Nel Paese degli Zulu! Ne ha parlato un quotidiano paracomunista, Il Paese di Roma del 1° novembre [ 1954]. Purtroppo ai comunisti e ai paracomunisti nessuno crede piu. Avendo insegnato che la verità la libertà la giustizia sono pregiudizi borghesi, subiscono le conseguenze della loro dottrina. Ma ho potuto accertare per mezzo di persone fededegne che la storia è vera. La mattina del 2 ottobre in Manduria (provincia di Lecce) un Cosimo Mancuso, trentottenne, che aveva già avuto da fare con la giustizia per piccoli furti, fu arrestato dai carabinieri sotto accusa di aver rubato capi di biancheria in una casa privata. Ma la mattina del 3 ottobre uno spazzino, tal Cosimo Fanulli, disse ad uno della famiglia Mancuso che nella caserma dei carabinieri c'era il cadavere del parente. Il fratello e un amico del Mancuso si recarono alla caserma a cercar notizie. Ma il brigadiere Bellomo li tranquillizzò. Lo spazzino, rimproverato dai due reduci dalla spedizione, insisté, e aggiunse che il trattore, il quale forniva il cibo ai detenuti nella caserma, aveva il giorno prima portato indietro il pasto, perché nessuno ne aveva fatto uso. Il fratello e l'amico, allora, andarono in pretura. Il vice pretore promise di telefonare ai carabinieri perché i due potessero visitare il prigioniero. Quando i due furono ammessi nella caserma, videro per terra, in un corrid~io, ricoperto da un lenzuolo, un cadavere. Non potettero vederlo e furono informati che il Mancuso si era impiccato. I parenti portarono indumenti in caserma per rivestire il morto. Ma questo era stato portato al cimitero. Altra corsa al cimitero. Ma il custode imped1 di avvicinarsi al n1orto, assicurando che avrebbe avvertito i parenti, dopo che la procura di Taranto avesse fatto gli accertamenti necessari, prima che fosse inumato il cadavere. Ma l'inumazione avvenne senza nessun accertamento. Il 5 ottobre il fratello del morto si presentò al sostituto procuratore della repubblica e presentò un memoriale. Il magistrato lo invitò a ritornare il giorno dopo col memoriale; frattanto lui avrebbe domandato una documentazione a Manduria. Il giorno dopo il fratello del morto si ripresentò in compagnia di un avvocato e di un amico. Il magistrato aveva ricevuto un "racconto completo e particolareggiato," accettò, per insistenza dell'avvocato, il memoriale, e promise che avrebbe iniziato l'istruzione del processo al suo ritorno dalle ferie, e cioè il 16 ottobre. Non era, dunque, suo dovere accertare immediatamente se erano stati fatti o no gli accertamenti legali prima dell'inumazione? Non era suo dovere comandare l'autopsia prima che la putrefazione rendesse ogni ricerca di responsabilità malagevole 1 Da "Critica sociale," 5 marzo 1954, p. 67, a firma "Gaetano Salvemini." [N.d.C.] 933 Bibloteca Gino Bianco
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