Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

I,A MAGGJOUANZA potremmo esser',e condotli che colle verghe; le potrcm() veder caugiate, ma non finile. Quando si dissero spezzate Je abbiam risentite più tJtg f·e~ eran quelle dci medi ci senza malati, c degl i avvocati senza clienti tras forma~i d" ai clohs , •lalle farmacie e dai ca ff~ in legislatori. Gran cosa c appen a ~ ncrcdih ile l men tre una . stampa licenziosa e sfrenata travol~e le più snule · idée; aizza le pass-ioni più cieche ,. contamina le ripulazioni piu pure; la classe sana della società nella Penisola non ha fallo quasi nulla, c tranne qual che · g.eneroso sfono' parziale, si può dire che -quest'arme sia esclusivamente in mano al nemico. Dite alla stes-sa maniera delle riunioni politiche come sono in Parigi , inrliJpensabili agli uomini d'ordine per avore anch'essi una influenza , e per- non essere sopraffalti e schiacciati dal disordine. Dite lo stesso di qua~ehe voce eloquente che si fosse levata nelle assemblee italiane ad avvocare la causa d'ella religione che è la·- causa della verità e della giustizia. Noi abbiamo invidiato indarno alla Franei3' il sua Monlalcmbcrl , ed il suo Cortès alla , Spagna ! A noi · è mancai a per fino una paf'ola per confondere l' 'audacia che trionfava t Non ignoriamo cbe nelle medesime Camere ·di Torino si lèvarono \'O ci rette, generose e cattoliche; ma per- somma nos tra v-ergogna esse suonarono •in francese , pereh è· di deputali savoiardi. La nostra lingua parlamentari-a non si è trova ta buona che per Je fol·lic demagogiche e per le bestemmie ! Mà via : gli anesLi Italiani hanno alla- fine faUa una !eoperla pc~· affranca re la patria loro•da lntti i mali del dispotismo democratico, e per compe-nsare il difetto de(fli o .altri mezzi divisali di sopra. ta maravigilosa scoperta fatta ~a noi con sagacia somma, e compiuta con generoFilà ~1ou minore, . è stata qt;IeJJa .di non 11reuder parte alla el c-

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