Empirici e teologi IV I filosofi idealisti parlano spesso e volentieri di un "Dio" o di una "P ·d " d. h "S . . d I d " "S . . " rovvi enza, ma icono anc e: pinto e mon o, o pinto, o "Id " "R . " "Lo " "S . " ea, o ag10ne, o gos, o tona. Che cosa significano queste parole? Quando io uso la parola "Dio," e quando la usano i poveri di spinto come me, io vedo con gli occhi della mente un maestoso vecchio signore con una gran barba bianca, un triangolo luminoso dietro alla testa, un fulmine nella destra, un mappamondo nella sinistra, e un'aquila ai piedi: insomma, quel Padreterno che, ragazzo, vedevo sull'altare, e ne avevo una gran paura, perché mi leggeva nel cuore, e quando stavo solo, lui mi vedeva, come se mi spiasse dal buco della serra,tura, e guai se sgarravo. E quando dico "Provvidenza," penso non al giudice delle mie azioni buone o cattive, ma a quel padre amoroso, che riveste di piume l'uccello e di petali il fiore, e mi guida sulle vie del bene, e - come sospettò Voltaire - mi ha creato il naso perché io possa appoggiarvi gli occhiali (cioè gli occhiali sono il fine ed il naso è il mezzo). Quanto alla Storia - quella signora vestita alla greca, eh~ incorona un guerriero vincitore, e mi racconta la verità, - io ho sempre supposto che era una personificazione poetica, la quale non mi diceva nessuna verità e nessuna bugia, ma la verità dovevo cercarla io negli storici, e se mi veniva qualche dubbio su quanto costoro mi raccontavano, dovevo andare io stesso a cercare la verità, "risalendo," come dicono gli uomini del mestiere, "alle fonti." Ma quando un filosofo idealista adopera quelle parole, io non so a che santo votarmi. Tanto Dio quanto la provvidenza non stanno fuori di me e sopra di me, ma stanno in me, anzi nel mondo. E la Storia non mi racconta quello che secondo lei è avvenuto, ma quello che io penso sia avvenuto, e ' I · ' Q Il "S . . " 11'"Id " 1 "L " 11 questa e a ventà vera. uanto a o pinto, a ea, a ogos, a a "Ragione," siamo sempre H: a volerli definire ci perderemmo la ragione. Comunque, quel Dio, o logos, o idea, o ragione, comunque li chiamate, non lasciano andare gli uomini traballoni verso risultati non previsti, ma li guidano verso fini da essi predisposti. E non possono non dare origine ad una teologia - comunque vogliate chiamarla - avente l'obbligo (o la pretesa) di conoscere piu o meno quei fini: Cosf fece la teologia cattolica del romanticismo nei De Maistre e nei De Bonald. Cosf fecero i laici del romanticismo, come Saint-Simon, Quinet, Michelet. Cosf fecero i prehegeliani, gli hegeliani e i posthegeliani. Anche Marx, che negava senz'altro Dio, aveva la sua teologia: cioè era sicuro che gli uomini andassero verso un fine, la nuova società comunista: dal libro di Daniele a lui era disceso per li rami lo spirito degli antichi profeti israeliti: sarebbe stata possibile questa successione, se qualche lacerto di quello spirito non fosse rimasto nascosto in qualche cantuccio del suo pensiero? E da Marx lo spirito profetico passò a Lenin e a Trockij, e poi a Stalin, o almeno ai sagrestani dello stalinismo. E con lo spirito profetico passò la intolleranza 201 Bibloteca·GinoBianco
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