Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Prefazione Dopo altri vent'anni, sul finire del 1938, egli avrebbe ancora una volta ripreso l'argomento in un corso di quattro lezioni agli studenti dell' università di Chi'cago; lezioni apparse in volume nel 1939, col titolo Historian and Scientist, e nel 1948 in edizione italiana, intitolate Storia e scienza, con l'aggiunta, in appendice, del breve saggio Che cos'è la coltura? Benedetto Croce, al quale l'edizione in inglese era stata spedita nel 1939 dall'autore emigrato negli Stati Uniti, preferf allora tacerne, "per 1·iverenza verso un italiano esule per causa di· libertà." Ma non tacque alcuni anni dopo, quando, tornato in ltaHa Salvemini, uscf la traduzione italiana. (Per la verità, in un capitoletto sugli" esuli, scritto nel 1944 ma saggiamente lasciato inedito nel cassetto - e ri·esumato con mi·nor saggezza nel 1977 dalla Rivista abruzzese - Croce aveva crudamente definito quel "li.bercolo" in inglese "una scemp1:agginecorredata di ignoranza.") E fu una strigHata ancor piu crudele di· quella di· tanti· anni prima; e, dobbiamo riconoscerlo, non del tutto immotivata: anche perché Salvemini si era lasàato andare, da parte sua, a qualche troppo faàle sarcasmo sulla filosofia dell'i.dealismo, e, per quel che concerneva le teorie croàane sulla storia, era rimasto fermo alla lontana e superatùsi·ma memoria del 1893, senza accennare, e forse neanche sospettare tutto il cammino percorso dopo di' allora dal grande filosofo. Ma fuor di· queste futili diatribe in campo filosofico - nelle quali, bisogna pur dirlo, Salvemi'ni aveva tutto da perdere, ed era effettivamente, per dirla con Croce, come il topo di fronte al gatto - quelle lezioni di Chi.cago à pare che serbino una loro seri'età, e che valga pertanto la pena di comprenderle nella nostra raccolta. Esse ci attestano, innanzi tutto, la sostanziale fedeltà serbata da Salvemi·ni· alle idee della sua pri'ma giovinezza sui· compiti dello stori·co (e qui· potremmo anche concordare coi rilievi del Garin sulla singolare staticità di' queste concezioni salveminiane): il rifiuto della pura erudizione fine a se stessa; l'uti.lità pratica della stori·a per la soàetà,· il valore delle "i·potesi" sia per lo stori·co si·a per lo scienziato,· la ricerca i·ntesa come un susseguirsi· di' successive approssimazioni alla verità. Da quasi mezzo secolo, i·l "metodo" professato e messo in atto dallo stori·co Salvemini· non era insomma mutato. Ma tuttavia, a ben guardare, vi· si· potrebbe cogliere qualcosa di nuovo. Tanti decenni non erano passati· invano, neanche per lui·. Cos[ è di· alcune ben percettt"bi.li·tracce della cultura anglosassone, di cui qualcosa, direttamente o indi.rettamente, gli doveva pur essere gi'unta; e, pt'u i·n parti.colare, dell'ambiente ameri·cano, nel quale ormai viveva da anni·. Nelle frequenti' esemplt'ficazi·oni· stori·che - che costituiscono una delle parti pi·u vive del saggio -, accanto agli' acuti riferi'menti alla Ri·voluzione francese, non mancano frequenti accenni alla recente stori·a degli Stati Uniti, e specialmente al loro intervento nella Pri·ma guerra mondiale, e alla parte che la guerra dei sottomari·ni aveva avuto nel determi·nare tale intervento. Erano, questi, argomenti parti·colarmente sentiti' dalla gi·oventu ameri·cana, in un momento - la fine del 1938 - in cui la mi·naccia di· una nuova confiagrazione europea, e anzi mondiale, si' faceva immi·nente e grave. E non ci 16 BiblotecaGino Bianco

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