Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Maestri e compagni Quella plebe, delle cui miserie non c1 diamo canco, forma il nostro esercito, la nostra marina militare. Se un giorno fossi·mo trascinati i·n una guerra, la sorte delle battagli'e dipenderebbe assai meno dal buon ordinamento militare, che dalla forza intellettuale e morale che avremmo saputo infondere nelle nostre campagne [ S]. - Or se dura la nostra indolenza, durerà in eterno la pacifica sottomissione delle nostre plebi? C'è bisogno di dimostrare a quali pericoli andrebbe incontro l'Italia, quando i nostri contadini, che sono pure la grande maggioranza del paese, fatti consapevoli della loro forza, dalla istru• zione obbligatoria, dal suffragio universale e dai tribuni, si organizzassero per insorgere? C'è poco da ridere e da ghignare. 13 La questione, fra non molto, diverrà gravissima e s'imporrà a tutte. Ed è necessario che "le riforme vengano dall'alto, prima che siano richieste dalle moltitudini." Non c'è altra via per evitare una catastrofe, "la quale può nascere non solo da sommosse sfrenate, ma anche da inerzia ed abban- ' dono prolungato" [ L]. Il Governo costituzionale è, in sostanza, il Governo della borghesia. La classe dei proprietari è divenuta la classe governante; i municipi, le province, le opere pie, la polizia rurale, sono nelle nostre mani [L]. - Abbiamo creduto e sostenuto in faccia al mondo d'essere piu onesti dei tiranni che ci opprimevano: possiamo noi pretendere d'essere piu onesti di coloro che opprimiamo, solo perché essi non si ribellano? [S]. - Il giorno in cui l'Italia si dichiarasse impotente a rispettare e far rispettare le leggi piu elementari deila giustizia, essa avrebbe pronunziata la propria condanna di morte; avrebbe in faccia all'umanità confessato che non ha il diritto di esistere. Che importerebbe, infatti, all'umanità che ci sia un'Italia unita e libera, piuttosto che divisa ed oppressa, se la nostra libertà dichiarasse che per esistere deve permettere che i sacri diritti dei deboli vengano ogni giorno violati? [ L]. - Popolo libero è quello solamente, in cui i potenti e i ricchi fanno un perenne sacrificio di sé ai poveri e ai deboli [L]. Il primo passo consiste nell'" illuminare la pubblica opm1one, - rivelando le nostre piaghe e le nostre vergogne, senza paura del ridicolo e del discredito, che si cercherà di versare su quelli che oseranno parlare. Senza il coraggio di affrontare il ridicolo, o ·di esporsi alla taccia di visionari, molti progressi sarebbero stati impossibili, e molte calamità non si sarebbero evitate" [ L]. Occuparsi di questo problema avrebbe sul paese intero, e principalmente su noi stessi, un effetto benefico: il bene giova piu a chi lo fa, che a chi lo riceve. Due cose fanno ai popoli operare grandi imprese: la religione e il patriottismo. La religione si può dire quasi spenta in Italia; dove non è superstizione, è abito tradizionale, non è fede viva. E quanto al patriottismo, che forma esso deve prendere ora? A quale nobile scopo indirizzarsi? L'Italia è unita, è libera, è indipendente. Che cosa dunque vogliamo? Occorre che un nuovo spirito ci animi, che un nuovo ideale baleni innanzi a noi. E questo ideale è la giustizia sociale, che dobbiamo compiere prima che ci sia domandata [L]. - L'uomo, che vive in mezzo agli schiavi, accanto agli oppressi e corrotti, senza resistere, senza reagire, senza combattere, è un 1 3 Ibid. 74 BiblotecaGino Bianco

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