Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Maestri e compagni che il Villari pubblicò sul Politecnico di Milano uno scritto intitolato: Di chi è la colpa? La guerra - egli dice - è cessata, e noi abbiamo ottenuto la Venezia, ma niuno è contento. Questa guerra, ci ha fatto perdere molte illusioni, ci ha tolto quella infinita fiducia, che avevamo in noi stessi. Tutti ripetono in coro: la colpa è dei capi; in un punto mancò il cibo, in un altro la munizione, un ordine non giunse a tempo, un altro non fu eseguito. - Ma allora, come mai si commisero tanti errori? Di chi è la colpa? - La colpa, si risponde, è del sistema, che ci ha governati finora; sono gli uomini, che hanno sempre tenuto il mestolo in mano.- Ma come mai l'Italia si è lasciata cosi lungamente governare da tali uomini? Il governo fu sostenuto dai deputati, questi furono eletti dal paese. - S'i, ma le nostre moltitudini sono ignoranti, la pubblica opinione non ha indirizzo; e noi manchiamo di uomini. - Allora, voi siete scontenti dei generali, dei ministri, dei deputati, degli impiegati, e per giunta anche del paese. E allora, è giusto accumulare le responsabilità dei nostri mali, tutte sul capo di due o tre uomini, che potrebbero essere facilmente rimossi, per chiuder poi gli occhi a quegli errori, assai piu pericolosi e piu difficili a rimediarsi, perché furono gli errori di tutto il paese? - Nella guerra si misurano tutte quante le forze delle Nazioni. La Nazione che vince ' è la Nazione piu civile. Non è possibile supporre che la Nazione piu debole nella pace riesca nella guerra piu forte. Quando le ciurme della nave americana o inglese sono in riposo, voi trovate i marinari occupati a leggere; noi abbiamo 17 milioni di analfabeti. Se la coltura delle nostre plebi è cosi bassa, credete voi che nessun grave danno risenta l'esercito? La Nazione piu dotta riesce la prima anche nel campo di battaglia. E se la coltura scientifica è cosi bassa nel paese, e il pubblico insegnamento cosi abbandonato, dove troveranno le scuole militari tutto il gran capitale scientifico di cui hanno bisogno? L'esercito può ordinare e migliorare, non può creare tutte le forze, che mancano nella Nazione. [Che cosa allora bisogna fare?] Il primo passo è quello di mettere noi stessi a nudo le nostre piaghe, e distruggere le illusioni e i pregiudizi nazionali. Se voi pigliate ad uno ad uno tutti i rami della civiltà umana, niuno vi pone in dubbio che le scienze, le lettere, l'industria, il commercio, l'istruzione, la disciplina, l'energia del lavoro siano in Italia assai inferiori a quel che sono in tutte le altre Nazioni civili. Ma quando si viene a tirare la somma, vi è sempre una certa cosa, per cui vogliamo persuaderci di essere superiori agli altri. Ebbene questa certa cosa o non c'è, o bisogna dimostrarla coi fatti. - V'è nel seno della Nazione stessa un nemico piu potente dell'Austria; ed è la nostra colossale ignoranza, sono le moltitudini analfabete, i burocratici-macchina, i professori ignoranti, i politici bambini, i diplomatici impossibili, i generali incapaci, l'operaio inesperto, l'agricoltore patriarcale, e la rettorica che ci rode le ossa. Vi è in Italia un gran colpevole: e quest'uno siamo tutti noi. [E l'opera, che ci è necessaria per correggere noi stessi, non si può improvvisare con una legge, con un regolamento, con un nuovo sistema scritto sulla carta. Ci occorre un lungo, penoso sforzo di] modestia, volontà, lavoro, [perché ci occorre creare] una generazione di gran lunga superiore a noi, perché la scienza, l'industria, l'esperienza, in una parola gli uomini, che l'Italia possiede, non sono ancora quelli, che costituiscono le grandi Nazioni. - Che cosa abbiano noi fatto di tutto ciò? Nulla. E perché noi soli dobbiamo, senza lavoro e senza sacrifici, presumere di raccogliere il frutto della civiltà, a cui altri arrivarono solo col sudore della propria fronte? E vogliamo noi ridurre a questione di partito una questione, che riguarda la nostra esistenza e il nostro avvenire, in un momento in cui ci troviamo a esperimentare cosi dolorosamente la incapacità, gli errori e la mancanza d'uomini in tutti i partiti? Ecco un uomo destinato ad avere scarsa fortuna nella politica, perché non sa semplificare i problemi, non sa proporre rimedi sicuri, immediati, facili, soprattutto facili; non sa spremere neanche da una guerra disgraziata un solo argomento. elettorale contro il partito avversario e a favore dei propri amici. 70 BiblotecaGino Bianco

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