Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

La storia considerata come scienza si sottrae alla discussione, e a nessuno è piu lecito mettere in dubbio per pregiudizi personali la nuova conquista. Può dire altrettanto de!le sue scoperte la storia? Atterriti fuor di proposito da siffatta domanda, molti storici per dare alle loro ricerche la massima obiettività, rinunziano completamente all'uso della ragione: ricercano i documenti, li criticano e li consolidano con tutti i sussidi necessari, li pubblicano e, arrivati a questo punto, non osano andare piu innanzi. Alcuni, un po' piu arditi, si arrischiano a far procedere le raccolte di documenti da prefazioni, in cui i documenti stessi sono tradotti alla parola. Qualche temerario, poi, si avventura fino a classificare metodicamente i materiali raccolti, mettendoli sotto gli occhi del lettore senz' altro commento, che poche frasi di transizione, necessarie a tener strette insieme le pietre del mosaico. Per tal modo, non dicendo nulla, essi non corrono nessun pericolo di dire delle sciocchezze; e il loro riserbo è senza dubbio rispettabile; anzi diventa quasi quasi ammirabile, ogni qualvolta ci tocca leggere, specialmente nelle riviste piu accreditate, certi "saggi sintetici," in cui materiali eterogenei e mal criticati servono di piedistallo ad affermazioni affrettate, a declamazioni arbitrarie, ad osservazioni estetiche, morali, politiche, magari giuste e geniali, che non hanno per altro nulla da fare coi fatti in questione e valgono solo quanto vale l'ingegno di chi le fa. È anche vero che la valutazione del passato non è ufficio dello storico: il passato noi dobbiamo solo cercarlo e spiegarlo nei suoi rapporti causali, rappresentarlo in forma chiara e degna dell'argomento, preparare cosf in compagnia delle scienze morali la materia, da cui la sociologia cercherà di estrarre le leggi dello sviluppo umano. Ma altro è negare ai dilettanti e ai retori il diritto di fare scempio dei fatti passati, e deridere chi pretende di far lezione di buoni costumi a chi, per esser morto da un pezzo, non è piu in grado di subire i gratuiti insegnamenti; altro è interdire a se stesso quel fecondo lavoro di coordinazione e di sintesi, che crea una seconda volta idealmente nella sua organica unità tutta la realtà passata, e fuori del quale i fatti sono sterile ingombro all'intelligenza, bruta materia, che non torna davvero il conto di rimestare. E da siffatto lavoro non deve sviarci la tema di non essere abbastanza obiettivi, perché l'obiettività non consiste nel non aver idee, consiste nel subordinare sempre le proprie idee ai fatti, nell'esser pronti sempre a modificare e magari abbandonare qualsiasi piu cara teoria di fronte alla contraddizione dei fatti. Quando lo scienziato si avventura fra fenomeni ancora dissociati e riluttanti alla coordinazione scientifica, egli, se i processi diretti della indagine induttiva non sono peranco applicabili, ricorre a una ipotesi: suppone cioè che il nesso causale fra i fenomeni sia già trovato e abbia una data forma; indi deduce idealmente da questo principio ipotetico tutte le conseguenze pratiche; poi raccoglie il maggior numero di fatti e li confronta con le conseguenze della sua ipotesi: se i fatti concordano perfettamente con la teoria, l'ipotesi si verifica e diventa certezza. Or questa ipotesi 127 BiblotecaGino Bianco

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