Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Prefazione gere, al di sotto delle parole generali, come rivoluzione, classe, Riforma, Risorgimento, gli uomini vivi e concreti. Non si può fare, diceva, la storia di una società saltando di pie' pari gli individui. E parimenti metteva in guardia contro la tendenza, allora in voga, di considerare certi individui· come "sintesi di idee generali, 11 o come "simboli. 11 E soggiungeva, con qualche ironia: "Un uomo che sia sintesi o simbolo io non sono mai riuscito a capirlo. 11 (Molti anni prima, ragazzo diciassettenne, all'esaminatore che gli aveva domandato quale fosse "il nocciolo della leggenda di Enea, 11 aveva risposto: "Al mio paese nessuno mi ha mai insegnato che le leggende hanno i noccioli'. 11 ) Cosi pure, su quel che fosse l'obiettività dello storico, diceva cose semplici, ma tutt'altro che banali. Erano infine notevoli, in questo suo primo saggio metodologico, gli esempi tratti dalla sua diretta esperienza di studioso: come i ripetuti accenni alla Rivoluzione francese, della quale proprio in quegli anni cominciava a occuparsi. In particolare, già lo assillava il problema storico di stabilire quale efficacia avesse avuto, su quella rivoluzione, il movimento illuminista: un problema che, come risulta da certe sue lettere ad amici, gli si ripresentò ancora negli ultimi anni della sua vita, e che egli si riprometteva di trattare, in una nuova e ampliata edizione della sua storia della rivoluzione, ormai diventata famosa. Avrebbe poi ripreso qualcuno di questi temi nel già ricordato articolo del 1918 su Pasquale Villari: la polemi·ca contro la pura erudi'zione, contro i'l "sistema di non aver sistema 11 ; la necessità, per lo stori'co, ma anche l't'nsuffi'denza della sola ricerca scrupolosa dei fatti·, non um/7.cati dalla sintesi, e in sé disarticolati (secondo la lezione che Villari aveva appreso dal!'ami'co e maestro De Sanctis, altro autore caro a Salvemi·ni); l'utilità per lo studi'oso di' stori·a, come per l'uomo di· scienza, delle ipotesi· provvisorie, e magari fallaci, ma sempre suscitatrici di problemi, di nuove ricerche; la conoscenza del passato anche pù,. lontano dell'umanità come solo mezzo per conoscere no1:stessi·, per rendersi conto della nostra genesi z'ntellettuale e morale. Sul pi'ano della metodologia della storia, nulla di veramente ori'ginale e profondo; e ben poco di nuovo rispetto a quello che aveva già detto all'inizi·o del secolo. Ma ancora una volta si' perce-p-t'vail sincero calore delle convinzioni, la fede nel!'utz'lità sociale del lavoro stori·co. E soprattutto, i'l discorso di· Salvem1.'nisi· faceva piu preciso e concreto quando prendeva i'n esame le pri'ncipali opere di Villarz', su Savonarola, su Machiavelli', sui· primi due secoli' della storia di Firenze. E qui affiorava anche un nuovo concetto: l'alta storiografia richiede sempre, accanto all'implacabi'le ricerca crùi'ca, la "simpatia morale" de_llo studioso per il tema prescelto. "Non si può comprendere senza amare. 11 L'i'ndifferenza o il disgusto dello studioso per l'oggetto preso in esame gli annebbia la vis,:one criti'ca, lo paralt'zza nella soluzione del problema storico. Era anche questa una preziosa con/essi·one di Sa/vernini sul suo modo appassi'onato di sentire e pratt·care la storiografia, e in parti'colare sulla sua tendenza a cercare nel passato, come ha ben visto lo Spi'ni, gli "ero,: posùi·vi, 11 da Giano della Bella a Mazzi'ni. 15 Bibloteca Gino Bianco

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