Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

28 LA CONFEDERAZIONE ITALIANA essere che una fellonia, un tradimento meno al principio di autorità che si sconosce; che non al suffrag·io ed al bene dei popoli immolati iniquamente alla febbre delle rivollure. Si dirà che qualche Principe ci assentiva, che di Toscana muovevano 37 deputati alla Costituente in Roma, e nell'apertura delle Camere in Torino se n'è parlato colle forme più espl'essive, Ma il ricordar questo assenso non è un giustificare il fatto; sl veramente è l' insullo più umiliante alla posizione compassionevole di Leopoldo e di Carlo Alberto. Quando i Principi si dechinano ad implorare a tutti i patti dai loro nemici un lembo della clamide reale che loro si straccia addosso, si debbono considerare come sequestrati dalla vita pubblica, e non aventi all1'0 uffizio che di alcune rappresentanze sceniche, pagate più o meno largamente colla lista civile. Nel resto, di que1la generosità non sal'à molto contenta la marrgiore e miglior parte di quei popoli lasci ati alla discrezione di un partito :.cellerato e prepotente, che si compera la prevalenza col lembo di clamide che fa vista voler lasciare al prin cipato~ 1\la la Provvidenza farà che ciascuno sia pag·ato della sua moneta; ed i Principi consenzienti t1·overanno compenso al loro contegno nel pr·oficiscere che loro si apparecchia ad intuonare la Costituente; e la maggiore e miglior parte di quegli Stati, colla oppressione, onde già ha cominciato ad esser viUima, porterà la pena della portentosa sua inerzia nel lasciar fare.

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