Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Una pagina di storia antica un testo greco. Nelle ultime lezioni ci disse quanto si conosceva di sicuro su Sofocle e la sua opera. Se Euclide, il mio vecchio, divino Euclide, avesse commentato Sofocle, e avesse parlato di Sofocle, avrebbe fatto proprio cosL Euclide mi torna sempre in mente quando mi trovo innanzi a un lavoro ben fatto. Gli esami con Vitelli facevano venire il freddo nella schiena. Quell'anno dovemmo tradurre ad apertura di libro le tragedie di Sofocle e i primi due libri di Tucidide, preparandoci per conto nostro. O sapevi il greco o affondavi. Io non gli strappai che un ventiquattro. Mi aveva preso bene le misure. La sua influenza, come quella di Coen, non si confinò a quei soli alunni che si dedicarono ai loro stessi studi. Il loro insegnamento fu potentissimo educatore per tutti noi, quale che sia stato poi il destino di ciascuno di noi. , Titolare di quella che allora si chiamava cattedra di grammatica latina e greca, era Pietro Cavazza. Mentre il Vitelli nelle lezioni traduceva lui, con Cavazza dovevamo tradurre noi. Era un romagnolo, educato nella tradizione umanistica di Vincenzo Monti. E aveva un gusto squisito dello stile italiano. Dopo avere emendato, se era necessario, il testo, ci faceva tradurre in italiano semplice senz'essere sciatto, in periodi brevi alla Leopardi, nei quali il complesso periodare latino e greco doveva snodarsi senza perdere nulla della sua dignità, ma evitando il gonfiore dei traduttori accademici. Da lui imparai, se non a scnvere bene l'italiano, ad invidiare chi lo scrive bene. Ottimo lavoro fece anche l'insegnante di letteratura italiana, Adolfo Bartoli, l'esaminatore che aveva sorriso quando avevo detto che "al mio paese" nessuno mi aveva insegnato a cercare i noccioli nelle leggende. Aveva potentemente contribuito a mettere la storia della letteratura su basi, come si diceva allora, "positive." Niente fantasie estetiche: fatti e prove di fatti; testi e interpretazione di testi. Spirito finissimo e ironico, pungeva con una sola parola le piu iridescenti bolle di sapone. Chi non aveva dati seri da mettere sul tappeto, se ne stesse zitto. Ma provocava la discussione. Quell'anno parlava di Petrarca. Cominciò col discutere come si fosse chiamata la donna, che senza avere le carte in regola, era stata madre di Petrarca. Dopo lunga fatica conchiuse non potersi conchiudere se si chiamasse Eletta o Elettra, ma quasi certamente il cognome era Canigiani. A me, ammiratore di De Sanctis, e caldo caldo di Malfatti, Trezza e Villari, quel nome non faceva né caldo né freddo. Una madre un uomo non può fare a meno di averla, e il suo nome è indifferente. Non potevo non ammirare la rigidità con cui procedeva la dimostrazione, ma mi pareva che tanta industria potesse essere impiegata meglio. Ci dette da· interpretare sotto la sua guida una sestina del Petrarca. La sestina è la piu artificiosa forma metrica che sia stata mai inventata da versaioli perdigiorno, una vera aberrazione dello spirito umano. 49 Bibloteca Gino Bianco

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