Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Maestri e compagni intellettuale ogni velleità di valutazione estetica, lo studio degli autori non fu piu che analisi delle fonti, commento erudito, filologico, grammaticale; dannato senz'altro come avventato e arbitrai-io ogni tentativo di ricostruzione sintetica dei fatti passati, la storia politica si ridusse alla ricerca, alla critica, alla recensione dei testi, all'esame di piccole questioncelle accurata• mente isolate le une dalle altre, tutt'al piu alla compilazione di enciclopedie, piu o meno corpulente, in cui i resultati della erudizione frammentaria venivano raccolti senza idee direttive, senza legami logici, senza premesse e senza conclusioni. I fatti, i soli fatti, nudi e crudi e disarticolati troneggiarono despoti del pensiero. Fu sistema non aver sistema. I benefici arrecati alla serietà scientifica da questa corrente di lavoro sono innegabili, e sono stati grandissimi: perché senza una scrupolosa raccolta di fatti criticamente accertati, non vi ha né solidità né probità di pensiero, ma preconcetto arbitrario o dilettantismo da ciarlatani. Ma impo- • nendo quasi la rinuncia all'uso della ragione per paura di quegli errori, in cui può incorrere certamente chi sente il bisogno di ragionare, questa negazione di ogni sforzo sintetico e di ogni preoccupazione pratica ha prodotto conseguenze veramente funeste nella coltura storica e politica, specialmente dell'Italia, dove piu arretrate erano le condizioni intellettuali delle classi dirigenti, e piu generale e piu fanatico fu l'abbandono dell'antica e l'ossequio alla nuova moda. Si ruppe ogni circolazione di pensiero fra gli studi storici e la pratica politica. Mentre gli storici accumulavano fatti senza estrarne nessuna idea, le persone colte non sapevano che farsi di quei fatti, e rimanevano senza idee. I giovani non lessero piu i libri di storia, in cui nulla piu li interessava, e rimasero abbandonati nella loro educazione politica alle sole improntitudini dei giornali quotidiani. Spentasi quella luce, che viene dalla conoscenza delle tradizioni nazionali del proprio paese e degli altri, l'azione di governo si ridusse ad un empirismo inintelligente e incoordinato, ad una imitazione brutale di iniziative altrui, a un continuo fare e disfare di politicanti e di burocrati improvvisatori e maldestri. In questo generale inaridimento degli studi storici e impoverimento del pensiero politico, Pasquale Villari continuò, correggendola e adattandola ai nuovi tempi, la tradizione degli storici moralisti del nostro Risorgimento. Avendo sentito in Napoli, proprio sui venti anni, nel momento decisivo della formazione intellettuale, durante la crisi del '48, la influenza d'un grande maestro di pensiero e di vita - Francesco De Sanctis -; orientatosi definitivamente verso gli studi storici, fra il 1849 e il 1859, in Toscana, in un ambiente cioè tutto imbevuto di realismo prudente e n1etodico, ma fervido anche esso delle preoccupazioni morali della nostra formazione patriottica; - il Villari accettò e predicò costantemente la necessità di sottoporsi alla rigida disciplina dei nuovi metodi: i quali, del resto, erano nuovi solo per modo di dire, perché erano i metodi di tutti i grandi eruditi italiani dei secoli XV e XVI, perfezionati in Italia e fuori d'Italia nei secoli 58 BiblotecaGino Bianco

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