Frammenti di vita italiana Di indecenze cosf vergognose non ne avvengono nell'Italia settentrionale, dove esiste un minimo di opinione pubblica pulita. Ma nel Paese degli Zulu tutto è lecito. Non vuol essere disturbatd Al Senato, nella seduta del 1° marzo [ 1956] il m1mstro Tambroni, insistendo a voler escludere dalla ripartizione dei resti in sede nazionale le liste che non raggiungano almeno 500 mila voti, ha proclamato: "Sia detto chiaro e tondo che tendiamo all'eliminazione delle liste artificiose, inutili, corrodenti: le liste di disturbo, insomma." Il ministro Tambroni non sa, e non riuscirà mai a capire, che in regime libero il diritto fondamentale del cittadino è precisamente quello di disturbare gli uomini che stanno al Governo. Chi non vuol essere disturbato, abolisca la libertà di stampa, la libertà di associazione, la libertà di voto: quelle libertà sono gli strumenti dati al cittadino per disturbare i beati possidentes al Governo. Altro è il caso dei regimi dittatoriali: Matteotti disturba e Dumini lo ammazza; Carlo Rosselli disturba, e i cagoulards Io ammazzano. Il ministro Tambroni dovrebbe spiegare se egli intende la parola "de. mocrazia" nel significato di Governo popolare, cioè Governo in cui i governanti possono essere messi alla porta, cioè disturbati dai governati, o in quello che fu ammesso come solo legittimo da Leone XIII buon'anima nella enciclica Graves de communi del 1902: cioè carità amministrata dalle classi possidenti. alle classi nullatenenti senza essere disturbate dalle medesime: paternalismo. È strano che nessuno nel Senato abbia domandato al ministro Tambroni di spiegarsi meglio. Pare che tutti i senatori di tutti i partiti riconoscano il proprio inalienabile diritto a non essere disturbati. Anche i comunisti. Anzi specialmente i comunisti: essi non intendono essere disturbati dove sono i padroni, mentre non lascerebbero pietra su pietra dove non sono al Governo. Nessun infallibile intende essere disturbato dove si è messo a posto. 1 Da "Il Ponte," marzo 1956, p. 480. A firma "G. S." [N.d.C.] 956 BiblotecaGino Bianco
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