Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Recensione di "Camillo Barrère e l'Intesa italo-francese" di E. Serra ligentemente coordinati, e francamente giudicati. Beninteso che il giudizio non è lo scopo del racconto, ma lo segue discretamente come accompagnamento marginale, per quanto inevitabile. Il Serra scrive con semplicità, chiarezza, ordine. Il Serra aveva a sua disposizione ben pochi documenti italiani, fra i quali il prezioso carteggio di Emilio Visconti-Venosta, dal quale ha spremuto tutto il profitto possibile. Per il resto, ha dovuto lavorare prevalentemente su documenti non italiani, sebbene ogni sei mesi vi sia al Ministero italiano degli esteri qualcuno per annunziare solennemente che i documenti italiani sono stati oramai tutti pubblicati. Per fortuna i documenti non italiani sono oramai cosf numerosi che quando i documenti italiani saranno pubblicati per davvero, cioè nell'anno 3000 dopo la nascita di Cristo, avranno da dire ben poco di nuovo. A leggere il libro del Serra con la penna alla n1ano, si incontra qua e là qualche particolare che si potrebbe rettificare, e qualche giudizio dal quale si dissente. Ma sarebbe pedanteria sperdersi in minutaglie da specialisti. Quel che importa è l'orientamento generale del lavoro. Il ~erra spiega con molto buon senso che è assurdo pretendere che Barrère fosse "amico" dell'Italia e rimproverarlo perché facesse l'interesse del suo paese. Il mestiere di un ambasciatore è quello di fare l'interesse del proprio paese - o quello che considera l'interesse del proprio paese - e non quello di essere a priori "amico" del paese presso cui è accreditato. Accusa ridicola piu che mai per il fatto che Barrère è biasimato per non essere stato amico dell'Italia proprio da quegli Italiani tedescomani e austromani, che odiavano il paese di Barrère, ma pretendevano che Barrère amasse l'Italia! La funzione storica di Barrère non fu quella di amare oppure odiare l'Italia. Barrère fu il primo francese - e uno dei pochi francesi anche dopo di lui - che abbia compreso la necessità di abbandonare nelle relazioni franco-italiane i procedimenti arroganti e prepotenti, ma comprendere le abitudini mentali e morali degli Italiani, studiarne obiettivamente gli interessi, o quelli, che a torto o a ragione erano conosciuti 1n Italia come interessi nazionali, e secondarli amichevolmente, quando non contrastavano con gli interessi francesi, o cercare compromessi soddisfacenti per entrambe le parti dove si manifestassero dei contrasti. L'uomo non "f ' " · I 1· . 1 .' "f " d M. 1 rego m ta ia nessuno, e non s1 ascio regare a nessuno. iraco o difficile a essere creduto in Italia, dove la "fregatura" è lo sport nazionale, tanto nella politica interna, quanto nella polìtica estera, col resultato che alla fine è sempre il furbissimo "fregatore" che resta "fregato." C'è chi ritiene che il Governo italiano avrebbe fatto bene a precipitarsi a corpo perduto a fianco della Germania nella Prima guerra mondiale - come pensava quel testone di Sonnino nell'agosto del 1914 - o almeno avrebbe dovuto rimanersene neutrale, mentre neanche gli Stati Uniti d'America potettero rimanere neutrali. Chi cosf pensa, non capirà niente del libro di Serra. E vedrà nel Barrère un essere diabolico, al quale l'Italia fu debitrice di tutte le sue ·sventure, dal momento in cui lui mise piede in 233 Bibloteca Gino Bianco

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