Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

DI REPRESSIOftB 125 da chi avrebbe il debito di dirla, noi siam giunti a far quasi universale un errore che basterebbe esso solo a ricacciarci nelle tenebre della barbarie, e che è bastato a sconvolgere ogni cosa in puchi mesi nella Penisola. I d€positari del potere ci han mezzo creduto, o lo han finto per riscuotersi di note tr·oppo invide , o per inebriarsi del vanto di una clemenza che sorpassarebbe la divina, la quale non è mai scampagnata dalla giustizia. La povera plebe ci ha creduto; e supponendo irnpos· sibile o tirannica la repressione, l' ha resa in qualche caso reale; e cacciata in mezzo alle vie sotto il moschetto e innanzi al cannone , le ha lasciate intrise di sangue e seminate di cadaveri. Starei per dire che anche la onesta gente ci ha creduto, quando ha partecipato alle adulazioni di codesta irnprovida moderanza, e non ha osato levare un grido che confortasse chi dovea difenderla. Dai qua. li errori han còlto il frutto aspettato quelli che li han caldeggiati , avendone ottenuto il potere di seapestrare e imbaldanzire senza modo o misura. Ma se la ragione si offusca , se si fuorvi a il discorso , se un pregiudizio dei più insulsi si eleva alla condizion di assioma, non avviene uè può avvenire altrettanto del Vangelo. Esso sta n colle severe sue massime immoto, inflessibile, ed é però la sola fidata e sicua·a guida che abbian gli umani nel loro terrestre viaggio. Vedete quanto dee loro importare di conservarlosi intatto e independente dagli umani traviamenti !

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