Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Empirici e teologi quelle degli altri. Se tutti 1 gruppi (o i piu forvi) condurranno se stessi e gli altri con intelligenza verso adattamenti tollerabili, tanto di guadagnato per tutti. Ma del doman non v'ha certezza. Questa è la dottrina empirica sul processo storico, disincagliata dai semplicismi e dalle spavalderie degli "illuministi" (secolo XVIII) e dei "positivisti" (seconda metà del secolo XIX). II Alla scuola empirica, la quale vede risultati e non fini, si oppone quella che vede nella storia non solo risultati ma anche fini. Questa scuola io la chiamerei "teologica." I teologi hanno un passato, innanzi al quale bisogna far tanto di cappello. Già nella Bibbia il libro di Daniele divideva la storia dell'umanità in quattro ere, e gli scrittori cristiani dei primi secoli scoprirono che quelle quattro epoche erano la babilonese, la persiana, la greca e la romana; quest' ultima rappresentava non solo il risultato, a cui l'umanità era arrivata dopo avere attraversato le prime tre fasi, ma anche il fine ultimo verso cui Dio l'aveva diretta: l'impero romano era nei disegni della provvidenza l'ultimo assestamento dell'umanità, dopo il quale sarebbe venuto il regno di Dio. Sant' Agostino allargò quella traccia, costruendo una teoria provvidenziale della storia, che dominò il pensiero medievale e moderno fino a tutto il secolo XVIII. Bossuet rivesti con lo splendore della sua eloquenza quella teoria, che si può caricaturare con la formula che l'umanità è un cocchio tirato da cavalli, e Dio è il cocchiere che guida quei cavalli secondo i suoi disegni. Questi disegni sono imperscrutabili. Ma solo per modo di dire. Perché non vi fu mai teologo, il quale non ne avesse un qualche sentore, e i fini di Dio erano sempre piu o meno vicini a quelli che il teologo stesso avrebbe dato all'umanità, se Dio fosse stato lui. Per Bossuet il fine, verso cui la provvidenza conduceva i suoi cavalli, era come per Sant' Agostino, il trionfo del cristianesimo, cioè il regno di Dio. Nel secolo XVIII, gli "illuministi" non vollero piu saperne né di quel cocchio né di quei cavalli. Alcuni negarono senz'altro l'esistenza di Dio. I piu non la negarono: ma venendo dopo Netwon, che aveva dimostrato essere l'universo retto da leggi permanenti, fecero di Dio un re costituzionale all'inglese, il quale aveva dato all'umanità leggi benefiche e poi si era messo a riposo. Il progresso era la legge che quel buon Dio aveva dato all'umanità, e verso il risultato-fine d'un progresso indefinito l'umanità era, volente o nolente, condotta. Dio era un re, che regnava e non governava, ma tutto compreso le redini le terieva sempre lui. I romantici del secolo XIX reagirono contro, gli illuministi, che avevano messo Dio a riposo, quando non lo avevano senz'altro negato. Lo richiamarono in attività di servizio, e pretesero conoscerne e rivelarne i fini, come a 199 BiblotecaGino Bianco

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