Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Maestri e compagni di quei racconti avventurosi si trovavano sempre abbandonati colle sole forze della loro intelligenza e del loro carattere contro a una natura misteriosa e minacciosa; ma non si scoraggiavàno mai, la affrontavano e la vincevano sempre. Jules Verne fu maestro di buona educazione morale a me e a molti della mia generazione. La generazione che succedette alla mia, lesse invece Salgari, cioè storie di corsari che vanno in cerca di ricchezze, senza direzioni morali, col pugnale fra i denti. J ules Verne, 1880-1900; Salgari, 1900-1920. Quei nomi e quelle date spiegano molti avvenimenti italiani. Scoprii in terza liceo un altro scrittore, al quale, oltre che alla Bibbia e a Jules Verne, e ad Euclide, e al mio maestro di storia, dovei quel poco che c'era di buono nella mia formazione intellettuale, prima che venissi a Firenze: Francesco De Sanctis. I suoi Saggi critici e la Storia della letteratura italiana confermarono nel mio spirito l'aspirazione, per quanto confusa, verso le idee generali - e nel lavoro intellettuale e nella pratica morale - mastice necessario per tenere insieme i fatti individuali. Questo era il bagaglio spirituale, che io portai con me a Firenze nell' autunno del 1890. Il bagaglio morale non era, oserei dire, cattivo: i profeti d'Israele, il Vangelo e Jules Verne avevano fatto un buon lavoro. Il bagaglio intellettuale era sconclusionato, arruffato, pieno di lacune, anzi spelonche, enormi. Per esempio, nessuno mi aveva mai parlato né di Carducci né di D'Annunzio. Passi per D'Annunzio: sono persuaso che non avevo perduto molto. Ma venire a Firenze a studiare lettere e non aver mai sentito parlare di Carducci! C'erano, però, in quella ignoranza disordinata, alcuni germi da non disprezzare: il bisogno di chiarezza e di ordine imparato da Euclide; il bisogno di cercare i legami fra i fatti, imparato dal maestro di storia e dal De Sanctis; e una certa pratica del latino e del greco - pratica brutale, ma preziosa quando avessi trovato buone guide. Questa scuola si chiamava allora Istituto di studi supenon prat1c1 e di perfezionamento. A quel tempo la gente non si spaventava dei titoli che prendevano una settimana ad essere pronunciati. E perciò non si usavano le parole formate con iniziali. Era una facoltà di lettere e filosofia, come tutte le altre, ma in aggiunta consentiva ai laureati di "perfezionarsi" con un altro anno di studi ed una tesi piu elaborata delle solite. Mi avevano detto che qui si potevano ottenere borse di studio per concorso. I piu bravi ricevevano novanta lire al mese; alla seconda categoria toccavano settanta lire; e a quella meno brillante, ma sempre buona, sessanta lire. Venni a tentare il palio. Mi toccò l'ultimo posto fra i vincitori. Credo di avere dovuto quella fortuna al mio Euclide, al maestro di storia e al De Sanctis. Essi mi aiutarono a mettere insieme un componimento italiano, al quale non dové mancare un certo buon senso. E dové anche aiutarmi la facilità nel risolvere gli indovinelli latini e greci. Ma ho l'impressione che me la cavai grazie ad una risposta, non 44 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==