,id tollat, come l'uno dci quallr o crocifissori sul Golgota. Ma il sacri lego acquisto non farebbe pro ai giuocalori ! Alla sete di dominio tolla él strumento per ispossessare un grande, inerme cd esule Poulcfice, Iddio ha preraralo il gastigo pel gicrno ap-

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