Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Prefazione il partito radicale (forse anche perché, e non sembri un paradosso, egli era un radicale autentico, come ha ben visto Massimo L. Salvadori; e proprio per questo s'indignava di chi aveva deformato e sconciata l'alta immagine che del radicalismo egli si era fatta fin da ragazzo, negli anni di Molfetta, quando lmbriani lo accendeva di entusiasmo). Già nel 1899 aveva distinto i democrati'ci "solidi" come Cavallotti ( e allora democratico era sinonimo di radicale) da quelli "evanescenti" e, pur non nascondendo la sua ammi'razione per il carattere pugnace del loro leader, diffidava del loro eccessi·vo "!egalitarismo." Nel 1900 riteneva che il Partito radicale fosse giunto ormai al punto critico della sua stori'a. Dopo di allora, approdati Sacchi, Marcora e i loro seguaci ai lidi giolitti'ani, per quel partito ai suoi occhi non ci' fu piu mercè. Ai "matti"' e ai "bollenti"' come Cavallotti - del quale, ancora molti' anni dopo, egli sembrava r:impiangere le grandi campagne epuratrz'ci e moralmente rinnovatrici - erano ormai subentrati i "savi'" e i "posapi'ano," i camorristi rammolliti; e per questo, nel 1909, ·aveva deplorato che un democrati'co sti'mabile come Murri si fosse unito allo screditatissimo gruppo radz'cale.Nel 1913 incitava i giovani radicali a romperla con le vecchie cariatidi, con i padreterni del loro partito. Assaliteli a viso aperto, diceva loro, cacciateli a pedate dal vostro partito, oppure "uscitene a bandi'ere spiegate per fondare un partito nuovo." Poco dopo, con l'avvi'cinarsi del congresso radi'cale, ricominciava a sperare che in esso la corrente liberista di De Viti De Marco e Giretti ri'uscisse ad affermarsi, risollevando i·z partito dal pantano, anzi, per usare z'l suo crudo termi'ne, dalla "cloaca" giolitti'ana; e al principio del 1914 salutava l'esito del congresso, che aveva deciso l'uscita dei radi'cali'dal Governo di Giolitti, come un "poderoso passo avanti." La speranza in una crisi salutare del vecchio e slombato radi'calismo non era dunque del tutto scomparsa. Un altro motivo ricorrente, negli anni dell'Unità, è la dura polemica contro l'equivoco dell'anticleri·calismo, questo "diversivo" che faceva tanto comodo ai blocchi democrati'ci per eludere i problemi' concreti e urgenti; e che del resto era salo un antt'clericalismo di parata, indifferente ai veri problemi di un anticlericalismo seri·o, che erano quelli della lai'cità della scuola e della gelosa dz'fesadelle funzioni dello Stato di fronte alla Chiesa. E a questa polemica si· congiungeva quella contro la massoneria. Quali fossero le radici' eti'che e civi'li del suo antimassonismo, lo si vede bene nell'arti'colodel 30 maggi'o 1913, e in altri ancora: radici che avevano assai poco a che fare con i motivi delle campagne anti'massoniche allora vigoreggi'anti nel Partito socialista e in altri ambi"enti. Quanto alle polemiche sui socialisti, nel periodo dell'Unità, una larga messe di articoli è gi'à raccolta nel volume curato dall'Arfè. Ma qualcosa ancora abbi'amo qui aggiunto, che ci ai'uta a meglz'o definire la posizione di Salvemini in quegli anni, di' fronte alla situazione politica del paese, e alle correnti e idee socialiste in parti'colare. È chiaro che egli aveva ormai perduto ogni speranza nei· capi di quel partito, ri'dotti a "ti'midi e fiaccidi conservatori," come gli pareva di'mostrasse il Congresso di Reggio Emilz'a del 25 Bibloteca Gino Bianco

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