Joseph de Maistre - La casa di Savoia e l'Austria

27 Il 2 febbraio 1816 Giusc~pe De Maistre riappiccava lo stesso argomento in un dispacc:o dircllo al Ministro degli affari esteri a Torino: « Sono pienamente informato delle macchine che gl' il :uminati hanno adoperate per avvicinare· l'augusto autore della convenzione, e per insiuuarsi nell'animo suo. Anche le donne vi hanno preso parte come è loro costum<.'. « Noti V. E. cbe la convenziGne non ha titolo, ed io aggiungo che non può averne, cd ecco perchè : perchè tutte le grandi ed egregie persone che l'hanno sottoscritta: non conpscevano in tutta la loro estensione le mire di coloro che la dettarono, e (Jerchè questi si davano cura di non spiegarsi chiaramente. Se lo spirito che genèrò quel documento straordiuario avesse par~<)lo chiaro \ 'Ì leggeremmo in fronte: convenzione per la quale i tali c tali Principi dichiarano che tutti i cristiani non sono che una famiglia professame la stessa religione e che le svariate denominazioni che li distinguono nulla significano. >> Anerso per principio alla sànta alleanza, Giu~eppe De Maistre credeva altresì ch'ella fosse un attentato permanente alla sovranità dei piccoli Stati, e uno de' più grandi oltraggi che le grandi potenze potessero fare alle leggi fondamentali del diritto internazionale. Ecco quanto scriveva il 27 Aprile -1816 al sig. De Vàlesia: « È una verità trista del pari che ineluttabile, signor Conte, non esservi che quattro sovranità in Europa, e non senza ragione nel trattato di Vienna esse chiamansi le Potenze; infalli non ve ne hanno altre. Questo stato di cose durerà sino alla prima dissonanza del gran quartetto. « Allora tutte le potenze di secondo ordine si uniranno alla grande malcon.tenta, il trattato di Parigi sarà dichiarato nullo a piè della lettera, siccome attentatorio a' più sacri diritti -della Sovranità Europea. Frattanto mi pare che tutti i Sovrani compresi da questo stato di cose, debbano prendere grandi precauzioni onde apporre ai loro atti senza alcuna affettazione certi segni di sovranit~, avvegnacRò-t il Re che obbedisce non è Re. 1>

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