Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

La concordia e la verità potuto seguirlo con piena fiducia, e gli avversari avrebbero dovuto rispettarlo nell'atto di discuterlo. La sua morte è per la parte sana e consapevole della democrazia italiana, una perdita funesta. Qui è la causa del nostro tormento, non ·nel modo della morte. Il modo, per quanto crudele possa sembrare il mio sentimento, non deve dolerci. Per un uomo come Battisti - e ogni uomo ha la sua ora segnata -, è certo che Egli non poteva morire meglio di cosf. Egli ha suggellata con la sua morte tutta l'opera della sua vita: ha rafforzato in noi il dovere di lottare, senza transigere, fino alla vittoria non per vendicarlo - Egli era un grande spirito generoso -, ma per realizzare intero l'ideale che gli fu caro: ha documentato ancora una volta, dinanzi al mondo, la ferocia dei suoi carnefici, e la insostenibilità di un regime, che ha bisogno per reggersi di siffatte ferocie. I cristiani dei primi tempi, sulle tombe dei martiri, comprimendo le angosce del cuore, cantavano cantici di fede e di vittoria. Cantiamo anche noi cantici di fede e di vittoria al nuovo venuto nel cielo degli eroi nazionali. Perché solamente le fedi che sono capaci di suscitare dietro a sé la fiamma del martirio, portano in sé la garanzia della giustizia e la certezza della vittoria. La concordia e la verità1 L'articolo su Cesare Battisti, pubblicato nel numero 12 luglio dell'Unità, ci ha procurato una lettera assai interessante di un profugo trentino del partito liberale, il quale si duole con noi perché abbiamo voluto "fare di Battisti il martire di una idea politica determinata, anziché un eroe dell' Italia senza divisioni e senza partiti," e perché per "elevare la figura di Battisti abbiamo svalutata ingiustamente l'opera del partito liberale trentino." "In quest'ora di lotta per la vita del paese," ci scrive il nostro corrispondente, "la concordia è il porro unum necessarium: sull'altare della concordia dobbiamo dimenticare tutti i dissensi passati, onorare i martiri nostri quali che siano state le loro opinioni particolari, stringerci gli uni agli altri, e lottare contro il comune nemico." La mancanza di spazio ci ha impedito di discutere sinora questo amichevole rimprovero. Lo facciamo non appena ci è possibile. Noi siamo ben lungi dal disconoscere la generosità del sentimento di concordia, da cui il liberale trentino, che ci scrive, è ispirato. 1 Da "l'Unità," VI, n. 40, 4 ottobre! 1917, a firma "G. S." [N'.d.C.] 85 Bibloteca Gino Bianco

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