Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Pasquale Villari mandosi delle nostre famiglie, aiutandoci nelle nostre ristrettezze, disputando di politica, rimproverandoci per le nostre scappatelle giovanili. Io, per esempio - mi sia consentito questo piccolo accenno personale, dolce nella memoria -, a causa delle mie idee politiche, lo preoccupavo, come il pulcino che sfugge alla chioccia: una volta mi disse che sarei finito male: e non è detto che il vaticinio non abbia ancora il tempo di avverarsi; ma quando, nel terzo anno degli studi, mi ammalai, pel troppo lavoro e per via di quella certa abitudine a vivere di niente, che si assume quando scarseggiano i rifornimenti, egli mi raccomandò ad una famiglia a lui amica, mi fece andare in campagna, e mi aiutò cosf a riavermi e a tornare al lavoro. Ogni volta - egli ha detto nel 1899, durante la cerimonia, con cui colleghi, scolari e ammiratori, festeggiarono il quarantesimo anno del suo insegnamento - ogni volta che uno di noi percorre l'Italia, dovunque si fermi, da Sondrio a Caltanissetta, vede dai ginnasi, dai licei, dagli istituti tecnici, sbucar fuori qualcuno di questi giovani, e cercare ansioso di noi. Spesso sono uomini già maturi, calvi o canuti, affaticati dalle molte ore di lavoro, con magri stipendi. Ma appena si trovano dinanzi a noi, intorno al loro volto apparisce come un'aureola d'ingenua giovinezza, e ricordano i tempi, essi dicono felici, nei quali li facevamo lavorare. E sono sempre a combattere per mantenere nell'insegnamento i buoni metodi, la disciplina, il sentimento del dovere, la giusta severità. Chi può dirvi con che forza si ridesta in noi l'antico affetto? Chi non è stato nell'insegnamento, non potrà mai formarsi un'idea del sentimento che stringe il professore ai suoi scolari. Si comincia a prendere un vivo interesse al loro avvenire; e quando se ne incontra qualcuno, che dimostri eccezionali doti d'intelletto, si desidera, si spera per lui la gloria. Noi cerchiamo allora di spronarlo, di spingerlo innanzi, ci sforziamo di infondere nelle sue vene il sangue stesso del nostro spirito. Ci par già di vedere il suo nome risplendere di una luce che lascerà in ombra, farà dimenticare il nostro, il che ci sorride come speranza di lieto avvenire. Il lavoro intellettuale si trasforma allora in un trionfo morale sopra noi medesimi. E questa è la meta piu ambiziosa che un insegnante possa proporre a se stesso. Fortunato quell'insegnante, che può, come Pasquale Villari, dire di se stesso, con verità, queste parole. 4. L'azione politica Un uomo di quel temperamento morale e di quella ricchezza intellettuale doveva essere tentato spesso dalla politica. Cominciò nel 1848, con gli altri scolari di Francesco De Sanctis, partecipando al movimento liberale di Napoli; e il 15 maggio, mentre l'amico diletto, Luigi La Vista, era ucciso dagli svizzeri, fu imprigionato, come il maestro - particolare della sua vita, che egli non ha mai raccontato, e che sarebbe rimasto sempre ignoto se non ne fosse stata scoperta e rivelata, dopo la sua morte, la notizia dalle carte dell'Archivio di Sta~o di Napoli.5 5 Il professore Giuseppe Paladino, che prepara una poderosa opera sul regno di Ferdinando II, ha dato notizia del fatto sul "Giornale d'Italia" del 15 dicembre 1917, e mi comunica gentilmente i seguenti particolari: "In un Notamento di tutti gl'individui a"estatt nelle giornate 67 Bibloteca Gino Bianco

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