Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Prefazione globale e senza appello. Ne conosciamo l'origine; e basti ripensare a quel che sopra si è detto delle polemiche dell'Unità. Da piu di dieci anni, l'ama.. rezza e lo sdegno per i partiti democratici si· erano venuti accumulando nel suo animo, ed ora, tra la sorpresa, l'inazione e l'angoscia, esplodevano, toccando vertici di inusitata violenza, e sconfinando anche, dobbiamo riconoscerlo, nell'ingiustizia. Ma quel che fossero Mussolini e il fascismo al potere, lo senti assai presto, molto prima di tanti· altri che poi sarebbero passati, anch'essi, all' antiJascismo militante. Nell'apertura stessa del diario che allora tenne per alcuni mesi, il 18 novembre 1922, parlava del "disastro morale,,. in cui era precipitata l'Italia. Tre giorni dopo, definiva Mussolt'nz·"un Crispi esagerato in un'Italia priva di senso comune." Il 7 dicembre prevedeva che la megalomania del capo e dei· suoi accoliti sarebbe diventata "delirio di persecuzione e follt'a sanguinaria." Le stragi di Torino di qualche giorno dopo gli tolsero ogni illusione. Se aveva in un primo momento approvato Lombardo-Radi'ce per avere accettato da Gentile un i'ncarico al mi'nistero dell'istruzione (in vista di una riforma della scuola, che di per sé non avrebbe implicato adesi'one politz'ca al fascismo), qualche mese dopo, nel maggio del '23, approvava Calamandrei per avere rifiutato un analogo invito (" Ecco un uomo che rispetto tanto piu quanto piu lo conosco"); e, i'n quegli stessi giorni, consi'gliava a Jahier di non accettare un posto di' provveditore: "Meglio eccedere nel senso dell'indipendenza e della intransigenza, che in quello delle adesioni." Fin dal gennaio aveva accettato la proposta di Carlo Rosselli e di Ernesto Rossi· di fondare con loro a Firenze un Circolo di cultura, dichiaratamente antifascista. Nel maggio, resisteva con molta calma e. dignitosamente alle minacce di cinque fascisti che volevano trascinarlo a votare. Intanto aveva ripreso contatto con un sacco di gente, s'informava, cercava di capire. Era ormai uscito dal suo isolamento disorientato, dall'angosciosa inerzia. E nel ri·prendere il suo posto di combattimento, ritrovava anche quella serenità di· coscienza che non lo avrebbe piu abbandonato. Ai· due scritti· che concernono il suo primo atteggiamento di fronte al fascismo (la risposta a Dove va il mondo? e la risposta a Aldo Capiti.ni di molti anni dopo), abbi'amo fatto seguire un articolo apparso nel 1925 sulla Rivoluzione liberale. Esso ci dimostra come, in correlazione al regime fascista ormai assodato, egli vedesse in una diversa prospettiva i due problemi, che per tanto tempo lo avevano appassionato, del suffragio universale e della proporzi'onale. E infine abbiamo pubblicato i'l discorso che tenne nel 1935 a Parigi al Congresso internazionale degli scrittori per la difesa della cultura. Un discorso bellissimo e anche coraggioso: perché ci voleva del coraggi·o,davanti a uomini come Heinrich Mann e André Gide, a critz'care in modo cosl reciso glt' intellettuali che, pur condannando i regimi di Hitler e di Mussolini, non prendevano posizione contro la dùtatura staliniana, o che, bollando semplicistz'camente come fascisti tutti' gli Stati in cui la borghesia era al potere, mettevano sullo stesso pz'ano paesi· come 31 BiblotecaGino Bianco

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