Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Giuseppe Mazzini nel 1848 al primo apparire d'una forza o d'un fantasma di forza, disertarono la bandiera e si fecero adoratori ciechi del fatto. Da pochissimi infuori, il partito si avviò tutto quanto a transazioni, fazioni e concetti di leghe ipocrite ed inefficaci tra rappresentanti d'opposti principii. "47 E Mazzini che cosa fece per impedire che il partito si sviasse? "La generazione vivente nel 1848 non aveva filosofia se non quella degli interessi: interessi personali nei piu guasti; interessi di vittoria, di partito, di odio al nemico, nei migliori. La fede, senza calcolo di frutto immediato nell'ideale e nell'avvenire, non era in essa. Noi avevamo sperato sostituirle in un subito l'entusiasmo pel bello e pel grande. E ci eravamo ingannati. La fede è dovere: il dovere esige una sorgente, una nozione superiore all'umanità: Dio. E Dio non era e non è pur troppo nella mente del secolo." In questa spiegazione dei fatti del '48 io ci capisco poco, forse sarebbe bene lasciar Dio dov'è e dire chiaro e tondo: i moderati furon furbi, i democratici furono ingenui, e Mazzini fu il piu grande ingenuo fra i democratici. [All'articolo di Salvemini il Mormina Penna replicava con la seguente lettera pubblicata in "L'Educazione Politica," II, n. 33, 30 aprile 1900. Salvemini chiudeva la polemica con la risposta, a finna "rerum scriptor," nello ste_,ssonumero. N.d.C.] Scicli, 1 O aprile '900 Egregio Signor Direttore, "rerum scriptor," nel n. 31 dell'Educazione Politica, senza tener conto dei miei articoli sull'Opera di G. Mazzini: nel 1848, pubblicati nei nn. 5, 8, 11, 22, 26 dell'Italia Nuova - quasi che essa non arrivi costi o per lo meno non cada sotto i suoi occhi - pubblica un lungo articolo per provare che Mazzini nel 1848 non solo commise una serqua di errori politici, ma contribui inoltre alla rovina della democrazia e della patria (?). Per rispondere all'articolo di "rerum scriptor" dovrei ripetere quanto scrissi ne1 numeri dell'Italia Nuova, e sarebbe tempo e spazio sprecato. Mi limito ad osservare al mio egregio contraddittore per solo fatto personale: 1) che non eleverò al cielo alte grida pel sacrilegio, per la profanazione, ecc. ecc., per il motivo semplicissimo che "rerum scriptor," per quanto assuma la posa di ipercritico, non riesce a provare i coldssali errori da Mazzini commessi nel 1848, perché non esistono; 2) che anch'io ho sempre seguito il principio del libero esame enunciato cosi scherzosamente una volta da Salvatore Morelli: oggi tutto è discutibile dal verme sino a Dio; perché questo principio del libero esame è uno dei capisaldi del programma di Giuseppe Mazzini; 3) che " rerum scriptor," avrebbe potuto serbar nel suo turcasso il telum imbelle sine ictu dei mazziniani d'antica, fortunatamente molto antica, maniera; perché se tutti i repubblicani italiani fossero mazziniani di antica maniera non avrebbero adottato per motto d'ordine la frase equivoca ed anti-repubblicana: difesa dello Statuto, non piangerebbero come lattonzoli sulle violazioni delle libertà e delle gua1·entigie statutarie (sic!); non parlerebbero di difesa della libertà che non esiste, finché ... Preferisco restarmene coi mazziniani di antica maniera, anzi che coi repubblicani di nuova, disgraziatamente molto nuova, maniera. Le stringo, on. Direttore, fraternamente la mano e. mi ripeto 47 MAzZINI, Opere, VII, p. 135. BiblotecaGino Bianco Aff.mo amico Francesco Mormina Penna 221

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